Eugenio ESPOSITO, nato a Castellammare di Stabia il 9 sett. 1863, fratello minore del più noto Michele fu anch'egli compositore. Allievo di B. Cesi per il pianoforte e di P. Serrao per la composizione, si diplomò nel 1883 presso il conservatorio S. Pietro a Majella di Napoli.
Dopo un soggiorno a Parigi, dove fu assunto come pianista al servizio dei Rothschild, si trasferì in Russia nel 1890. Fu scritturato come direttore d'orchestra presso i teatri di Pietroburgo, Mosca, Kharkov e si dedicò al repertorio operistico russo e italiano, nonché a quello sinfonico.
Compose tre opere su libretti in lingua russa che, in seguito, sono state spesso attribuite erroneamente al fratello Michele: Camorra (libretto di S. I. Mamoilov), Pietroburgo, teatro dell'Ermitage, febbr. 1903; Il turbante nero (Mosca s.d.), opera comica in tre atti su parole di S. Mamontov; Ilborghese gentiluomo, Mosca 1905, commedia musicale in tre atti (da Molière) su libretto di P. De Luca, rappresentata al teatro Solodolnikov di Mosca nel 1905. Quest'ultima opera un anno dopo fu messa in scena al teatro Filodrammatici di Milano ma con scarso successo.
Eugenio tornò, quindi, in Russia dove continuò ad ottenere numerosi riconoscimenti: vinse il primo premio per una cantata in occasione di una commemorazione di A. Puškin e si fece apprezzare come direttore d'orchestra e compositore nelle numerose località in cui si recò con una compagnia operistica.
Il primo conflitto mondiale lo costrinse ad interrompere tale attività. In seguito alla rivoluzione bolscevica andarono perdute le edizioni delle sue opere; la nazionalizzazione della stamperia musicale, che ne possedeva le tavole metalliche e i clichés, rese impossibile in seguito la ristampa. Non ottenne né la restituzione di tale materiale né alcun indennizzo da parte del governo sovietico e dovette anche subire il sequestro dei suoi personali risparmi.
Nel 1922 tornò in Italia e si stabilì a Milano dove continuò a comporre e ad insegnare, nel 1941 si ritirò volontariamente nella casa di riposo per musicisti "G. Verdi", dove si spense il 12 ott. 1950.
Compositore di cantate, romanze e piccole composizioni di musica sacra, si espresse con maggiore efficacia nelle opere destinate al teatro; gradevoli e leggere, tutt'altro che strutturalmente complesse, esse si muovono sul piano di una comicità bozzettistica e talvolta caricaturale prediligendo ambienti e argomenti dal colore caratteristico.
In Camorra, che fu delle tre la più popolare in Russia, la facilità melodica è particolarmente convincente nell'espressione della cantabilità e del folclore napoletano e la funzionalità della musica all'azione scenica evidenzia uno spiccato senso teatrale.
Il successo che le sue opere ebbero in Russia lo affianca alla schiera di coloro che esportarono una musicalità tipicamente italiana all'estero e che rimangono tuttora pressoché sconosciuti nel loro paese.
Dopo un soggiorno a Parigi, dove fu assunto come pianista al servizio dei Rothschild, si trasferì in Russia nel 1890. Fu scritturato come direttore d'orchestra presso i teatri di Pietroburgo, Mosca, Kharkov e si dedicò al repertorio operistico russo e italiano, nonché a quello sinfonico.
Compose tre opere su libretti in lingua russa che, in seguito, sono state spesso attribuite erroneamente al fratello Michele: Camorra (libretto di S. I. Mamoilov), Pietroburgo, teatro dell'Ermitage, febbr. 1903; Il turbante nero (Mosca s.d.), opera comica in tre atti su parole di S. Mamontov; Ilborghese gentiluomo, Mosca 1905, commedia musicale in tre atti (da Molière) su libretto di P. De Luca, rappresentata al teatro Solodolnikov di Mosca nel 1905. Quest'ultima opera un anno dopo fu messa in scena al teatro Filodrammatici di Milano ma con scarso successo.
Eugenio tornò, quindi, in Russia dove continuò ad ottenere numerosi riconoscimenti: vinse il primo premio per una cantata in occasione di una commemorazione di A. Puškin e si fece apprezzare come direttore d'orchestra e compositore nelle numerose località in cui si recò con una compagnia operistica.
Il primo conflitto mondiale lo costrinse ad interrompere tale attività. In seguito alla rivoluzione bolscevica andarono perdute le edizioni delle sue opere; la nazionalizzazione della stamperia musicale, che ne possedeva le tavole metalliche e i clichés, rese impossibile in seguito la ristampa. Non ottenne né la restituzione di tale materiale né alcun indennizzo da parte del governo sovietico e dovette anche subire il sequestro dei suoi personali risparmi.
Nel 1922 tornò in Italia e si stabilì a Milano dove continuò a comporre e ad insegnare, nel 1941 si ritirò volontariamente nella casa di riposo per musicisti "G. Verdi", dove si spense il 12 ott. 1950.
Compositore di cantate, romanze e piccole composizioni di musica sacra, si espresse con maggiore efficacia nelle opere destinate al teatro; gradevoli e leggere, tutt'altro che strutturalmente complesse, esse si muovono sul piano di una comicità bozzettistica e talvolta caricaturale prediligendo ambienti e argomenti dal colore caratteristico.
In Camorra, che fu delle tre la più popolare in Russia, la facilità melodica è particolarmente convincente nell'espressione della cantabilità e del folclore napoletano e la funzionalità della musica all'azione scenica evidenzia uno spiccato senso teatrale.
Il successo che le sue opere ebbero in Russia lo affianca alla schiera di coloro che esportarono una musicalità tipicamente italiana all'estero e che rimangono tuttora pressoché sconosciuti nel loro paese.
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