Conoscersi per dimenticarsi.
Se mai sono appartenuto a qualcuno
come lo stato civile a volte
annota,
e ho firmato un contratto
per il lavoro che ho svolto
e ancora ho proposto
qualcosa di mio che ho scritto
che ognuno ha il diritto
di leggere e commentare se vuole,
se mai son parente a qualcuno
perché figlio, nipote, cugino e
poi padre,
se mai sono stato compagno di
scuola,
compagno di squadra, di partito,
di chiesa
non pretendo da te quell’impresa,
quel sacrificio di venirmi in
soccorso
quando credi che ne ho bisogno,
quando pensi che senza di te i
miei giorni
saranno di meno, che senza di te
io mi annoio, che senza di te…
non so più cosa dire, che fare
per farmi sentire facendo rumore.
Le cose che dico, che scrivo
son quelle che penso
e non cerco l’incenso o il
maledire.
Mi rompo le gambe per arrivare
pur sapendo che non riuscirò
ad andare lontano,
ma quando si chiude una porta
dall’oggi al domani
non c’è pezzo di pane
che calma lo stomaco
perduto, sperduto
nella folla con gli altri.
Ti ho guardato negli occhi
non so quante volte.
Ogni volta tornavo stordito
col prurito alle mani
sprecando i pugni sul muro…
Gioacchino Ruocco
07.09.018 Ostia Lido
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