Frate Andrea Pepoli
Ancora oggi è venerato nel santuario di S. Maria di Pozzano, a Castellammare di Stabia.
Nacque nel 1526 da Giovanbattista Pepoli, dei Baroni di San Giovanni e del Porcile (Omignano Cilento) e da Angela De Martino. Crebbe rifuggendo il lusso e le ricchezze, preoccu- pandosi solo di non dispiacere a Gesù.
Nel 1550 fu a Roma per l’Anno Santo e sui sepolcri degli Apostoli Pietro e Paolo chiese a Dio di fargli conoscere la Sua volontà su di lui. Fu ispirato a visitare il santuario di Pozzano. Lì sentì la vocazione a farsi frate in quell’Ordine, i Minimi di S. Francesco. A Pozzano rimase sette mesi, ma il padre, adirato, gli impose di ritornare. Andrea obbedì.
PRIMO MIRACOLO
In campagna, caduto su degli sterpi, una spina velenosa gli si conficcò nel braccio. Invano i medici cercarono con varie operazioni di trovare la spina; il braccio stava per andare in cancrena e si rendeva necessaria l’amputazione. Andrea, pur soffrendo dolori inauditi, era calmo e sereno. Ai genitori preoccupati, spiegò quella disgrazia come un castigo per non aver risposto alla Chiamata di Dio, per cui chiese il permesso di farsi frate. I genitori acconsentirono. Il giorno successivo Andrea si ritrovò guarito.
Nel 1550 vestì il saio e nel 1551 fece la sua professione solenne.
In convento riposava sulla nuda terra, frequentemente digiunava a pane ed acqua, si flagellava con corde e si dedicava ai lavori più umili e pesanti. Il suo carattere precipuo era l’obbedienza.
SECONDO MIRACOLO
Nel 1602 Andrea piantò un sarmento secco su richiesta di un giovane novizio, dicendo “Vergine di Pozzano, Tu lo benedici e fecondi”. Due giorni dopo il sarmento germogliò e presentò un carico di uva matura. Un grappolo fu mandato alla signora Violante Madragone inferma, che appena lo ebbe assaggiato guarì.
TERZO MIRACOLO
L’asinello del convento guidato dal Frate, scivolò e cadde in un precipizio sfracellandosi.
Andrea, addolorato, pregò tutta la notte la Madonna perché gli restituisse Martinello, il suo asino. Il giorno successivo chiese al Superiore di andare a riprendere l’asino “ … perché il Signore e la Vergine di Pozzano si sono compiaciuti di restituirmelo vivo”. Il Superiore diede il suo permesso e lo benedì. Frate Andrea si recò al precipizio, chiamò ripetutamente l’asino ed alla fine lo ritrovò sano e salvo.
QUARTO MIRACOLO
Il marchese Colantonio Caracciolo si rivolse a Frate Andrea perché intercedesse presso la Vergine affinché salvasse suo figlio, dichiarato inguaribile dai medici. Il Frate gli rispose “… la Madonna di Pozzano vi ha fatto la grazia, recatevi a ringraziarla.” Il Marchese, dopo aver ringraziato la Madonna, tornò a casa e trovò il figlio guarito.
QUINTO MIRACOLO
Nonostante avesse raccolto nell’orto pochi fichi, data la stagione ormai tarda, riuscì a moltiplicarli in refettorio, soddisfacendo le esigenze di tutti i confratelli in nome della Madonna.
SESTO MIRACOLO
Da un fiasco di vino riuscì a dare da bere a tutti i contadini della masseria di Tommaso Longobardi, che glielo avevano chiesto, assetati per la fatica e la calura.
SETTIMO MIRACOLO
Feliciangelo Cirillo, operaio, teste nel processo di beatificazio ne, narra come da un boccale di vino, già svuotato, si sia prodotto altro vino per gli operai che zappavano la vigna del convento.
OTTAVO MIRACOLO
La moglie di Cesare Coppola, nobile stabiense, si rivolse al Frate per salvare il marito, dichiarato inguaribile dai medici. Frate Andrea la invitò a tornare a casa perché l’avrebbe trovato guarito grazie alla Madonna di Pozzano. Così fu.
Verso i primi di luglio del 1607 fu colto da febbre persistente; il 27 luglio chiese l’estrema unzione e ricevette i confratelli che pregavano e piangevano. In quel momento ebbe la visio ne della Vergine, di S. Francesco di Paola e dell’Angelo Cu -stode che gli venivano incontro; egli esclamò: “ Signore, eccomi, pronto a Te, io vengo.” Fu seppellito nel Santuario. Compì altri miracoli dopo la morte, per cui il 9 marzo 1628 iniziò il processo di beatificazione, interrotto prima per la peste, poi per l’eruzione del Vesuvio nel Regno di Napoli. Non è stato più ripreso.
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