Pierluigi Fiorenza.
18 h ·
Un
grande della scena italiana che ho avuto la fortuna d'intervistare più di una
volta.
"Carlo Giuffrè è uno dei pochi attori che non si è fossilizzato in rigidi ruoli teatrali. Infatti, dopo aver lavorato prima con Eduardo De Filippo e poi in coppia col fratello Aldo, ha recentemente interpretato testi di Pirandello e Turgenev. Da qualche anno è riapprodato alle commedie di Eduardo diventandone l’erede più autorevole. Le sue interpretazioni affascinano la critica, entusiasmano il pubblico e ottengono un imperioso successo.
Nella stagione in corso Carlo Giuffrè è sia il protagonista che il regista di “Non ti pago”, brillante commedia scritta da Eduardo de Filippo nel 1940.
È la storia di Ferdinando Quagliulo, gestore di un banco lotto, che pur giocando sempre non vince mai a differenza del suo impiegato, Procopio Bartolini. Anzi quest'ultimo sbanca con una quaterna milionaria grazie ai numeri che il padre di Ferdinando gli ha dato in sogno, forse per errore. Da qui una lunga sequela di vendette, incomprensioni familiari, piccole disgrazie e un grande amore.
Qualche tempo fa, Carlo Giuffrè lanciò un pesante atto d’accusa nei confronti del baraccone teatrale che con la sua pianificazione danneggia la creatività nel senso che un lavoro, bello o brutto che sia, è già piazzato con largo anticipo. “Anche se uno spettacolo dovesse riscuotere un successo travolgente alla scadenza del periodo fissato dovrà cedere il posto a un altro lavoro, magari noiosissimo - dichiarò l’attore -. Questo meccanismo, reso possibile da una prassi che prevede contratti firmati già a giugno e da sovvenzioni ministeriali elargite acriticamente, ci fa perdere il gusto dell’avventura e del trionfo.”
Come ricorda Eduardo De Filippo?
“Eduardo non lo ricordo, l’ho talmente dentro di me che ci convivo continuamente”, risponde Carlo Giuffrè.
Lei ha interpretato numerosi film, poi a un certo punto si è fermato, come mai?
“Ho fatto parte di una filmografia ricca, quando la cinematografia italiana produceva duecentocinquanta pellicole all’anno contro le trenta, quaranta di oggi. Per cui, ora, mi sento un fuoriuscito.”
Oggi rifarebbe quei film?
“Non rinnego niente del mio passato, anzi tutto mi ha procurato piacere e dato soddisfazione. In realtà ho iniziato con del buon cinema per poi essere fagocitato dal filone consumistico di cui rimasi vittima - puntualizza Giuffrè -. Un attore, comunque, non deve mai lamentarsi delle sue interpretazioni. A ben riflettere, però, col cinema ho sempre avuto un rapporto particolare. Ad esempio quando Pietro Germi, negli anni Cinquanta, mi scelse per ‘Il Ferroviere’ non firmai un contratto decennale con Carlo Ponti perché mi terrorizzava l’idea di stare tanto tempo lontano dal teatro. Inoltre quando frequentavo l’Accademia d’Arte Drammatica e incontravo gli allievi del Centro Sperimentale mi sentivo un privilegiato dal momento che loro ignoravano il gusto del vero recitare che è quello del teatro.”
Lei che spesso cura anche la regia dei suoi lavori, come mai non si è impegnato in un’opera di Raffaele Viviani? C’è un preciso motivo che la tiene lontano dai testi vivianei?
“Viviani ha adoperato un dialetto meraviglioso che, purtroppo, è scarsamente comprensibile al di fuori di Napoli, a differenza di quello borghese di Scarpetta o dello stesso Eduardo. E proprio questa scarsa comprensibilità finisce col suonare come una condanna e mi costringe a rinunciare a questo grande drammaturgo”, conclude Carlo Giuffrè.
Di tutto rispetto è il cast di “Non ti pago” che schiera tra gli altri Antonella Morea, Massimiliano Gallo e Piero Pepe, musiche sono di Francesco Giuffrè.
"Carlo Giuffrè è uno dei pochi attori che non si è fossilizzato in rigidi ruoli teatrali. Infatti, dopo aver lavorato prima con Eduardo De Filippo e poi in coppia col fratello Aldo, ha recentemente interpretato testi di Pirandello e Turgenev. Da qualche anno è riapprodato alle commedie di Eduardo diventandone l’erede più autorevole. Le sue interpretazioni affascinano la critica, entusiasmano il pubblico e ottengono un imperioso successo.
Nella stagione in corso Carlo Giuffrè è sia il protagonista che il regista di “Non ti pago”, brillante commedia scritta da Eduardo de Filippo nel 1940.
È la storia di Ferdinando Quagliulo, gestore di un banco lotto, che pur giocando sempre non vince mai a differenza del suo impiegato, Procopio Bartolini. Anzi quest'ultimo sbanca con una quaterna milionaria grazie ai numeri che il padre di Ferdinando gli ha dato in sogno, forse per errore. Da qui una lunga sequela di vendette, incomprensioni familiari, piccole disgrazie e un grande amore.
Qualche tempo fa, Carlo Giuffrè lanciò un pesante atto d’accusa nei confronti del baraccone teatrale che con la sua pianificazione danneggia la creatività nel senso che un lavoro, bello o brutto che sia, è già piazzato con largo anticipo. “Anche se uno spettacolo dovesse riscuotere un successo travolgente alla scadenza del periodo fissato dovrà cedere il posto a un altro lavoro, magari noiosissimo - dichiarò l’attore -. Questo meccanismo, reso possibile da una prassi che prevede contratti firmati già a giugno e da sovvenzioni ministeriali elargite acriticamente, ci fa perdere il gusto dell’avventura e del trionfo.”
Come ricorda Eduardo De Filippo?
“Eduardo non lo ricordo, l’ho talmente dentro di me che ci convivo continuamente”, risponde Carlo Giuffrè.
Lei ha interpretato numerosi film, poi a un certo punto si è fermato, come mai?
“Ho fatto parte di una filmografia ricca, quando la cinematografia italiana produceva duecentocinquanta pellicole all’anno contro le trenta, quaranta di oggi. Per cui, ora, mi sento un fuoriuscito.”
Oggi rifarebbe quei film?
“Non rinnego niente del mio passato, anzi tutto mi ha procurato piacere e dato soddisfazione. In realtà ho iniziato con del buon cinema per poi essere fagocitato dal filone consumistico di cui rimasi vittima - puntualizza Giuffrè -. Un attore, comunque, non deve mai lamentarsi delle sue interpretazioni. A ben riflettere, però, col cinema ho sempre avuto un rapporto particolare. Ad esempio quando Pietro Germi, negli anni Cinquanta, mi scelse per ‘Il Ferroviere’ non firmai un contratto decennale con Carlo Ponti perché mi terrorizzava l’idea di stare tanto tempo lontano dal teatro. Inoltre quando frequentavo l’Accademia d’Arte Drammatica e incontravo gli allievi del Centro Sperimentale mi sentivo un privilegiato dal momento che loro ignoravano il gusto del vero recitare che è quello del teatro.”
Lei che spesso cura anche la regia dei suoi lavori, come mai non si è impegnato in un’opera di Raffaele Viviani? C’è un preciso motivo che la tiene lontano dai testi vivianei?
“Viviani ha adoperato un dialetto meraviglioso che, purtroppo, è scarsamente comprensibile al di fuori di Napoli, a differenza di quello borghese di Scarpetta o dello stesso Eduardo. E proprio questa scarsa comprensibilità finisce col suonare come una condanna e mi costringe a rinunciare a questo grande drammaturgo”, conclude Carlo Giuffrè.
Di tutto rispetto è il cast di “Non ti pago” che schiera tra gli altri Antonella Morea, Massimiliano Gallo e Piero Pepe, musiche sono di Francesco Giuffrè.
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