Castellammare di Stabia, museo con migliaia di reperti archeologici chiuso dal ’97
A Castellammare di Stabia, comune del napoletano dove il turismo si regge sulle terme e l’archeologia, c’è un Antiquarium chiuso dal 1997. Una collezione di circa 8000 reperti provenienti dal sito dell’antica città di Stabiae segregati all’interno degli spazi inagibili di via Marco Mario “a seguito della decisione della Soprintendenza archeologica relativa all’agibilità dei locali”. Frammenti di affreschi e “quadretti”, provenienti per la maggior parte da Villa San Marco, ma anche da Villa Arianna e Villa Carmiano, stucchi da Villa Petraro, oggetti recuperati nelle necropoli, in particolare da quella di Madonna delle Grazie, statue, materiali architettonici e ceramici provenienti dagli impianti residenziali della zona, oltre ai tanti materiali di età romana e cristiana, recuperati durante la costruzione della cattedrale di Maria Santissima Assunta.
Ricca documentazione materiale delle ricerche condotte nel cosiddetto ager stabianus nel corso della seconda metà degli anni Cinquanta. Materiali allestiti nelle undici sale dell’Antiquarium stabiano, inaugurato nel 1958 da Libero D’Orsi. Un allestimento che sarebbe dovuto essere provvisorio ma che invece è risultato essere definitivo. Anche se, già dopo pochi anni “i locali ormai risultano insufficienti per tantomateriale archeologico”, come segnalava lo stesso D’Orsi. Richiesta quasi inascoltata, a parte il progetto avanzato già negli anni Ottanta e addirittura finanziato con fondi Cipe nel 1995, che prevedeva il riutilizzo di Villa Gabola, l’immobile da decenni abbandonato nel Rione San Marco.
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Così pian piano umidità, polvere, areazione insufficiente, infissi deteriorati e l’esistenza di servizi inadeguati hanno comportato la chiusura, “in attesa del trasferimento nella sede definitiva”, come si legge nel sito di Museo Italia: il Portale dei Musei italiani. Un “attualmente non accessibile al pubblico”, come ancora riporta il sito del Comune di Castellamare di Stabia che sembra senza speranza. Anche se nel frattempo si era fatta strada l’ipotesi di riutilizzare, oltre che come Centro di restauro, formazione e valorizzazione dei beni culturali, anche come nuova sede per il Museo stabiano, la Reggia di Quisisana, il complesso duecentesco nella zona collinare del Comune. Specificatamente per questo scopo il Cipe nel 2007 decide di assegnare 2.065.827 euro.
L’idea si formalizza nel 2010 con “Il Progetto di utilizzo e gestione del Palazzo reale di Quisisana”, nel quale sono definiti anche i costi dell’operazione. Per l’allestimento del Museo, comprensivo di “concorso di idee e lavori”, prevista una spesa di 1.560.000 euro. Ma l’interrogazione parlamentare presentata dai senatori dell’Italia dei Valori Di Nardo e Belisario nel febbraio 2011 dimostra come la questione fosse tutt’altro che risolta. Nonostante le tante sollecitazioni fornite anche da alcune realtà locali, tra cui il “Comitato per gli scavi di Stabia”.
Finalmente nel 2014 uno spiraglio. In alcune delle sale del Palazzo reale di Quisisana viene allestita la mostra “Dal buio alla luce”, nata dalla collaborazione tra la Soprintendenza di Pompei, Ercolano e Stabia e la locale Amministrazione Comunale. Esposti oggetti di uso quotidiano, strumenti agricoli, affreschi e stucchi, marmi e bronzi e, soprattutto, il carro in metallo e legno, restaurato dopo la scoperta nel 1981 aVilla Arianna. L’esposizione viene prolungata con la soddisfazione del sindaco Cuomo, deciso più che mai a restituire alla fruizione l’intera collezione del Museo Stabiano. Sui tempi di questa restituzione al pubblico, solo auspici.
“Spero per l’estate 2016”, diceva il sindaco. Ma le incognite non mancano. Intanto per ammirare alcuni dei materiali dell’Antiquarium, oltre che la stabiese, fino al 5 luglio si poteva visitare “Alle origini del gusto. Il cibo a Pompei e nell’Italia antica”, la mostra promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti e Fondazione Palazzo Mazzetti, in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici di Salerno, Avellino, Benevento e Caserta e il Comune di Asti.
“Tutti questi oggetti, per merito dell’Amministrazione Comunale che ha approntato i locali, hanno trovato una decorosa sebbene provvisoria sistemazione nel palazzo delle Scuole Medie” scriveva D’Orsi al momento dell’inaugurazione dell’Antiquarium. Per una delle collezioni archeologiche più importanti del Paese lalunga attesa si spera sia agli sgoccioli.
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