Castellammare di Stabia da una foto d'epoca |
Credo che, oggi, non sia più in vita nemmeno uno di quei pescatori o di quelle persone che praticavano di tanto in tanto o per mestiere o per rimediare la giornata la pesca a sciabica sulla spiaggia antistante il lungo mare.
Sono passati ormai più di cinquantanni da quando ragazzino mi trovai ad assistere più di una volta al recupero a sciabica della rete messa in mare la sera prima mentre una marea di curiosi o probabili acquirenti la circondavano.
La capitaneria di porto, all’epoca, lasciava
fare, se c’erano divieti chiudeva un occhio. Negli anni del dopo guerra
l’esercizio degli stabilimenti balneari su quel tratto di spiaggia era stato vietato
in quanto il mare era fortemente inquinato dagli scarichi cittadini, dal rivolo
di Gragnano e durante l’estate dai semi di pomodoro scaricati, come si diceva,
accidentalmente dalla Cirio.
Molti di noi andavamo a pescare con la canna direttamente nel porto o nella zona dei Ponti franchi o ancora nello specchio
d’acqua antistante il circolo nautico o dalla banchina ‘e si’ Catiello che
negli anni appresso è stata interrata completamente.
Andavamo a pescare ma non ci
preoccupavamo minimamente della
consistenza igienica del pescato, era talmente poco per preoccuparci della sua igienicità e così pure avveniva per
quello che la rete portava a terra. Era fresco e odorava di mare e tanto bastava.
Non seppi mai la rete di chi era. Vivendo
al San Marco non ero dentro alle chiacchiere del centro e ai tanti avvenimenti
che vi accadevano; di questa realtà ero soltanto uno spettatore e tale restavo quando mi
capitava di assistervi.
Quando mi avvicinavo lo facevo
solamente per curiosità, per godermi lo spettacolo dei pesci che ancora vivi si dibattevano in cerca di
qualche buco nella rete per uscirne fino a quanto non erano stati deposti nelle spaselle per riconquistare il mare nel quale erano
ancora immersi.
I pescatori coordinavano i loro sforzi emettendo con la bocca un suono cadenzato e quando arrivavano al punto di consegna del
cavo di tiro lo lasciavano nelle mani di quello che era incaricato di arrotolarlo a terra
con cerchi sovrapposti ritornavano con i piedi nell’acqua immergendovisi fino
alla natiche come recita la locuzione avverbiale che spiega meglio di tante
chiacchiere la condizione di questi operatori che stavano cu ‘e ppacche dinto a
ll’acqua lavorando faticosamente per tirare assieme agli altri una rete che più di tanto non era in grado di procurare, un pescato che di
certo non li avrebbe arricchiti neppure per quel giorno ma gli avrebbe procurato
di sicuro qualche lira da spendere per la famiglia e un po’ di pesce, quello
meno appetibile per i clienti, da mangiare a casa assieme ai propri familiari.
In quella posizione non sempre la pesca era fruttuosa, ma quando lo era i volti si rischiaravano e andavano con le spaselle a venderlo in giro
sulle carrettelle con maggior lena o agli astanti che erano venuti a guardare come me.
La divisione del pescato avveniva secondo regole antiche che assegnava al capo barca e padrone della rete la metà del pescato e il resto a quelli che l'avevano tirato terra.
La divisione del pescato avveniva secondo regole antiche che assegnava al capo barca e padrone della rete la metà del pescato e il resto a quelli che l'avevano tirato terra.
I pescatori esistono ancora oggi ma con
barche che pescano direttamente a mare, al largo, per pescare pesce più pregiato
della mazzama e delle alici anche se questo tipo di pescato non è da
disprezzare come porta a fare credere la sua definizione.
Una volta svuotata la rete veniva sciacquata e stesa al sole ad asciugare sulla banchina o sui basoli che segnavano il margine della villa verso il mare per essere
riguardata nei giorni appresso, per rifare le maglie che si erano rotte nell’attività
di strascico specialmente la parte che costituisce il sacco per evitare di
perdere il pesce pescato all’atto del recupero a terra o a bordo della barca
in mezzo al mare.
Del passato resta soltanto qualche foto
di repertorio che allego per chi non l’ha mai vista fare o non ha neppure idea
di quello che ho scritto perchè a Castellammare sono anni che questo tipo di pesca non viene più esercitato.
Gioacchino Ruocco
Nessun commento:
Posta un commento