Nel 1878 Castellammare di Stabia era considerata una
delle venti città più importanti del Mezzogiorno, per la presenza di un porto
dal rilievo nazionale il cui movimento di carico e scarico supera le centomila
tonnellate annue, ponendolo, nel 1868, tra i primi dieci del Regno e per le
numerose industrie, alcune delle quali vincitrici di diversi premi nelle varie
Esposizioni Internazionali, come, per esempio quella di Vienna del 1873.
Qui furono premiati, tra gli altri,
la Regia Corderia militare per le sue corde,
l’Impresa Italiana di Costruzioni Metalliche, già
Finet e Charles, per i suoi modelli di costruzione di ponti metallici,
Agnello Bonifacio per i suoi modelli di costruzioni
navali in legno,
Cimmino e Landolfi per i biscotti da farina
e i celeberrimi cantieri navali per aver presentato,
nell’occasione, il modello della pirocorazzata Re Amedeo che con la sua
secolare storia, cominciata nel 1783, da quando aveva fatto il suo primo varo,
la corvetta Stabia nel 1786, aveva conosciuto solamente trionfi non aveva
naturalmente bisogno di quel premio per essere conosciuto e ammirato: nella
città delle acque erano state varate, e continueranno ad esserlo, ancora nel
terzo millennio, le navi più importanti dell’Italia unificata.
Un misto d’industria di stato e imprenditoria privata nei vari settori
economici, consentiva alla città di quegli anni di competere tranquillamente
contro il più progredito e sviluppato Nord del Paese.
Lo stesso numero d’abitanti, ormai avviati a
raggiungere rapidamente i trentamila (26.285 al censimento del 1871), le
consentiva di mantenere una supremazia mai messa in discussione da altri.
Adattamento dal 1° capitolo di
"Alle origini del
movimento operaio di Castellammare di Stabia”
pubblicato su il Libero
Ricercatore - 2011
Autore dott. Raffaele Scala
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