lunedì 5 novembre 2012

Francesco Paolo Ruocco imprenditore pastaio



Via Cosenza - Palazzo Ruocco

Francesco Paolo Ruocco

Nella storia raccontata da Raffaele Scala “Alle origini del Movimento operaio di Castellammare di Stabia” ho rincontrato Francesco Paolo Ruocco di cui avevo pubblicato una nota come uno dei soci che avevano dato un nuovo volto al Circolo Nautico stabiese nel 1926.

         Ancora uno sciopero senza storia da parte di un gruppo di mugnai del molino a cilindro e pastificio di Francesco Paolo Ruocco nel freddo febbraio di quell’umiliante 1908. Un opificio unico nel suo genere per la modernizzazione degli impianti. A Castellammare era stato il padre di Francesco Paolo, Raffaele il primo a costruire un molino, “uomo di singolare attività e di iniziative geniali”. Alla morte del genitore, il figlio trasformò il vecchio stabilimento in un molino a cilindro con pastificio e molitura di zolfo con tutti gli ordigni ed i sistemi suggeriti dall’industria moderna. Realizzato in uno stabilimento di tre piani e occupando un’area di 2500 mq, il pastificio lavorava a ciclo continuo, giorno e notte producendo oltre cento quintali di pasta il giorno e non aveva nulla da invidiare alle più rinomate industrie di Torre Annunziata e Gragnano.

Il molino non era da meno con i suoi quindici cilindri in continua attività e in grado di produrre 500 quintali di farina il giorno. Il che – scriveva Il Mattino il 18 settembre 1913 – fa dello stabilimento Ruocco uno dei più produttivi che il nostro Mezzogiorno possa vantare.  Tutto questo non aveva però impedito agli operai di chiedere un aumento di salario. Il proprietario non li ritenne degni di una risposta e aveva ragione, visto come gli stessi promotori, dopo qualche giorno abbandonarono il pastificio occupandosi altrove, ma aggravando con ciò la crisi senza ritorno della Camera del Lavoro e del suo Segretario Generale. Furono probabilmente le amarezze dettate dalle negative conclusioni delle diverse vertenze a determinare la crisi senza ritorno della Camera del Lavoro e dello stesso Catello Langella ma sicuramente non è neanche da considerare secondaria la pesante sconfitta subita dai socialisti e dal Comitato dei partiti popolari nelle elezioni amministrative del 1° marzo 1908 a far precipitare una crisi già latente nell’aria.

Il 13 gennaio nulla ancora lasciava presagire quanto stava per accadere, mentre i partiti popolari convocavano un’adunanza delle loro forze per stabilire la linea di condotta da tenere nelle ormai prossime elezioni. “La decisione – scriveva il Roma del 17 gennaio – è stata semplicemente eroica: ossia non far lega con nessuno; indire un programma e prospettarlo agli uomini di buona volontà.”  Ma dovevano essere ben pochi gli uomini di buona volontà a Castellammare e molti tra questi forse dovettero credere alle motivazioni del Ministero dell’Interno pubblicate nel decreto di scioglimento del governo locale e secondo le quali la cattiva amministrazione dimostrata e l’essere la maggioranza e l’opposizione quasi in numero eguale dovevano considerarsi motivi sufficienti per mandare a casa sindaco e consiglieri comunali.
                                                                                                                                   
                                                                                                     “
Da “Alle origini del movimento operaio di Castellammare di Stabia” - La Camera del Lavoro. Capitolo quarto, paragrafo  4” – pubblicato su il Libero Ricercatore - 2011



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