voglio proporvi la lettura del seguente raccontino che pur essendo stato scritto qualche decennio
addietro ben si adatta ai comizi che si terranno che si svolgeranno, più o meno, con le stesse modalità
dei quattro sordi appresso raccontate.
Diranno tutti le stesse cose, ma nessuno si accorgerà delle ovvietà che declama come verità assolute,
senza rendersi conto della realtà circostante.
'O fatto d''e quatto
surde.
(Il racconto dei quattro sordi. )
Il raccontino che qui di
seguito si narra, adombra il dramma della incomunicabilità e
la locuzione in epigrafe
viene pronunciata a Napoli a sapido commento in una situazione nella quale non
ci si riesca a capire alla stregua di quei quattro sordi che viaggiatori del
medesimo treno, giunti ad una stazione, così dialogarono:
il primo:- Scusate simmo arrivate a Napule?
(scusate, siamo giunti a Napoli?)
Il secondo:- Nonzignore, cca
è Napule!(nossignore, qua è Napoli!)
Il terzo:- I' me penzavo ca
stevamo a Napule (io credevo che stessimo a Napoli).
Il quarto concluse:- Maje pe
cumanno, quanno stammo a Napule, m'avvisate? (per cortesia, quando saremo a Napoli,
mi terrete informato?).
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