Periodicamente si levano voci per la riapertura della Grotta tanto che, vuoi per calcolo o per interesse, le Amministrazioni comunali del passato hanno provato a interessarsene stanziando, però, finanziamenti cartacei e convocando pseudo tavoli tecnici (per averne conferma si possono leggere i Metropolis dell'epoca). Nella realtà, invece, non hanno fatto alcunché. Davvero peccato perché Grotta San Biagio potrebbe diventare un autentico attrattore culturale in grado di attirare un flusso turistico internazionale di qualità.
Una decina di anni fa la Soprintendenza napoletana fece rimuovere il materiale di risulta che da secoli ostruiva alcune gallerie laterali. Solamente con questo intervento di pulizia spuntò un’aria cimiteriale composta da sette livelli di sepolture sovrapposte, databili tra il II e il VII secolo.
Anche a ridosso del primo arcosolio, nel nuovo ambiente esplorato e ripulito, emersero sepolture paleocristiane; altre ancora vennero alla luce sotto l’attuale piano di calpestio. Pavimento che, oggi, non esiste più e che contribuisce a determinarne la chiusura per motivi di sicurezza.
In un altro ambiente sembrerebbe che sia spuntato un mitreo dal momento che nella vasca interrata sono state ritrovate ossa di animali. Ma le sorprese non finiscono qui, infatti proprio sotto questo ambiente spunta un’arcata. Ciò potrebbe significare che sotto Grotta San Biagio ci sarebbe una struttura preesistente. Ma a chi giova lo spreco di tanta ricchezza?
Nei prossimi giorni pubblicherò un video inserito nel documentario “Itinerario mariano stabiese” e realizzato con Libero D'Amora.
Il San Francesco “stabiese” di Grotta San Biagio ossia lo spreco di tanta bellezza. È incredibile che Ivana Rita Carmen Afeltra, laureanda alla Federico II, si sia vista negare la tesi di laurea sull'ipogeo paleocristiano con la motivazione che “è chiuso e pericolante”. Assordante purtroppo il silenzio delle Istituzioni.
Periodicamente si levano voci per la riapertura della Grotta tanto che, vuoi per calcolo o per interesse, le Amministrazioni comunali del passato hanno provato a interessarsene stanziando, però, finanziamenti cartacei e convocando pseudo tavoli tecnici (per averne conferma si possono leggere i Metropolis dell'epoca). Nella realtà, invece, non hanno fatto alcunché. Davvero peccato perché Grotta San Biagio potrebbe diventare un autentico attrattore culturale in grado di attirare un flusso turistico internazionale di qualità.
Una decina di anni fa la Soprintendenza napoletana fece rimuovere il materiale di risulta che da secoli ostruiva alcune gallerie laterali. Solamente con questo intervento di pulizia spuntò un’aria cimiteriale composta da sette livelli di sepolture sovrapposte, databili tra il II e il VII secolo.
Anche a ridosso del primo arcosolio, nel nuovo ambiente esplorato e ripulito, emersero sepolture paleocristiane; altre ancora vennero alla luce sotto l’attuale piano di calpestio. Pavimento che, oggi, non esiste più e che contribuisce a determinarne la chiusura per motivi di sicurezza.
In un altro ambiente sembrerebbe che sia spuntato un mitreo dal momento che nella vasca interrata sono state ritrovate ossa di animali. Ma le sorprese non finiscono qui, infatti proprio sotto questo ambiente spunta un’arcata. Ciò potrebbe significare che sotto Grotta San Biagio ci sarebbe una struttura preesistente. Ma a chi giova lo spreco di tanta ricchezza?
Nei prossimi giorni pubblicherò un video inserito nel documentario “Itinerario mariano stabiese” e realizzato con Libero D'Amora.
Pierluigi
Fiorenza Il mortificante degrado cui è sottoposto il San
Francesco di Grotta di San Biagio
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