Dopo il corteo riprendono i
lavori in villa comunale, ma è solo “fumo negli occhi”
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Castellammare di Stabia privata anche della villa comunale.
In migliaia scendono in strada chiedendo le dimissioni
del sindaco Cuomo
La domenica pomeriggio, come consuetudine, a Castellammare
di Stabia ci si ritrova in villa comunale, ma ormai da mesi questo punto di
incontro per giovani e meno giovani, famiglie e bambini è chiuso al pubblico
per lavori in corso. Lavori inaugurati, sospesi, bloccati da errori
progettuali, ed ancora fermi, nonostante un termine di scadenza che si fa
sempre più vicino, dopo il quale “addio fondi europei”. Così, riprendendo
questa “tradizione”, ieri pomeriggio migliaia di cittadini stabiesi si sono
dati appuntamento nei pressi dell’albergo Miramare, dove è partito un corteo
pacifico contro lo stato di degrado in cui è stata ridotta l’intera città.
“Ridateci la villa. Tutti a casa”. Queste le parole
scritte a caratteri cubitali sullo striscione che guidava il corteo. Poche
parole, ma significative. I cittadini rivogliono la loro Villa Comunale e con
essa anche la città, per questo chiedono ripetutamente le dimissioni del
sindaco Cuomo. Un sindaco ormai di pochi, dal quale gran parte dei
cittadini non si sentono rappresentati e verso il quale non nutrono più fiducia
e stima.
Il corteo ha raggiunto i pressi della casa del sindaco
Nicola Cuomo, dove, tra cori da stadio e grida, i cittadini hanno espresso
tutto il loro disappunto, ma il diretto interessato ha preferito ignorare la
manifestazione e rifugiarsi tra le pareti della sua abitazione, evitando di
incrociare il suo sguardo con quello dei tanti giovani, dei bambini ed anche
degli anziani in carrozzella che hanno preso parte al corteo in nome di
una dignità di cui Castellammare di Stabia è stata privata, ma nella quale non
hanno smesso di credere.
Di tutta risposta questa mattina hanno ripreso i lavori in
Villa Comunale, ma è solo altro fumo negli occhi, gli stabiesi hanno fatto
presto a capirlo. È bastato un video condiviso su facebook da un utente che
utilizza un nome di fantasia, nel quale sono ripresi i soli due operai
all’opera, di cui uno non fa altro che spostare con lo scavatore le macerie da
un lato all’altro, anziché riporle direttamente sul camion per procedere al
loro smaltimento.
Forse si tratta dell’ennesimo tentativo (fallito) da parte
dell’amministrazione di prendere altro tempo? Probabile, ma ormai di tempo ne
resta davvero poco.
Cristina
Gargiulo
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