La Juve Stabia alla prova di
"B"
Fra qualche giorno la Juve Stabia tornerà in campo e il sogno così a lungo coccolato potrebbe non trovare conforto nella realtà che è stata catastrofica già sessant’anni fa.
Quanto costerà
il campionato di serie B della Juve Stabia ce lo diranno i risultati delle
prime partite giocate, le presenze sugli spalti nonostante i prezzi proposti
dalla società e contestati da quella parte di tifosi in difficoltà, forse, per
la perdita del posto di lavoro nei Cantieri navali, per la perdita del potere
di acquisto delle famiglie italiane che le leggi finanziarie di questi giorni
sicuramente decurteranno.
Il campionato
di serie B dal quale la Juve Stabia manca da quasi sessant’anni ai tifosi della
neonata curva san Marco costerà 190 euro ad abbonamento che darebbero alla
società all’incirca molto meno di un milione di euri che sono solo
una quisquiglia a fronte del costo di gestione determinato dagli ingaggi, dalle
spese di gestione in generale per un totale che non so valutare nonostante
l'idea che mi sono fatta e le ricerche effettuate presso i siti di
svariate società finite in fallimento.
Dopo la storica
promozione, la Juve Stabia, ha confermato in panchina Piero Braglia. La squadra
si è rinforzata con gli acquisti di Cristiano Biraghi e di Aiman Napoli, il
primo in prestito e il secondo in comproprietà dall'Inter, Sebastian Mladen e
Alex Daniel Pena entrambi in prestito dalla Roma, Savio Nsereko, Andrea Seculin
e Francesco Di Tacchio in prestito dalla Fiorentina, Ivano Baldanzeddu in
prestito dall'Empoli, Simone Zaza in prestito dalla Sampdoria, Alessio De Bode
dal Genoa, il prolungamento del prestito di Simone Colombi e l'ingaggio sempre
in prestito di Matteo Scozzarella entrambi dall'Atalanta e gli acquisti a
titolo definitivo di Horacio Erpen, Guido Davì e Antonio Zito, ma, ecco qui il
primo scoglio, il 29 luglio 2011 la Commissione Disciplinare, a causa del
ritardo dei pagamenti IRPEF, ha inflitto ai gialloblu un punto di
penalizzazione da scontarsi durante il campionato.
La rosa dei calciatori, come giusto che sia, è di 32 giocatori che andranno pagati dal primo giorno, premiati quando conseguiranno ottimi risultati, trasportati, coccolati, messi in condizione di vivere e di avere un avvenire.
La rosa dei calciatori, come giusto che sia, è di 32 giocatori che andranno pagati dal primo giorno, premiati quando conseguiranno ottimi risultati, trasportati, coccolati, messi in condizione di vivere e di avere un avvenire.
Lasciamo dire a
Quagliarella che giocherebbe nella Juve Stabia anche a titolo gratuito. Con la
tasca piena si può dire quello che si vuole, ma la gestione della squadra ha un
costo e al di là dei diritti televisivi, il foraggiamento dello sponsor o degli
sponsor, il resto degli euri chi ce li metterà ?
In un mercato
come il nostro che non ha ancora la forza della trasparenza contabile, che ogni
centesimo di introito a qualsiasi titolo viene tenuto al riparo delle critiche
e dagli organi di controllo del Coni e da quelli statali, la tragedia sta
proprio nel fatto che una città allo stremo delle forze economiche può
permettersi una spesa come quella che occorre per mantenere in esercizio una
squadra di pallone che come ritorni economici alla città darà quasi niente ?
Le forze
economiche che sono scese in campo non potevano pensare ad un investimento
produttivo diverso per alleggerire il dramma occupazionale dei concittadini ?
Ben vengano gli scioperi, negli anni del dopo guerra. I Cantieri metallurgici restarono occupati per diversi mesi per contestare la politica che poi nel tempo ha portato alla loro chiusura, ma la solidarietà è un’altra cosa.
Ben vengano gli scioperi, negli anni del dopo guerra. I Cantieri metallurgici restarono occupati per diversi mesi per contestare la politica che poi nel tempo ha portato alla loro chiusura, ma la solidarietà è un’altra cosa.
Invece di
pensare a vietare le minigonne che possono sicuramente alterare l’equilibrio
emozionale di molti maschietti a incominciare dal primo cittadino, lo stesso
dovrebbe organizzarsi per chiamare a raccolta quelli che hanno la possibilità
di promuovere sul territorio iniziative produttive e non solo biscotti a
livello familiare o acqua che sgorga naturalmente dalle falde del territorio.
Se ben ricordo sono molti quelli che la mattina in macchina o in treno lasciano Castellammare per recarsi al lavoro in altre realtà circostanti.
Negli anni del
dopo guerra molti partirono per i paesi del sud America per conquistarsi quella
dignità che sul proprio territorio gli era stata negata.
Il territorio
va amministrato a tutti i livelli. Scanzano, dopo il terremoto dell’Ottanta, è
rimasto in uno stato di indigenza e di sopraffazione che denotano una carenza
di gestione e di controllo del territorio. Bisogna riprendersene il
controllo legalmente senza aspettare che le cose succedano per grazia di Dio.
Nonostante tutto la città dimostra di possedere ancora la capacità di produrre una sufficiente ricchezza. Progettiamone il futuro se è possibile, però, restituendo competitività alle iniziative residenti. Diamo un volto diverso al paesaggio con un piano regolatore capace di coniugare le esigenze di espansione abitativa con quelle di un polo agricolo al lumicino; difendiamo quella che è la nostra storia promuovendola come forza produttrice di benessere.
Queste le
critiche d’obbligo mentre la squadra dimostra di avere delle ambizioni che
in buona parte andranno a segno, ma una squadra è fatta di uomini che bisogna
tenere a bada e amministrare con coscienza dei limiti che una realtà cittadina
ha.
Portare a
Castellammare la domenica altra gente e congestionarla oltre ogni limite, potrà
far vendere qualche pizza in più, riempire i ristoranti presenti sul
territorio, incrementare il turismo occasionale, il commercio domenicale, il
mordi e fuggi, ma sono fenomeni già sperimentati e mai venuti meno del tutto
che producono ricchezza solo per alcuni.
Castellammare
ha bisogno di industrie, di risanamento, di tranquillità sociale e la squadra
con tutta la buona volontà potrà procurare solamente la minima parte delle
emozioni di cui la città ha bisogno senza mettere in conto le inevitabili
sconfitte.
G. Ruocco
G. Ruocco
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