Caccavone apparve in Gog,
conosciuto in un caffè svizzero di Pompei, un professore che si definiva
«metasofo» e pretendeva «d’aver superato le piú moderne filosofie».
Caccavone era un uomo grasso e fecondissimo, che
generava ogni anno un libro (che conteneva le stesse cose del libro precedente)
e un figlio (ognuno diversissimo dall’altro), per cui era costretto ad avere
un’infinità di cariche e non c’era posto o ufficio nel giro di cento chilometri
che non avesse occupato o occupasse o avrebbe occupato, tra cui una impossibile
cattedra di pneumatologia a Stabia:
«Nel Comune era assessore per la istruzione,
nell’Accademia Plutonica segretario generale e perpetuo, alla Scuola di Pompei
ricopriva una cattedra di storia degli errori umani, a quella di Boscoreale
insegnava logologia comparata, a Stabia aveva un incarico di pneumatologia, ad
Angri dirigeva addirittura l’Istituto dei Frenastenici. Era inoltre presidente
della Lega per i diritti dei vegetali; membro di una Commissione internazionale
per la estirpazione del senso comune […]. A forza di stipendi, assegni,
indennità di presenza e di residenza, di propine d’esami, di gratificazioni
straordinarie, di percentuali sui dividendi e d’altri minori emolumenti
riusciva a nutrire i figlioli e sé stesso, a fabbricarsi alcune case e ad avere
un conto corrente in varie banche.
Nonostante le apparenze corporali e
l’ingordigia economica, il grande amore di Caccavone è la filosofia o, com’egli
dice, la Metasofia. Ieri l’altro ebbi un lungo colloquio con lui — perché spera
ch’io gli dia i denari per fondare un cenobio metasofico del quale egli
vorrebbe esser priore, maestro ed economo — e mi pare d’aver capito il nòcciolo
del suo pensiero».
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