Napoli, minacce a imprese per imporre assunzioni: arrestati operai e sindacalisti
Secondo i pm della Procura di Torre Annunziata erano questi i metodi con cui sei lavoratori, tra cui alcuni rappresentanti sindacali riducevano alla totale impotenza gli imprenditori che lavoravano per l’indotto della Fincantieri di Castellammare di Stabia (Napoli). Tutto questo per ottenere assunzioni di familiari
Operai e sindacalisti accusati di estorsione. Arriva dal Napoletano una storia di minacce di violenze fisiche e morali, anche nei confronti di familiari, “agitazioni sindacali pilotate” per paralizzare o rallentare attività industriali, “rischi” di furti e di danneggiamenti.
Secondo i pm della Procura di Torre Annunziata erano questi i metodi con cui sei operai, tra cui alcuni sindacalisti, riducevano alla totale impotenza gli imprenditori che lavoravano per l’indotto della Fincantieri di Castellammare di Stabia (Napoli). Tutto questo per ottenere assunzioni di personale.
Le indagini degli agenti del locale commissariato di polizia sono scattate dopo le denunce presentate da due imprese che all’inizio del 2014 che aveva ottenuto una importante commessa dalla Fincantieri per la realizzazione di una nave di nuova generazione ad alta tecnologia. In manette sono finiti il sindacalista Antonio Vollono e il capofficina della FincantieriFrancesco Amoroso. Entrambi – con i loro sistemi secondo l’ipotesi della Procura – sono riusciti a ottenere l’assunzione di familiari che non avevano alcuna competenza tecnica per i ruoli ricoperti, né svolgevano alcuna attività per guadagnare la retribuzione percepita. Arrestati anche Catello Schettino, i fratelli Catello e Ferdinando Scarpato e Nicola Tramparulo. Le accuse, per tutti, sono di estorsione aggravata e continuata. Per Vollono e Tramparulo anche di sequestro di persona.
Le denunce sono arrivate sul tavolo degli investigatori solo nel gennaio del 2015, quando per uno degli imprenditori la situazione era ormai fuori controllo. L’uomo raccontò ai responsabili della Fincantieri le vessazioni a cui era sottoposto da un anno da parte di Vollono il quale, secondo il suo racconto, lo aveva costretto ad assumere personale privo di competenze, tra cui la moglie.
Intercettazioni telefoniche e ambientali hanno documentato lemanifestazioni di protesta messe in piedi dal sindacalista per costringere l’impresa a nuove assunzioni e rinnovi contrattuali. In un’occasione, è emerso dalle indagini, l’imprenditore è stato avvicinato e minacciato da quattro persone entrate con la forza nella sua auto: dopo averlo portato in una zona deserta gli dissero che gli avrebbero sparato se non si fosse adeguato alle loro richieste. Dopo quest’episodio l’uomo assunse altro personale.
Dopo questi episodi la Fincantieri attivò controlli interni che portarono a contestazioni disciplinari e al licenziamento di Ferdinando Scarpato, Antonio Vollono e Francesco Amoroso.
Un secondo filone d’inchiesta ha poi rivelato altre estorsioni da parte di Vollono, dei fratelli Catello e Ferdinando Scarpato e di Catello Schettino, ai danni di un altro imprenditore preso di mira. Quest’ultimo, solo dopo molte resistenze, ha ammesso di avere subìto pressioni da Amoroso per l‘assunzione fittizia della figlia, da febbraio-marzo 2014. Amoroso, ex capofficina della Fincantieri, aveva fino a quel momento rallentato l’attività dell’imprenditore allungando i tempi della lista d’attesa per gli imbarchi, che poteva manovrare in virtù del suo ruolo.
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