sabato 30 novembre 2019

Gente di Stabia:Salvatore Sorrentino - giornalista pubblicista.

Salvatore Sorrentino

Salvatore Sorrentino

Diplomato al liceo scientifico Francesco Severi di Castellammare. Studente di Giurisprudenza presso la Facoltà Federico II di Napoli. Giornalista pubblicista da marzo 2017. Amante del calcio nazionale e internazionale.

Insieme senza BARRIERE 5 dicembre 2019


L'immagine può contenere: una o più persone, persone sedute e testo

Nino Di Maio ha aggiornato la sua immagine di copertina.

Quando un pensiero insiste…


Quando un pensiero insiste…

Quando un pensiero insiste
col suo da farsi
è inutile far finta di niente,
è inutile dimenticarsi
di esistere,
andare oltre
per non abbandonarsi allo sconforto.

Mi dirai
che questa non è poesia,
ma solo una presa di coscienza
impotente e dolorosa
che non riposa
e non ti dà la pace
che vai cercando da sempre.

Eppure hai una voce
che quando canti
incanta gli altri
che ti benedicono
per averli fatto sognare,
trasportando i tuoi
e loro disagi
altrove.

Quando un pensiero insiste
non dimenticarlo.
Prendilo a pretesto
per dare agli altri
un esempio
di vita compiuta.
Resta vicino a chi ti vuole bene
senza una scelta di convenienza.
L’inappetenza
finirà all’istante
nello sguardo che ti cerca
e ti accompagna
per fare la strada assieme
nella campagna intorno.

Non avere scorno
di te che soffri,
ma di te che non vuoi capire
per finire alla grande
il tuo divenire
con l’amore
che ancora ti accompagna,
fede o non fede,
per dormire assieme
e per soffrire assieme
i propri dolori
quando si rassomigliano
e chiedono
per sempre e ancora amore.

Gioacchino Ruocco
30.11.019  Ostia Lido

giovedì 28 novembre 2019

Non tutti i patti finiscono a SARDINE: ma é tutto un “magna-magna


Dal Patto delle Sardine a quello dell'Arancino. Gastronomia della politica
A Catania Salvini, Berlusconi e Meloni siglano la “pace” elettorale. Ma la storia della Seconda Repubblica insegna che le intese raggiunte a tavola durano sempre poco.
3 Novembre 2017 alle 17:07
Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni a cena a Catania (foto LaPresse)

Non è un segreto che in Italia il partito dell'antipolitica abbia costruito gran parte del suo successo sull'idea che la politica sia tutto un “magna-magna”. E anche se si tratta di un luogo comune, di uno stereotipo e, soprattutto, di un'espressione figurata, è difficile non pensarci quando, dopo la loro cena a Catania, l'intesa che sarebbe stata sottoscritta da Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni, viene presentata come il “patto dell'arancino”. Dopotutto gran parte della storia della Seconda Repubblica è stata scandita da “accordi gastronomici” di questo tipo.

La gran parte di tali manicaretti, però, alla fine è andata di traverso ai protagonisti: gli accordi sono falliti, o hanno avuto breve durata. Principio di tutto viene considerato quel “Patto delle Sardine” con cui il 22 dicembre del 1994 Umberto Bossi, Massimo D’Alema e Rocco Buttiglione si accordarono per far cadere il primo governo Berlusconi. Come avrebbe ricordato lo stesso Bossi, i tre cospiratori si erano ritrovati nella casa del leader leghista alla periferia di Roma: “Un posto che a quell'ora di sera, d'inverno, è tetro e cupo come tutte le periferie. La mia casa è molto modesta, roba da operai, niente a che vedere con le ville e i palazzi berlusconiani. Eravamo attorno al tavolo, Buttiglione, D'Alema e io. A un certo punto chiesi: avete fame? La risposta fu un sì piuttosto timido: avevano capito che in quella casa non c'era da aspettarsi una gran cena. Oltretutto non si vedeva l'ombra di una colf, o di un cuoco. Andai in cucina, aprii il frigorifero, e ci trovai una confezione di pan carré, alcune scatole di sardine e tre o quattro lattine di birra e Coca-Cola. Piazzai tutto sul tavolo, aprii lo scatolame e cominciai a mettere insieme qualcosa di simile a dei tramezzini”. Bossi racconta che D’Alema addentando il tramezzino gli avrebbe allora detto: “Adesso ho capito che siete popolari come noi”.
Ma il lìder  Maximo, noto preparatore di risotto in tv, avrebbe poi smentito. Non il pranzo, ma il suo gradimento: “Preferii digiunare. Quel frugale pasto fu consumato da Bossi e Buttiglione”. Che, peraltro, sarebbero poi tornati entrambi col Cav.

Prima di vedersi con Bossi, peraltro, come leader dei due principali partiti di opposizione dell’epoca i due pugliesi Buttiglione e D’Alema si erano incontrati a Gallipoli a luglio, per concordare la loro strategia di fronte a quel piatto che avrebbe poi fatto parlare di “Patto delle Vongole”. 

Fu invece la moglie di Gianni Letta, in qualità di padrona di casa, a preparare la crostata che venne servita come dessert alla cena della Camiluccia in cui ancora D’Alema, assieme all’allora leader del Ppi Franco Marini, a Silvio Berlusconi e a Gianfranco Fini, il 18 giugno del 1997, si accordarono per salvare la Commissione Bicamerale per le Riforme Istituzionali. Stavolta D'Alema non fu schizzinoso come con le sardine di Bossi, e il consenso sulla bontà del dolce favorì l’altro consenso sul principio di un governo di tipo semipresidenziale con legge elettorale maggioritaria a doppio turno. L'esponente dell'allora Pds (e presidente della Commissione) si sarebbe anche impegnato a non spingere sulla legge sul conflitto di interessi e Berlusconi a far proseguire i lavori della Bicamerale fino all'accordo finale. Neanche questo “Patto della Crostata”, come lo ribattezzò Cossiga, ha però prodotto effetti duraturi. Peraltro, anni dopo Cesare Salvi avrebbe tirato fuori una rivelazione in prospettiva più sconvolgente dei file desecretati da Donald Trump sull'assassinio di JFK: la signora Letta non avrebbe servito una crostata ma un budino!
 Evidentemente avvezzo alla “politica gastronomica”, D’Alema il 30 luglio 2008 fu protagonista anche di un “Patto della Spigola” con l’allora presidente della Camera Gianfranco Fini, a proposito della necessità di riforme istituzionali. Forse per riequilibrare, il 16 gennaio del 2009 un altro “Patto della Spigola” ci sarebbe stato anche tra Fini a Berlusconi. Qualche maligno insinuò che in realtà il piatto principale sarebbe stato un altro, ma ne sarebbe stato evidenziato uno diverso perché “Patto del Carciofo” sarebbe suonato malissimo. In teoria l’incontro portò a un’intesa su giustizia e soprattutto sulla confluenza di An nel nuovo Pdl, che infatti sarebbe avvenuta a fine marzo. Ma forse la spigola al posto del carciofo non è stato l’unico equivoco di quell’appuntamento, visto il modo in cui poi andò a finire tra Fini e il Cav.
 Il 6 ottobre 2010 arrivò poi “il Patto della Pajata” tra l’allora sindaco di Roma Gianni Alemanno e Umberto Bossi che si era reso protagonista di alcune intemerate anti-romane. All'incontro contribuirono anche i leghisti con i paioli di polenta. Ma di quell'intesa rimangono soprattutto le immagini del presidente della Regione Renata Polverini che imboccava Bossi. Mentre Alemanno avrebbe poi ammesso che il patto non aveva funzionato. Ragionando nel lungo termine, però, si può pensare che da lì venga l’asse Meloni-Salvini che si è ora saldato al Cav attorno agli arancini siciliani tanto cari anche a Montalbano.
 La politica della tavola, però, non è solo un'esclusiva italiana. O meglio, l’8 settembre del 2014, Matteo Renzi convocò alla Festa dell’Unità di Bologna il primo ministro francese socialista 
Manuel Valls, il segretario del Partito socialista operaio spagnolo Pedro Sánchez, il segretario generale del Pse Hakim Post ed il
 leader dei laburisti olandese Diederik Samson. Malgrado gli oltre 30 grandi, i leader della famiglia socialista europea si ritrovarono a mangiare tortellini in brodo. Un “Patto del Tortellino” per riformare e rilanciare l’Europa, anche se purtroppo di lì a poco sui protagonisti di quel pranzo si sarebbe abbattuta la disgrazia elettorale. Maledizione del Tortellino? Forse.

Non mancano poi esempi a livello di politica locale: dal “Patto del Risotto” all’interno della Lega a quello “della ‘Nduja” tra esponenti calabresi del Pd. Ma forse è il caso di fermarsi qui. Non vi è venuta una certa fame?


mercoledì 27 novembre 2019

AVVERBI, DIVERBI allo Scariolante di Ostia Antiva ore 16,30 del 30/11/2019


La presentazione è andata alla grande.
Anche il presidente del 
Cebìntro Anziani Lo scariolante ha acquistato una copia del libro

Giocchino Ruocco, Gioacchino Assogna, pres. del Circolo, 
e il critico d'arte dott.sa Anna Iozzino.
30.11.2019 Ostia antica




Il 30 novembre 2019 al Centro Anziani “Lo Scariolante”
“AVVERBI, DIVERBI E SENTIMENTI”: UN LIBRO DI POESIE DI GIOACCHINO RUOCCO

        Buonasera a tutti e benvenuti a quest’incontro con la Poesia. Sono felice, ma anche emozionata nel partecipare a questo Evento ideato con competenza e passione dall’on. Gioacchino Assogna, presidente di questo spazio polifunzionale del Centro Anziani “Lo Scariolante” .
        È un incontro che vuole far riflettere sul ruolo educativo della creatività, sia per gli anziani che per i giovani, poiché qualsiasi servizio educativo deve partire dai contenuti per farsi strumento di cittadinanza, di inclusione sociale e  di espressione delle diversità culturali.
        Il libro “Avverbi, diverbi e sentimenti” del poeta Gioacchi no Ruocco, pubblicato con Book Sprint Edizioni, è dedicato a tutti coloro che ama e che lo amano o che l’hanno amato. È dedicato anche a coloro che, come lui, non sopportano la nostra società, ormai in un lento stato di decadimento e priva dei valori fondamentali di rispetto, onestà, solidarietà, giustizia, creatività e una positiva visione del mondo. Un libro scritto con l’intelligenza del cuore, con il meta-linguaggio della poesia e dedicato all’armonia e all’amore che dovrebbe unire tutti gli uomini e tutti gli elementi dell’universo senza mai comprometterne la libertà e la diversità. È un libro dedicato alle nostre problematiche esistenziali con tutto il loro mistero di vita e di morte. 
Il suo linguaggio poetico non si può definire semplice e d’immediata comunicazione, ma pregnante nel senso che va al di là del suo più immediato significato. È  fatto di assonanze, accenti, rime, ritmi, musicalità e conrasti dialettici coinvolgendo l'ambito dell’emotività, dei sentimenti e di una filosofia esistenziale con una disposizione naturale all’amore in tutte le sue più sottili sfumature: amore verso la sua famiglia, gli amici, i luoghi dove è nato, dove è cresciuto, dove ha studiato, dove ha lavorato, amore verso il mare, la campagna, i paesaggi interiori ed esteriori in ogni stagione della natura e dell’uomo, riconoscenza verso alcne persone e gli autori che più l’hanno influenzato intellettualmente come Eugenio Montale, Robert Frost, Cesare Pavese, Pierpaolo Pasolini ed altri.
Il libro “Avverbi, diverbi e sentimenti” è la sua raccolta di poesie più recente, scritta tra il 2018 e 2019, ma anche quella più matura, dove si esprime attraverso versi  ostici, significativi e spesso impervi, difficili da attraversare. La poesia che fa da incipit al libro è dedicata ad “Ostia” in un’esplorazione  del nostro territorio che sottende il degrado ambientale, sociale ed umano del litorale romano con i periodici incendi dolosi, la perdita di biodiversità, l’inquinamento della terra e del mare, il deterioramento della qualità della vita. Nella poesia “Adesso”  c’è tutto il dilemma dell’amore che per sua natura non ha  una sua certezza affettiva rinnovando un tema antico e sempre nuovo, quello del desiderio di un amore autentico, che ha una forza tale da accogliere e filtrare tutto ciò che viviamo, pensiamo e sentiamo. Nella poesia “Per un istante almeno”  il poeta rievoca i vari momenti  di un suo amore, tutti raccolti dietro un cancello che la memoria apre e chiude a piacimento.  Oltre quel cancello si ritrovano tutte le immagini e i tesori di una stagione passata, che in uno scrigno sigillato si difendono dalla corrosione  della mente, che spesso cancella e confonde. “Venni una notte” è una poesia dedicata alla tragica morte per aggressione, tra dubbi e misteri, dello scrittore e regista Pier Paolo Pasolini sulla spiaggia dell’Idroscalo di Ostia il 2 novembre del 1975. In particolare richiama la sublime in senso spirituale ed intellettuale “Supplica a mia madre“ di Pier Paolo Pasolini. Nella poesia “Anche oggi”, malgrado descriva una giornata piovosa e un cielo coperto di nuvole, si avverte forte un desiderio di primavera con semi trasportati dal vento, nuovi germogli e fermenti sotterranei. Nella poesia “Ancora” il poeta rievoca un ricordo dell’infanzia: il suo primo peccato per la sopravvivenza quando durante la guerra tutti avevano una fame da lupo e le starne ed altri uccelli , stanchi per aver attraversato il mare, si posavano nei solchi della campagna  davanti  alla sua casa e il cane, come una vera manna piovuta dal cielo, li prendeva e li portava nella stalla.  La poesia  “Bene” è dedicata al poeta Eugenio Montale che, dopo un anno dalla morte della moglie Drusilla Tanzi , nel 1964 inizia a scrivere una serie di poesie con l'intento di omaggiarla, offrendogliele come dono con il titolo “Xenia” che in greco indicavano  i doni fatti all’ospite. La poesia dedicata “A Robert Frost”, il grande poeta statunitense è un omaggio allo scrittore che ha saputo cantare la natura protettiva e generosa come un’eterna primavera in cui gli alberi fioriscono e fruttificano e gli uomini  ne assecondano l’operosità con le loro cure. Il “Controtempo” è sempre un effetto di contrasto, una disarmonia. Il controtempo è disarmonia anche in un amore che non si rivela pienamente e non riesce ad addolcire la parte più aspra del cuore della sua donna. Nella poesia “Se m’innamoro ancora?” il poeta risponde senza esitazione che è pronto ad innamorarsi ogni giorno. Ritorna l’ottimismo e il desiderio d’amore mescolato alla gratitudine per la vita.
        Vi sono temi universali come lo scorrere del tempo e la  voglia di viverlo appieno, istante per istante. Questa poesia è un canto d’attesa, di sogno, di desiderio e di speranza.
Gli alberi dei “Salici piangenti” amano l’acqua e sono piante ornamentali nei giardini o per decorare grandi vasche, stagni e le rive dei corsi d'acqua. Secondo il Cristianesimo sono il simbolo  di castità e purezza. Inoltre, simboleggiano, dato il portamento, il giusto atteggiamento da avere davanti a Dio: prostrati e riverenti.
       

                                                             Drs. Anna Iozzino
                                                                                 (Storica dell’Arte)

animali e condominio: tutto quello che c’è da sapere

I regolamenti relativi ad animali e condominio: tutto quello che c’è da sapere

di ERIKA FACCIOLLA del 15 GIUGNO 2019
Animali e condominio rappresentano un binomio non sempre facile da gestire. Chiunque abbia un animale in appartamento sa che la coesistenza con vicini e condomini poco tolleranti può dar vita ad attriti e dissapori. Vediamo cosa dicono le nuove regole e i regolamenti condominiali in proposito.
I regolamenti relativi ad animali e condominio: tutto quello che c’è da sapere
Forse non tutti lo sanno, ma nel 2013 la legge che riguarda animali e condominio è stata aggiornata con importanti novità che disciplinano quella che spesso rappresenta una ‘spinosa’ questione. Il principio ispiratore della nuova normativa si può riassumere così: vietato vietare. La legge di riferimento è la 220/2012 del Codice Civile che il 18 giugno 2013 è stata integrata con l’articolo 16 che che disciplina proprio la permanenza degli animali in appartamento.
La disposizione della legge parla chiaro: Le norme del regolamento condominiale non possono vietare di possedere o detenere animali da compagnia”.
Il motivo per il quale si è dovuto ricorrere ad un aggiornamento della legge è molto semplice. Secondo le ultime stime, il numero di animali da compagnia detenuti in appartamento nel nostro Paese è in continuo aumento.
Ad oggi, infatti, gli animali domestici presenti in condominio sarebbero 60,5 milioni (fonte Assalco-Zoomark). I cani rappresentano il 55,6% di questo dato, seguiti dai gatti (49,7%), pesci, roditori, uccelli e rettili. Con l’aumento del numero di animali nei condomini sono aumentate anche le controversie e sempre più spesso le dispute tra condomini insofferenti arrivano davanti al Giudice di Pace.

Animali e condominio: le regole

La nuova Legge sulla permanenza di cani, gatti e altri animali da compagnia all’interno dei condomini sancisce definitivamente il diritto a possederne ma fissa anche alcune regole. Diritti e doveri di chi decide di convivere con un animale sono ben definiti e di fatto lasciano cadere tutte le limitazioni finora vigenti. Ma entriamo nel dettaglio e vediamo cosa dice esattamente la legge.
Innanzitutto vengono esplicitate le tipologie di animali che è possibile portare in appartamento, allargando la definizione di ‘animale domestico’ a conigli e galline.
Al contrario di quanto si pensa, la nuova legge autorizza di fatto l’utilizzo delle parti condominiali comuni, pur prevedendo alcune limitazioni. In via generale, chi col comportamento del proprio animale danneggi o distrugga beni altrui può essere costretto all’allontanamento. E’ quindi fondamentale educare l’animale ad una condotta rispettosa degli spazi comuni e osservare le regole di civile e rispettosa convivenza nei confronti degli altri condomini.
Tuttavia, anche coloro che non gradiscono la presenza di animali in condominio dovranno attenersi ad alcune regole comportamentali. Non solo non si potrà vietare al vicino di possedere un animale, ma non si potranno neanche attuare iniziative repressive nei confronti delle colonie feline. La legge del 1991 prevede, infatti, che le colonie feline hanno diritto alla territorialità e qualsiasi forma di allontanamento attuata nei loro confronti è considerare maltrattamento. Tale principio decade, ovviamente, nel caso in cui si debba intervenire per comprovate motivazioni di carattere igienico-sanitario.

Animali e condominio: le limitazioni

Il dibattito sulla possibilità di vietare l’ingresso di animali da compagnia nei condomini attraverso appositi regolamenti condominiali è molto antico. La legge, da una parte, è intervenuta con il chiaro intento di regolamentare questo diritto e porre fine alle controversie. Dall’altra, però non può cancellare gli accordi già presi.
In buona sostanza, è importante sapere è che la legge ha efficacia a partire dalla sua entrata in vigore e non può essere in alcun modo applicata ai regolamenti condominiali approvati in precedenza. Ecco perché se il regolamento condominiale vietava la permanenza di animali da compagnia già prima del 18/06/2013, tale divieto non potrà essere annullato in nessun caso.
maialino nano animali e condominio
IGià, ma quali sono gli animali da compagnia?
C’è poi da sottolineare che il diritto di tenere un animale nella propria abitazione non deve considerarsi illimitato. E’ necessario, infatti, esercitarlo nel rispetto di alcune regole di convivenza condominiale fondamentali.

Le regole di convivenza fondamentali

Com’è facile immaginare, le limitazioni riguardano sopratutto l’uso delle parti comuni. In particolare:
  • L’animale non può essere lasciato libero nelle parti comuni del condominio, emanare cattivi odori o emettere in continuazione rumori molesti.
  • Il regolamento condominiale può limitare il diritto a detenere animali in casa per ragioni igienico-sanitarie. A esempio, può limitare il numero di animali che possono avere accesso ad ogni abitazione.
  •  Gli accordi condominiali possono limitare l’accesso degli animali in zone comuni ben definite, purché ciò non violi, di fatto, il diritto sancito dalla legge.
  • Ovunque l’animale, in particolare i cani, possono incontrare altre persone, è necessario l’uso del guinzaglio e, all’occorrenza, della museruola.
  • Può essere fatto divieto di detenere un animale da compagnia in appartamento qualora l’animale questione produca rumori molesti di notte e di giorno. In questi casi, si tiene conto del principio di ‘normale tollerabilità’ richiesto dalla pacifica convivenza condominiale.
  • Nel contratto d’affitto (natura privata), il locatario può inserire una clausola di divieto alla detenzione di animale da compagnia nel proprio appartamento, che una volta sottoscritto il contratto diventa vincolante.
animali e condominio
Quali sono le regole di condominio per il nostro amico a quattro zampe?

Animali e condominio: come difendere il diritto

Come sempre, però, attenzione agli abusi e ai condomini prepotenti. Se da una parte l’uso delle parti comuni può essere limitato dal regolamento condominiale, dall’altra l’utilizzo di alcune aeree non può essere vietato. L’esempio classico è l’utilizzo dell’ascensore. A condizione che l’animale non sporchi o emetta odori particolari, l’ascensore è e rimane proprietà di tutti i condomini.
Se un regolamento condominiale tenta di vietare la detenzione di animali adducendo come motivazione la tutela della quiete collettiva è necessario che se ne accerti effettivamente la fondatezza. In altre parole, i condomini che si oppongono alla presenza di un animale dovranno documentare – tramite ASL o periti privati – la gravità del problema e dimostrare il pregiudizio.
Sul tema animali e condominio, quindi, sappiate che non possono essere deliberate disposizione tali da limitare o annullare tale diritto. Se necessario, si può fare ricorso al Giudice di Pace entro 30 giorni dall’approvazione delle delibera condominiale. Se non eravate presenti durante l’assemblea, i 30 giorni decorrono dal giorno in cui viene recapitata la copia del verbale.

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