Allarme virus del Nilo: rischi e prevenzione
Il Veneto è da settimane
alle prese con il Virus del Nilo, una temibile forma virale veicolata dalla
puntura di zanzara, conosciuta nel mondo con il nome di West Nile Disease,
febbre del Nilo occidentale. Il nome deriva dal fatto che l’infezione venne diagnosticata
per la prima volta nel 1937 in Uganda.
Al momento, si parla di
una dozzina di casi accertati: i sintomi che generalmente rivelano il contagio
sono febbre, costante mal di testa, dolori articolari, nausea e comparsa di
bolle sul corpo, mentre il periodo di incubazione varia tra un paio di giorni e
due settimane.
Nei casi più gravi, che
però sono estremamente rari, si arriva a soffrire anche di febbre molto alta e
disorientamento, fino ad arrivare a tremori, convulsioni, meningite, encefalite
e coma: l’1% dei pazienti che non hanno decorso benigno, è rappresentato da
persone anziane o immunodepresse. L’infezione, fortunatamente, non è quasi mai
fatale.
A veicolare il virus è
il morso della zanzara Culex Pipiens, che è quella comunemente presente in tutto
l’emisfero boreale, Italia compresa. Il contagio non può avvenire da persona a
persona e non esistono vaccini o trattamenti specifici: farmacologicamente,
possono solo essere tenuti a bada i sintomi.
Chi viene colpito dal
virus del Nilo, a guarigione avvenuta, ne risulta completamente immune. Per il
recupero completo possono occorrere anche 3 mesi e in alcuni pazienti la
sintomatologia permane anche oltre un anno dopo.
Gli esperti raccomandano
di limitare al massimo la proliferazione di questi insetti, evitando che si
crei l’ambiente ideale alla loro riproduzione, rappresentato soprattutto da
acqua stagnante (anche quella che rimane nei sottovasi dopo l’innaffiatura
delle piante)
E’ opportuno anche che
le amministrazioni comunali procedano a regolari interventi di disinfestazione
cittadina.
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