Juve Stabia - Matera: 1 - 1 |
Non scriverò più di calcio. Non ne vale la pena. I motivi sono presto detti. Tutto il calcio italiano è una combine e gli addetti ai lavori dei prestigiatori che illudono i tifosi, quelli cioè che non riescono a vivere senza andare allo stadio e fanno danno all'intera nazione pagando delle nullità calcistiche fior di milioni che utilizzati diversamente potrebbero creare posti di lavoro invece che infortuni a quelli che scendono in campo, che invece di giocare litigano e portano alla delinquenza e alla perdizione buona parte dei tifosi.
Il calcio italiano va rifondato escludendo dalle squadre tutti gli stranieri che in Italia hanno trovato l'America del benessere economico portando via dall'Italia svariati miliardi di euro ogni anno, evadendo in buona parte le tasse da pagare o contribuendo all'esportazione di capitali che andranno a far parte di tesori di patron disonesti ed egoisti.
Il calcio italiano se deve andare a scuola vada all'estero e ci deve andare con i prestiti per rientrare in Italia a ogni fine campionato.
Dobbiamo riformare i vivai per dare ai giovani connazionali una prospettiva professionale di qualità senza rubare braccia e gambe all'agricoltura o a qualche altra categoria produttiva che soffre le assenze e l'abbandono dei giovani per fortune di altro tipo.
Dobbiamo estirpare l'illegalità che tutti gli anni emerge. Un patron che viene accusato di illegalità secondo il codice federale deve essere espulso dal mondo del calcio e dalle altre categorie agonistiche. Deve essere inviato alla rieducazione sociale e destinati ai lavori di pubblica utilità sotto gli occhi di tutti.
Venendo alla Juve Stabia che da quest'anno ha debuttato in quella che era una volta la serie C, si era proposta per il ripescaggio in serie B a 22 squadre illudendo ancora una volta la tifoseria.
Il progetto, detto in maniera chiara, era quello di partecipare agli utili che da quest'anno il campionato produce a livello televisivo.
Lo squadrone appena sceso in campo ha realizzato un solo punto effetto di una illusione ottica o di un vizio connaturato che fa parte del suo DNA: dare l'illusione di poter stravincere fornendo il minimo contrattuale
come prestazione.
I fiumi di inchiostro sprecati sono invece vizio di quelli che per vivere parlano di calcio e per illudere i lettori hanno bisogno di illudere prima se stessi.
Ho sempre gioito a tutte le iniziative editoriali che sorgono sul territorio stabiese, ma non riesco a trovarne una che dice pane al pane, anzi sembrano testate di bottega.
Il male della mia città è anche questo. Il grande successo di certi blog sta proprio nella professione di fede del "volemese bene", detto alla romana. Le problematiche trattate sono solo chiacchiere per darsi un atteggiamento.
Castellammare di Stabia diventa alla fine un equivoco geografico, una fantasia per evadere, una immagine da cartolina, un vivaio di gente in continua trasferta mentre quelli che vi restano si danno al malaffare.
Una volta era l'acqua Stabia a sconvolgerci le viscere, ora è la cattiva politica, certi compaesani furbetti e conniventi con la buona società che continua ad alimentare i propri vizi e le proprie speculazioni con rapine sistematiche sul territorio che va perdendo le sue caratteristiche turistiche ed imprenditoriali che tante iniziative hanno visto sorgere sul suo territorio ma anche finire per l'ignavia di eredi poco preparati ed inclini ad attività di sperpero.
Quelli che riescono a resistere sul territorio prestano servizi a quelli che tutte le mattine partono per altri lidi.
Negozianti, impiegati, ambulanti e perditempo in cerca della giornata, amministratori della noia e dell'illusione
ancora legati a fasti che erano manna dal cielo e fichi secchi piovuti sul territorio mentre veniva depredato ed inquinato.
Non scriverò più di calcio perché non è più il tempo di Oliviero, di Ferrara e di tutti quei ragazzi che si dannavano l'anima tra il San Marco e il campo di Rovigliano per divertirsi e divertendosi trovare il proprio futuro, di tutti quelli che quale volta ho ricordato in questo blog come "Gente di Stabia", gente che fa onore.
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