Il
materassaio
Macchina per cardare la lana |
Se non
è scomparso il mestiere del materassaio come era definito fino a qualche anno
addietro, esisterà solamente a livello industriale dove la lana deve essere per
forza cardata per essere filata.
Il
materassaio rifaceva i materassi che erano imbottiti completamente di lana
ricardandola per darle volume e liberarla dalle impurità che sono costituite
dalla polverizzazione delle fibre minute. Alcune volte veniva rifatta anche la federa
che era costituita dal contenitore o sacco dove veniva riposta la lana cardata.
Quando
ero piccolo e fino a qualche hanno fa l’operazione per i meno abbienti avveniva
all’interno della propria abitazione. Oggi, tenuto conto che conservo ancora
cuscini pieni di lana, mi tocca ancora ripeterla.
Il
materasso , dopo essere stato liberato dai legacci che lo obbligavano ad
assumere una forma regolare nel tempo ed aver aperto la cucitura che ne chiudeva
la bocca di accesso, veniva svuotato della lana che era al suo interno che
veniva raccolta su un lenzuolo col quale veniva trasportata all’aria aperta e
messa al sole per una prima pulizia dalla fibre minute che il vento portava via
mentre si agitava la massa più compatta e dargli quel calore che serve a
purificarla dagli odori del corpo.
Era d’obbligo
indossare una protezione per le vie respiratorie e mettersi sopravento per non
essere investito dalla polvere di lana che si attaccava addosso creando un forte
prurito e non farla penetrare nelle vie respiratorie.
In
genere partecipavano all’operazione tutti quelli abili o ritenuti tali se non
soffrivano di allergie. L’operazione veniva compiuta a mano con le quali si
cercava di allargare e dare volume ai cerri di lana più compatti.
Dopo
qualche ora le mani quando le dite non reggevano più all’operazione di presa
bisognava necessariamente fermarsi e alternarsi con le forze più fresche che
arrivavano dai vicini di casa. L’operazione costituiva anche un momento di ritrovo
tra l’intera famiglia e i vicini che si assicuravano così un aiuto quando erano
loro a ripetere l’operazione.
Intanto
il grosso sacco che era stato prontamente lavato e messo ad asciugare al sole veniva
riappoggiato sopra la rete, dove era stato riposto e assicurato un telo che
doveva preservalo da lacerazione e macchie di ruggine (coprirete) veniva
riempito della lana che era stata allargata a mano o cardata con una macchina
presa in affitto, sistemandola al suo interno in maniera tale da avere uno
spessore costante ed omogeneo per assicurargli una trapuntatura che doveva
garantire che non venissero a creare dei vuoti che poi non avrebbero assicurato
un buon riposo.
L’operazione
di rifarlo era affidata a persona capace ed esperta o alla padrona di casa che
così facendo si assumeva la responsabilità di un buon riposo per se e per il
congiunto.
Per la trapunta
tura erano state acquistate o recuperate le fettucce ancora in condizioni di
essere riutilizzate ed era stato tirato fuori dal cassetto degli attrezzi
domestici l’ago d’acciaio che era lungo dai 15 ai veni centimetri che veniva
utilizzato per trapuntare il sacco nei punti precostituiti per rendere
compatta, omogenea la lana che veniva ricollocata all’interno del materasso.
Ad
operazione ultimata che avveniva nel primo pomeriggio, dopo aver pulito la casa
dalla polvere residua ed aver riassetta la camera da letto, la mamma o la
padrona di casa offriva quasi sempre un gelato di quelli confezionati che già
negli anni cinquanta si erano affermati o una torta fatta in casa, mentre a
mezzo giorno era stata servito per i più affamati un piatto di spaghetti che “poteva
andare davanti al re” tanto era gustoso e appetitoso.Le “tracchiulelle”
rendevano il sugo veramente speciale, ma il caffè freddo o caldo non mancava
mai.
Mentre
i più piccoli non mancavano di lamentarsi, tra i grandi correvano battute che
facevano ridere e scherzare alleviando il dolore delle dita che dopo i primi
minuti si faceva sentire per l’impossibilità di afferrare in maniera
determinate il prodotto da allargare che equivaleva alla cardatura.
E’
inutile dire che si allargava anche la lana contenuta nei cuscini che venivano
rifatti contemporanea- mente al materasso.
Altre
volte, quando lo stato di salute non lo permetteva e la tasca era un po’ più
piena si ricorreva al materassaio che provvedeva la ritiro e alla riconsegna del
materasso e dei cuscini. Generalmente si preoccupava anche di far rifare il
sacco se questo era consunto.
Bisogna
dire che il rifacimento del materasso era una gran festa e procurava tanti
ricordi che un materasso di oggi non porta con se. La lana era sempre e
comunque riutilizzabile. Quella mancante veniva integrata con quella che si acquistava
e si continuava a vivere dormendo su un prodotto naturale. I materassi a molla,
una volta finita la loro vita, diventano un ingombro difficile da eliminare. Non
li puoi abbandonare nei cassonetti e neppure per la strada.
Ricordo
ancora quelli che riempivano i propri materassi di fieno o di foglie di
granturco sul quale il sonno acquistava odori diversi da quella della lana
anche se erano più facili da rifare. Bastava svuotarli. Conferire il contenuto
nei raccoglitori dei rifiuti o addirittura utilizzarli per farne fuoco.
Anche
per essi era prevista la trapunta tura, ma quelli di fieno col tempo
diventavano più duri perche il prodotto si compattava facilmente.
Il termine materasso deriva dall'arabo e significa
"gettare" e "posarsi su". Durante le Crociate gli leeuropei adottarono
il metodo arabo di dormire su di un cuscino poggiato direttamente sul terreno.
Storicamente il materasso è stato imbottito con paglia, da
cui il termine alternativo pagliericcio, con crine, lana di pecora o altri
materiali morbidi. I materassi moderni sono di vari tipi e possono essere
costituiti da molle ricoperte di strati più o meno spessi di lana o
altri materiali morbidi, oppure composti interamente di lattice di gomma.
Esistono poi materassi pieni di aria o di acqua, che servono per
usi speciali, adottati particolarmente per i malati lungodegenti, per evitare
le piaghe da decubito.
Nel calcio e negli sport a squadre la squadra materasso è quella più debole, che perde
frequentemente.
L'ultimo che ricordo stava a Via regina Margherita.
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