domenica 29 novembre 2015

Il terremoto del 23 novembre 1980






terremoto_Castellammare


Castellammare di Stabia :Il terremoto del 23 novembre 1980 fece 24 vittime. Il ricordo di Giuseppe Zingone

 Tratto dal sito  :  www.liberoricercatore.it
Sono trascorsi più di  trent’anni da quel sisma che ebbe il suo epicentro in Irpinia e che con questo nome è passato alla storia, ma che sconvolse anche la nostra Castellammare.
Era Domenica, ed il terremoto ci colse così… mentre stavamo giocando, i miei nove anni sparirono in un attimo, altri non ebbero più modo di contare i propri, è bastata una scossa ed il boato che squarciava la terra, portò con sé decine di vite che intrapresero insieme un unico cammino.
Per molti miei coetanei quella sera ebbe termine la spensieratezza, la gioia e i giorni divennero grigi.
Ci scoprimmo improvvisamente adulti, Richter e Mercalli divennero i nostri compagni di gioco; come la consapevolezza dell’assestamento e l’immancabile paura che ci perseguitò per molto tempo, e che spesso riemerge nelle mie notti insonni.
Molte parole nuove come: scosse telluriche, sussultorio e ondulatorio, sisma, magnitudo, container, baraccopoli andarono ad arricchire il nostro vocabolario.
Lo studio, in attesa delle dovute verifiche si fermò, la Scuola Media Statale Alfredo Panzini, sotto la reggenza del Preside De Simone, unica nel Centro Antico di Castellammare portò “i propri banchi in tasca” spostandosi all’Ex Ufficio Sanitario (via Amato) zona Ferrovia.
Alcune partite dei Mondiali dell’Ottantadue le vedemmo a scuola, per i turni pomeridiani, e solo nel 1983 quando frequentavo la seconda media, riacquistammo la nostra nuova sede, nei pressi della Fontana di San Giacomo, dove si trova ancora oggi. Tornando ai fatti, con i miei genitori e le mie sorelle, abitando in via san Bartolomeo, potemmo rifugiarci immediatamente nell’area portuale allora non chiusa, né da muri né da cancelli, i marinai della Capitaneria si adoperarono in tutti i modi per soccorrerci.
Lo spazio aperto fatto di stelle e una porzione di cielo, ci parve nell’immediato un luogo sicuro, ricordo anche un fatto singolare i sacerdoti che impartivano il rito della Riconciliazione, assolvendoci con la formula comunitaria, forse perché si pensava ad una situazione ancora in evoluzione, che per fortuna non sopravvenne.
Il centro storico, rigurgitò fuori, tutti i suoi abitanti lasciando le case fino ad un attimo prima, calde e ridondanti di vita, ora semi-abbandonate e silenti.
Adesso che lo scrivo posso dire che già il giorno dopo, il Centro antico si ritrovò più vuoto, ed andò nel post-terremoto ad affollare la periferia nord della città, tra essi molti figli che persero le proprie origini antiche, fatte di vicoli e piazze, di vita di strada.
Altri nuclei familiari si accamparono e si ritrovarono in Villa Comunale, in un’ora inusuale e senza l’abito della Domenica, quasi smarriti.
La solidarietà traboccante delle prime ore si trasformò nel corso degli anni in un ripiegamento egoistico ed indifferente del cittadino stabiese su sé stesso.
Dopo un lungo peregrinare, nostro padre decise di ritornare cautamente a casa; quelle poche ore furono interminabili, ma gli antichi caseggiati addossati orgogliosamente l’uno a l’altro, si rivelarono più solidi di quello che la loro veneranda età dimostrava.
Le lesioni, le crepe, i cedimenti, ci palesarono poi, quanto gli stessi edifici avessero sofferto il sisma, le loro cure nel dopo terremoto furono i ponteggi, le siringhe di cemento armato e le putrelle in ferro, mentre le arcate e le rampe delle scale furono temporaneamente puntellate con pali di legno.
Quanti loro malgrado si scoprirono eroi? Ma non furono mai decorati…
Esemplare la storia di Don Michele D’Auria, sacerdote ed alpino, il quale fin dove lo sorressero le forze, scavò per ore a mani nude nel tentativo di trovare persone ancora in vita.
Il giorno dopo con mio padre andammo a contare i danni, i crolli, le vittime; i figli maschi devono vederle queste cose, quanto sia pedagogico non saprei dire. Ho visto cercare tracce di una vita normale, ma sparita, sulle macerie della propria casa, oggi penso che rimanere in vita fosse già segno di Resurrezione.
Con il terremoto arrivò anche la fine della bella pavimentazione della Villa Comunale fatta di anfore e cavallucci marini, infatti vista la impraticabilità di Corso Garibaldi, per i crolli avvenuti, i soccorsi passavano di lì, come i vagoni ferroviari degli aiuti, che abitarono il nostro lungomare per molto tempo.
Dopo il bel tempo le giornate di pioggia ci portarono tanto e tanto fango e la ripresa ci scivolava dalle mani. 
C’è una foto che nel tempo ho fatto mia, ed è tratta dal libro 76 immagini del terremoto a Castellammare, edito da STABIA Press 1981, opera di A. Colonna e L. Diogene, non sono io, ma mi rivedo in quel bambino che con passo veloce cerca di sfuggire alla devastazione che lo attornia mentre attraversa le vie cittadine stringendo la mano del padre.
di Giuseppe Zingone
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Commento di Gioacchino Ruocco

Abitavo già nella casa dove ancora risiedo. Mentre guardavo la televisione vidi oscillare il lampadario della stanza da letto dove mi trovavo.
Di terremoto ne avevo sopportato già un altro a Settimo Torinese menre ero a letto per malattia. Erano giorni che non mi reggevo in piedi. Improvvisamente sentì un urlo che mi fece preoccupare più della spalliera del letto che sbatteva contro la parete.
Era mia moglie a gridare che aveva subito due terremoti mentre era a Castellammare prima di sposarci e trasferirci a Torino. Scappò con i figli  e non la smetteva di suonare il citofono invitandomi a scendere. Mi alzai dal letto controvoglia, indossai il cappotto sopra il pigiama perchè tremavo dal freddo e scesi di sotto per le scale.
Appena arrivato sulla strada mi trovai difronte mia moglie con i bambini  e un amico che mi chiese dove stavo amdando. Gli dissi del terremoto e lui mi guardò con un'aria di sufficienza. Sei proprio un Napoli! Ma torna su! e se ne andò. Tornammo a casa  nel pomeriggio. Il terrore a mia moglie non era ancora passato, io invece ero tutto sudato dal capo ai piedi e avevo bisogni di cambiarmi gli abiti. Dormi per due giorni senza rendermene conto. Se ne aacorse mia moglie che avvertì Aragno, il nostro medico di famiglia che sentenziò che stavo finalmente bene. I miei polmoni si erano liberati dal catarro e non avvertiva rantoli.

Nel 1980 dopo aver telefonato ai sioceri e ai miei familiari che mi assicuraro che stavano bene e le loro case non avevano subito danni, tornammo nuovamente in caso per apprendere dalla televisione della catastrofe avvenuto da Napoli in giù. Fu ancora la televisione a proporre le immagini dei carri ferroviari sul lungo mare che offrivano un riparo per sopravvivere a quelli che la casa l'avevano persa e non sapevano dove andare.

Ostia Lido     28/11/2015

INCONTRI D'ARTE - ottobrARTE 2015 - Ostia Lido - Biblioteca Elsa Morante




































































sabato 28 novembre 2015

Basket Femminile A2 – Mixed Zone. Belfiore – Cupido



Basket Femminile A2 – Mixed Zone. Belfiore – Cupido

Gallo canta diverse volte, Ariano si arrende

Postato da  il 29 nov 2015 in Articoli, , Primo PianoSport
Castellammare di Stabia
Basket Femminile Serie A2 – PalaVesuvio – CMO: Gallo canta diverse volte, Ariano si arrende

Basket Femminile Serie A2 – PalaVesuvio – CMO: Gallo canta diverse volte, Ariano si arrende


Dopo la deludente sconfitta di Empoli, la CMO Stabia guidata da una stratosferica Maria Gallo, si riscatta nel derby casalingo contro Ariano.
La cronaca della gara
La sfida parte subito su alti livelli con un botta e risposta due tiri dall’arco messi a segno rispettivamente da d’Avolio e Valerio, che mette a referto i primi 5 punti per Ariano. Tuttavia le ragazze di coach Belfiore tengono testa benissimo, imponendo il loro gioco, recuperando un mini-parziale di 7-3 a favore delle avellinesi.
Dopo i primi cinque minuti di gara entrambe le squadre si distendono, attuando un pressing a tutto campo che porterà il risultato sul 15-9 al fine del primo quarto a favore delle padrone di casa.
Inizio immediato ad alta intensità anche nel secondo periodo, con le squadre che si portano in parità sul 19-19; nonostante i minuti di riposo per Negri e Brunelli la CMO Stabia tenta di spiccare il volo, il ritmo dettato dalla d’Avolio e da una cinica killer del canestro Maria Gallo quest’ultima ossessionata dall’essere il cecchino del cesto non vuole per niente arrendersi al ritmo delle avellinesi giocando sempre al limite dei 24 secondi. Poi dalla lunga distanza mette a segno tre tiri da tre consecutivi portando la sua squadra alla pausa intermedia sul 32-29.
Rientro dagli spogliatoi quasi perfetto per le ragazze stabiesi, che affrontano il terzo quarto ottimamente arginando il pressing di Ariano e allungano le distanze sul 45-36 dopo una serie di time out dall’una e dall’altra parte, il quarto si chiude sul +7.
Nell’ultimo periodo CMO Stabia fa valere il fisico sotto le plance con Minervino e Vente determinanti sia in attacco che in difesa. Dopo tre minuti di gioco, Brunelli è costretta ad uscire per limite massimo di falli, ma proprio in questo momento è ancora Gallo ad andare a segno da tre punti dando così alle ragazze di coach Ferazzoli l’ennesima batosta emotiva e portando il punteggio sul 55-43, parziale che sarà subito modificato grazie ad un ulteriore tiro dall’arco firmato d’Avolio che mette la partita in discesa. Arriva così la quarta vittoria della stagione con il punteggio definitivo di 68-51.
CMO Stabia 68: Ortolani 5, De rosa ne, d’Avolio 10, Carotenuto ne, Potolicchio 6, Gallo 22, Negri 8, Minervino 5, Brunelli 4, Vente 8. Coach Belfiore, Ass coach Mandato.
Le Farine magiche Ariano Irpino 51: Valerio 7, Falanga M. ne, Santabarbara, Falanga A. ne, Vargiu 4, Albanese 2, Maggi 8, Cupido 15, Celmina 7, Zanetti 8, De Michele ne, De Luca. Coach Ferazzoli.

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