Castellammare di Stabia. Acqua Rossa, da sempre considerata contro
di Carmine Cascone
Spesso si sente parlare di 28, 33, 27 15, numeri che indicano le sorgenti di Castellammare di Stabia, sia quelle in origine sia quelle perse che deviate dalla mano infausta dell’uomo.
Tuttavia, ed è di questi giorni, la polemica sciagurata che le nostre acque da medicamentose si siano trasformate in dannose per la salute dell’uomo.
Un vicenda tutta stabiese, che la politica infesta, vizia, avvelena perfino le proprie acque, pure di raggranellare quale consenso. A beneficio della memoria, le nostre acque sono state più volte nel tempo citate ed usate per fini strettamente politici, da togliere il sonno all’allora locale segretario fascista che giustamente riteneva una delle sorgenti (quella dell’acqua rossa) politicamente antifascista e tecnicamente antidemografica per l’effetto. Come si legge dal carteggio della dott.ssa Maria Francesca Ruggiero riportato dal sito www.liberoricercatore.it(http://www.liberoricercatore.it/Storia/frammentidistoria/Acqua_rossa.htm).
Vi esortiamo a leggere il carteggio riportato dall’autorevole sito, memoria storia tra l’altro della nostra città.
Questo episodio, testé citato sostanzialmente comico, pone in essere una riflessione storica di come ciclicamente nella città di Stabia ci siano personaggi come avamposti di cretineria, autoctoni di un sapere scialbo e asfittico dell’agire, scagliarsi contro quella che dovrebbe essere il nostro maggior terziario avanzato; le acque.
La sorgente rossa, è perfettamente descritta dal documento della dottoressa Ruggiero, che ne indica per fino parte del percorso in via Brin, adiacente all’imbottigliamento della I.A.M.M.
Sempre nello stesso documento, che vi consiglio vivamente di leggere sul sito sopra citato, quest’acqua rossa era essenzialmente buona per curare disfunzioni agli occhi, ma anche prima del segretario politico fascista, dovette subire un altro attacco alla sua presunta tossicità; quella dell’ influente dott. Luca Raffone medico del Vescovo Falcoja.
Il dott. Raffone sentenziava, che se gli abitanti avressero bevuto in estate l’acqua denominata da Plinio col nome di Domitia, non sarebbero vissuti fino all’autunno successivo. Tuttavia la delegittimazione verso tale sorgente era dovuta dal fatto che si riteneva quest’acqua avesse una capacità anticoncezionale e quindi contro i dogmi religiosi. Qualità mai provata scientificamente.
Oggi i dubbi sulla perdita della sorgente di quest’acqua rimangono, come rimangono tanti interrogativi, sulle acque pesanti, come se fossero usciti da un termoreattore nucleare, anziché dalle falde del Gauro (attuale Monte Faito), dal numero esatto delle sorgenti ancora attive e non deviate dalla mano dell’uomo o perse irrimediabilmente, sulla capacità di usare le tante acque messe a disposizione per tutto al di fuori della loro natura.
Nota:
Nell'immediato dopoguerra la famiglia di mia madre che ancora risiedeva nella zona agricola di Torre centrale, devastata successivamente dalle aziende industriali a partire dagli anni sessanta, mandava l'unico figlio maschio rimasto a rifornirsi di acqua della Madonna in quanto quella del pozzo non offriva le necessarie garanzie di igienicità per il sapore che variava di continuo assieme al colore.
Una volta attinta l'acqua della Madonna, facendo la strada del ritorno, il cavallo si fermava davanti alla sorgente dell'acqua ferrata e non si muoveva fino a quanto non veniva adeguatamente abbeverato. Ne beveva dai 5 ai 6 secchi fino a sentirsi pieno. Riprendeva la strada di buona lena. Il rifornimento avveniva due volte o una volta al mese ma non dimenticava mai quella fermata, se cercavamo di superarla come ho già detto si impuntava affermando la sua volontà e il suo desiderio.
Gioacchino Ruocco
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