Come molti sanno manco da Castellammare di Stabia dal 30 aprile del 1963, anzi dalla sera del 29 quando partii da Napoli assieme all'altro "emigrante" Fortunato S. che mi avrebbe fatto compagnia per alcuni mesi in quel di Torino in via Carlo Alberto.
Ormai sono cinquantaquattro anni che ne manco salvo quei brevi periodi chiamati ferie o festività di Pasqua e Natale che, quando non c'erano ancora i figli, era più facile concretizzare con apparenze più o meno lunghe nei luoghi di appartenenza.
Il mangiare, pur non essendo un problema, ogni giorno ci tenava legato alle nostre origini per cui un fonduta o una qualsiasi altra pietanza piemontese era una cosa di la da venire.
Mangiavamo più abbondantemente ma le stesse cose che le nostre famiglie consumavano a quasi mille chilometri di sistanza.
Le innovazioni consistevano invece in un ripescaggio di ricette nostrane che provavo a realizzare con tanta buona volontà qualche volta da parte mie e qualche volta da parte di mia moglie.
Ad onor del vero i risultati non sempre erano esaltanti anche se mangiabili. Forse ero più io che riuscivo al 90% in quanto con l'aiuto di mia madre, nel periodo del nautico, avevo imparato, mentre lei era intenta a fare il bucato, a preparare molti primi piatti che utilizzavavno pochi elementi che bisognava sorvegliare durante la cottura.
Da riciclare a casa mia non restava mai niente. Eravamo, con mio padre e mia madre, nove persone.
La pasta, in tutte le sue dimensioni, veniva consumata in tutti i giorni della settimana.. Per tradizione si mangiava il martedi, il giovedì e la domenica e nelle festività intrasettimanali. Negli altri quattro giorni veniva aggiunta ai legumi se non si consumavano come pietanza o si metteva nel brodo che si dava a chiera ammalato, o alle verdure per renderle più corpose. Le seconde pietanze eranocose dei giorni di festa o della domenica per la quale era messo in conto un sforzo economico maggiore per l'acquisto della carne per fare il ragù da cuocere alla brace.
Dialogando con un amico gli ho fatto presente il mio piatto preferito: gli spaghetti con la balsanella.
con quattro o sei pomodori ridotti a pezzetti e cotti nell'olio assieme ad uno spicchio d'aglio ed un pizzico di sale fino a cottura ultimata della pasta.
Il vocabolo balsanella sta ad indicare un sapore dal baksamo sottile e delicato senza altre aggiunte o una leggera spolverata di origano.
L'amico ha tirafo in mezzo invece la pasta allo scarpariello che è tutta un'altra cosa come potete leggere appresso. Gioacchino Ruocco
‘O scarpariello, la pasta semplice nata nei Quartieri Spagnoli
Foto dal blog cosacucino.myblog.it
Uno dei piatti più conosciuti della cucina napoletana, è la
pasta allo scarpariello, un piatto veloce, fatto di pochi ingredienti,
che nacque anni fa, in una delle zone più popolari della città, i Quartieri Spagnoli.
Era proprio nei Quartieri Spagnoli infatti, che un tempo vi erano moltissime fabbriche di scarpe dove lavoravano appunto gli “scarpari”, ovvero i calzolai che ogni giorno per ore ed ore producevano invidiabili e bellissime paia di scarpe. Si narra, che proprio tra loro, nacque la ricetta della pasta allo scarpariello (letteralmente quindi “pasta del calzolaio”), una ricetta veloce e dal basso costo , che potevano permettersi tutti, preparandola nel retro delle proprie botteghe, durante lo spacco per il pranzo.
Gli ingredienti base erano il ragù avanzato della Domenica e il formaggio, che quasi sempre nelle case dei calzolai abbondava, dal momento che il loro lavoro, pur essendo molto apprezzato, purtroppo non sempre veniva ripagato in monete, bensì con beni primari, molto spesso formaggio.
Il piatto fu pensato per recuperare gli avanzi del giorno prima e per consumare le provviste di formaggio che invadevano le dispense, ma soprattutto per la velocità e la semplicità con cui veniva preparato.
Ancora oggi lo scarpariello, è uno dei piatti che rappresenta la nostra cucina, una ricetta apprezzata e riproposta per far felici tutti i commensali, A differenza del procedimento originale, in cui veniva usato il ragù avanzato, oggi lo scarpariello viene preparato prevalentemente utilizzando i pomodori pelati, o in alcuni casi anche i pomodorini freschi, ma vediamo cosa occorre per la ricetta completa.
-Ingredienti per 4 persone:
- 400 g di mezzani
- 1 barattolo di pomodori pelati
- 2 spicchi di aglio
- Olio extravergine d’oliva o strutto q.b.
- Sale q.b.
- Abbondanti foglie di basilico fresco
- Formaggio grattugiato
-Procedimento:
Far soffriggere in un fondo d’olio ( o di strutto sciolto) gli spicchi di aglio. Quando si saranno imbionditi, aggiungere i pomodori pelati, il basilico e un pizzico di sale e lasciar cuocere.
Lasciar cuocere a fuoco lento il sugo e quando risulterà denso e corposo, portare ad ebollizione una pentola alta d’acqua. Quando l’acqua inizierà a bollire, calare la pasta e lasciarla cuocere per il tempo previsto, avendo cura di tirarla via al dente.
Aggiungere la pasta al sugo ottenuto, far saltare lasciandola insaporire e poi aggiungere qualche manciata di formaggio grattugiato creando così un sugo cremoso attorno alla pasta.
Aggiungere in ultimo altro basilico tagliato a pezzetti e poi servire ai commensali.
Nessun commento:
Posta un commento