Il caldo…
Il caldo
non è per la poesia
per chi trebbia o miete,
ma per i corpi al sole
per liberarsi degli umori
che il tempo a volte lascia
nelle membra
a chi è preso dalla speranza
di liberarsi ancor da quei malanni
che non ci lasciano
da quando è nati
sotto una cattiva cera.
Il tempo accavalla
certi giorni
più illusioni che speranze
che quando un male avanza
non trovi la ragione
della mia lontananza
dalla tua,
degli starnuti
che come fulmini
a ciel sereno
il nostro corpo
sprigiona senza freni.
Ne ho preso tanto di sole
quando ero piccolino
e non capivo ancora
il tuo meriggiare
che ti faceva andare
in un paesaggio
che non si confaceva al mio
pallido e assorto
lungo un rovente muro d’orto
per dissipare le nebbie
che mi sentivo in corpo
per i freddi invernali
che mi portavo addosso.
Nel mio venire a valle
non c’erano altre crepe che le mie
nelle mie scarpe
che appena appena
mi proteggevano i piedi
dove la sterpaglia
s’era fatta dura
e secca a dismisura
e cocci di bottiglie
palpitavano a volte
nella fanghiglia
che la pioggia lasciava
a meraviglia
per i riverberi del sole
che arrivava a risvegliarle
come perle
cadute dal mastello
improprio a contenerle
per un travaglio
che il più delle volte è un abbaglio
o un raglio d’asino
in una immensa campagna.
Gioacchino Ruocco
Ostia Lido 15.07.2021 h 08.00
Nessun commento:
Posta un commento