Castellammare, Fincantieri vara un nuovo troncone. Ma la Regione dov’è?
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“Al varo abbiamo partecipato, perché siamo fondamentali per questo tipo di operazioni, – ha esordito Scarica – ma abbiamo effettuato una protesta perché siamo delusi. Abbiamo firmato un documento con il ministero, dopo l’accordo per i 6 miliardi e 500 milioni di euro per la nuova flotta militare, e anche la stessa Fincantieri ci ha rassicurato su un’equa distribuzione dei carichi di lavoro. Insomma tutti gli 8 cantieri sul territorio nazionale avrebbero dovuto avere gli stessi carichi. Invece 7 cantieri hanno ricevuto altro lavoro e Castellammare è rimasta fuori da questa ‘equa distribuzione’.
Continuano a rassicurarci, ma mentre gli altri cantieri sanno per certo – ha spiegato Scarica – che fino al 2022 avranno lavoro, da noi si lavora a singhiozzo. Abbiamo fatto il varo e abbiamo chiesto un incontro con l’azienda affinché ci delucidasse in merito al Piano Industriale, ma fino ad oggi non c’è stata risposta. Al varo erano presenti i vertici aziendali che hanno avuto un incontro con la rsu. Dopo una contrattazione hanno riferito di non poter dare appuntamenti visto lo scenario elettorale e quindi hanno rimandato in primavera. Così è scattata la protesta”.
Castellammare sui tavoli nazionali non ha peso politico, è un po’ come se l’azienda volesse investire e dare lavoro ma le istituzioni regionali non danno appoggio. Anzi. Torniamo al 2011 quando il Governo regionale di Stefano Caldoro di centrodestra firmò con Fincantieri e sindacati un protocollo d’intesa per la realizzazione del bacino di costruzione. In quel caso Fincantieri stanziò 300mila euro per lo studio di fattibilità. Poi, nulla più.
Il punto è proprio quello: con il decentramento delle competenze da Roma alle Regioni, i fondi infrastrutturali sono gestiti da queste ultime. Se prima Fincantieri riceveva dal Governo centrale e poi distribuiva ai vari stabilimenti, ora invece la palla è passata ai Governi regionali. Ma Fincantieri ha più stabilimenti in varie Regioni e se una di esse non è ricettiva, investe su altri complessi industriali. Sembrerebbe proprio questo il caso della Campania. Con strutture obsolete e nessun investimento da parte della Regione Campania, Fincantieri è ostacolata nel portare lavoro a Castellammare e non agevolata come dovrebbe “normalmente” essere.
“L’assurdo è che dopo 3 anni da quando è stato eletto il primo incontro con il governatore Vincenzo De Luca in Regione lo avremo il 5 febbraio. – ha continuato il coordinatore Failms – Nel frattempo abbiamo varato il troncone e ora siamo al 30% della nave militare. E rischiamo ancora che Fincantieri ci chiuda. La forza lavoro a Castellammare è rappresentata da 565 persone più 6/700 persone dell’indotto. Le cifre scenderanno con una sola lavorazione, specie nell’indotto. E ancora in questo troviamo dell’assurdo: siamo il cantiere più produttivo d’Italia, senza investimenti, su tutti e 8 i cantieri italiani”.
Poi c’è il caso dei cantieri in Francia. In pratica Fincantieri ha acquisito una mole di lavoro tale che i soli cantieri italiani non posso gestire e quindi ci si sta rivolgendo ad altri cantieri. L’azienda ha bisogno di più forza lavoro e di più strutture. Addirittura si starebbero utilizzando cantieri in Croazia e in Slovenia per la costruzione di pezzi di nave, così come accade per Castellammare.
“Durante il commissariamento dell’Autorità Portuale ci sono stati segnali per il bacino di costruzione a Castellammare grazie al Piano Regolatore – ha concluso Scarica – ma Spirito se ne uscì con la famosa affermazione di Gioia Tauro in merito alla realizzazione della struttura. Ci sono state smentite, è vero, ma altri segnali opposti in merito non ci sono stati. La Regione, intanto, per il prossimo 5 febbraio, non ha avuto nemmeno la delicatezza di invitare la rsu di fabbrica ma ha invitato di fatto solo Cgil, Cisl e Uil”.
Castellammare di Stabia lì 02 febbraio 2018