FUSCO, Alfonso
da Treccani Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 50 (1998)
di Nicola De Ianni
FUSCO, Alfonso. - Nacque a Castellammare di Stabia, nel golfo di Napoli, il 13 giugno 1853 da Casimiro e Filomena Montegna. Ereditò dal padre un cospicuo patrimonio e numerose attività imprenditoriali che, insieme con i fratelli, cercò di accrescere ulteriormente. Sin dall'inizio ritagliò per sé un ruolo prevalentemente politico con l'implicito obiettivo di favorire gli interessi della famiglia.
Trasferitosi a Napoli, pose solide basi in alcune cruciali istituzioni cittadine, presupposto della sua ascesa politica. Non ancora quarantenne, fu eletto consigliere per Castellammare della Camera di commercio ed arti e, contemporaneamente, consigliere provinciale e comunale; fu, inoltre, per molti anni giudice del tribunale di Commercio e poi membro della commissione d'appello che si occupava dei redditi di ricchezza mobile.
Svolse soprattutto quest'ultimo incarico esclusivamente a difesa dei contribuenti più facoltosi, ai quali prestò grande aiuto nei contenziosi fiscali. In cambio, addirittura con ostentata fierezza, chiedeva ai suoi protetti di sostenerlo in tutte le competizioni politiche cui sempre più spesso partecipava. Con tali metodi il F. assurse a simbolo della degenerazione della lotta politica meridionale, trovandosi sovente, nel corso della sua lunga carriera, al centro di aspri conflitti e campagne di denuncia.
Per quanto riguarda gli interessi industriali del F., questi furono inizialmente concentrati soprattutto in una importante fabbrica di alcool a Castellammare di Stabia e in una pionieristica azienda per la produzione del gas a Torre Annunziata, con la quale conquistò l'appalto dell'illuminazione cittadina e il monopolio della fornitura per motori a gas negli impianti in uso nei pastifici della zona. Inoltre si fece promotore di una Società agricola meridionale, una sorta di consorzio delle aziende della provincia, che gli valse la considerazione degli organismi sindacali, premi e diplomi alla Esposizione nazionale di Torino del 1882 e l'attenzione del ministro dell'Agricoltura, Industria e Commercio, D. Berti, che lo insignì del titolo di cavaliere dell'Ordine della corona d'Italia (Amato, pp. 4 s.).
Sul finire del secolo il F. aveva dato vita a Napoli a ulteriori iniziative imprenditoriali e commerciali nel settore dei carboni fossili, in quello dei materiali da costruzione e in quello degli olii minerali (Guida generale di Napoli e provincia, I, Napoli 1900, p. 671). Contemporaneamente risultava nell'albo dei periti commerciali nel settore carboni e, come già ricordato, era membro della commissione provinciale d'appello delle imposte dirette (ibid., III, ibid. 1902, p. 350).
Con il suo proverbiale attivismo e con capacità organizzative fuori del comune, il F. poté sopperire ad alcune lacune particolarmente gravi soprattutto in rapporto alla sua attività politica, quali la scarsissima capacità oratoria e le evidenti carenze di cultura generale, dal momento che aveva abbandonato molto presto gli studi.
Politicamente fu un monarchico costituzionale, ministeriale, prima crispino, poi giolittiano. Nel 1895, in occasione delle elezioni politiche per la Camera dei deputati, riuscì a farsi candidare nel collegio di Castellammare in virtù del suo interessamento ai problemi economici cittadini non esclusi, naturalmente, quelli in cui era direttamente coinvolto.
Proprio in quello stesso anno si fece, ad esempio, promotore di un gruppo di pressione volto a mitigare gli effetti negativi per l'industria distillatrice di un r.d. del dicembre 1894 (Il Pungolo parlamentare, 3-4 genn. 1895).
L'esito della consultazione gli fu favorevole e in Parlamento si schierò fra gli amici di Crispi, ma la legislatura fu assai breve perché nel febbraio 1897 si ebbe lo scioglimento anticipato delle Camere e la convocazione di nuove elezioni per il 21 marzo successivo. Ancora candidato per il collegio di Castellammare, il F. questa volta non fu eletto, come molti altri candidati crispini (Storia del Parlamento italiano, p. 286). Nella primavera del 1900 gli elettori furono nuovamente chiamati alle urne e dopo il rifiuto di P. Boselli e del deputato uscente, ammiraglio G. Palumbo, si spianò la strada alle candidature del F. e del radicale R. Rispoli, che inaugurarono così una lunga serie di competizioni per la conquista del seggio di Castellammare. In questa circostanza la vittoria arrise nettamente al F. (Il Pungolo parlamentare, 4-5 giugno 1900).
Tra la primavera e l'estate del 1902 il periodico socialista La Propaganda promosse un'inchiesta sulle commissioni di appello delle imposte dirette e l'attenzione cadde sull'attività di quella di cui aveva fatto parte il Fusco. Furono anche pubblicati documenti per lui compromettenti, come una lettera in cui chiedeva per sé e per i suoi amici un appoggio in occasione delle elezioni offrendo in cambio il suo intervento nell'ambito della commissione tributaria.
La successiva sconfitta del F. nelle elezioni suppletive del collegio di Castellammare per la Camera dei deputati (dopo l'annullamento della sua precedente elezione del 1900) fu salutata da La Propaganda come una vittoria contro la camorra e la delinquenza.
Ancora una volta libero da impegni parlamentari, il F. decise di impegnarsi maggiormente nelle attività del Comune di Castellammare, riuscendo nel febbraio 1903 a farsi eleggere sindaco.
Il Comune della cittadina vesuviana già da qualche tempo era stato scosso da scandali e polemiche amministrative che avevano portato, dalla primavera del 1902, a ben due gestioni commissariali straordinarie. L'amministrazione del F. pose momentaneamente fine a tali contrasti, costituendo una sorta di restaurazione dei vecchi equilibri politici e affaristici. Il sindaco fu eletto con larga maggioranza (29 voti a favore e 7 schede bianche: cfr. Arch. stor. comunale di Castellammare di Stabia, Registro di delibera di Consiglio, verbale dell'11 febbr. 1903) e presentò un programma basato sull'incremento del turismo, sullo sviluppo del commercio e dell'industria e sulla tutela e cura del cantiere navale, da cui dipendevano, direttamente o indirettamente, le sorti della maggioranza dei cittadini stabiesi. L'amministrazione resse a lungo, ma vide progressivamente esaurire il suo slancio, paralizzata da aspre e spesso sterili polemiche che portarono alle dimissioni del F. nell'agosto del 1906 (ibid., verbale dell'8 ag. 1906).
Nel febbraio-marzo del 1909 il F. e il Rispoli per l'ennesima volta si ritrovarono avversari nel collegio di Castellammare in occasione delle elezioni generali per la XXIII legislatura. La campagna elettorale risultò assai accesa, contrassegnata da frequenti scontri tra i sostenitori dei due schieramenti (Il Pungolo parlamentare, 7-8 ag. 1909) e si risolse con la netta vittoria del Fusco. Ma ormai il contesto sociale ed economico era in rapido mutamento. La forte ascesa del movimento socialista nel Napoletano, dovuta soprattutto all'attivismo della corrente bordighiana (Fatica, pp. 474 ss.), ridusse fortemente i margini di successo del suo paternalismo demagogico. Neppure sul versante del sottobosco governativo l'azione del F. risultò molto efficace.
Terreno di verifica obbligato è in questo senso la tormentata vita del locale cantiere navale, dove, nel periodo tra 1888 e il 1910, furono costruite alcune fra le principali unità della flotta militare italiana. Ma di fatto, in relazione ai criteri di assegnazione dei lavori ai diversi stabilimenti sparsi nel paese e all'aspra lotta tra interessi pubblici e privati, finirono per distinguersi più i parlamentari napoletani, in particolare E. Arlotta, che non i parlamentari stabiesi come il F. (Vanacore, pp. 55 ss.).
Nelle elezioni politiche per la XXIV legislatura, le prime a suffragio universale (primavera del 1913), il F. non venne rieletto. La vittoria dell'eterno rivale Rispoli fu determinata dall'accordo tra i repubblicani e i socialisti di Torre Annunziata e di Castellammare, che su quest'ultimo fecero confluire i propri voti.
Il F. scomparve progressivamente dalla scena; morì a Castellammare di Stabia il 27 maggio 1916.
Fonti e Bibl.: Necr. in Il Risveglio di Stabia, I (1916), 12, ora in M. Palumbo,Stabiae e Castellamare di Stabia. Antologia storica, Napoli 1972, p. 609; Castellammare di Stabia, Arch. stor. comunale, Registro di delibere di consiglio e della giunta, anni 1903-06; D. Amato, Cenni biogr. d'illustri uomini politici e dei più chiari scienziati, letterati ed artisti contemp. ital., II, Napoli 1891, pp. 3 s.; A. De Gubernatis, Piccolo diz. di contemp. italiani. Appendice, Roma 1895, p. 6; Guida generale di Napoli e provincia, Napoli 1900-16, ad nomen; G. Celoro Parascandolo,Castellammare di Stabia, Napoli 1965, p. 62; M. Fatica, Origini del fascismo e del comunismo a Napoli (1911-1915), Firenze 1971, pp. 47, 474; M. Palumbo, Stabiae e Castellammare di Stabia, Antol. storica, cit., pp. 609 ss.; Storia del Parlamento italiano, X, Palermo 1973, p. 287; A. Barone, Piazza Spartaco. Il movimento operaio e socialista a Castellammare di Stabia. 1900-1922, Roma 1975, pp. 21-23; G. Russo, La Camera di commercio di Napoli dal 1808 al 1978. Una presenza nell'economia, a cura di G. Alisio, Napoli 1985, pp. 317, 338. Sono stati inoltre consultati i quotidiani: Il Giorno, 1904-16; Il Mattino, 1895-1916; Il Pungolo parlamentare, 1895-1911; Il Roma, 1895-1916 e il periodico La Propaganda, 1899-1910. Per le notizie su Castellammare si vedano pure: L'Arch. stor. comunale di Castellammare di Stabia. 1513-1946, a cura di G. D'Angelo - M. Di Maio - A. Di Martino, Napoli 1982; C. Vanacore, Il cantiere navale di Castellammare di Stabia. 1780-1983, Napoli 1987; A. Acampora - G. D'Angelo, Le fonti bibliogr. per la storia di Castellammare, Castellammare 1996.