domenica 22 gennaio 2012

Il pranzo della domenica a Castellammare di Stabia



G. Ruocco   -   Tavolo con frutta - acquarello   -   1980


Nei giorni infrasettimanali ogni famiglia adottava i suoi orari per consumare i pasti trasferendo alle ore del tardo pomeriggio o della sera il pranzo familiare, ma la domenica  ci si metteva a tavola dopo mezzogiorno, intorno alle due.

Dopo il disbrigo delle incombenze di riassetto delle camere o dell’abitazione nella consistenza  a disposizione la donna di casa di maggior autorità (madre/moglie) metteva sul fuoco il tegame di terracotta per il ragù che ognuna rimediava a modo proprio con la disponibilità economica che la famiglia poteva permettersi.

Appena svegli c’era la corsa la bagno e impegni permettendo una doccia o una calata nella vasca per darsi una rinfrescata e togliersi di dosso l’acre odore del sudore che si accumulava addosso nelle parti dove era impossibile mettere mano durante la settimana..

Si incominciava dai pi piccoli  per poter utilizzare l’acqua per quelli più grandicelli o mezzani.
Veniva ricambiata per il bagno del capo famiglia. Successivamente si passava al riassetto dei letti e verso le 10 e mezzo al controllo del sugo che già si era ridotto della metà assaggiandolo per verificare se c’era qualche attaccatura sul fondo o per portare qualche aggiustatura di sale che veniva aggiunto quasi sempre a partire dalla metà della cottura.

Il pranzo della domenica era diverso da quello dei giorni lavorativi che si basava su un primo piatto abbondante e gustoso e da un secondo che era un’aggiunta per rinfrescare lo stomaco o per bere un bicchiere di vino da appoggiare su qualcosa di saporito come un pezzo di provolone o formaggio pecorino. La frutta la consumavano fuori del pasto per calmare i morsi della fame quando l’attesa si prolungava oltre l’orario per il ritardo dell’uomo di casa.

Più di una volta mio padre che lavorava come fuochista presso la Compagnia Meridionale del Gas  era dovuto fermarsi per un secondo turno in quanto chi lo doveva sostituire non si era presentato perché ammalato.

I portatili a quell’epoca non c’erano per cui bisognava approfittare dalla vicina di casa che aveva già il telefono per avere notizie dallo stabilimento. Quando poi era di turno la domenica aspettavamo il suo rientro previsto per le sei del pomeriggio.



Comunque il pranzo consisteva in un primo piatto di pasta al sugo quasi sempre ziti spezzati per dar modo anche ai più piccoli di mangiare senza tragedie,  in un secondo che prevedeva un pezzo di carne che era stato cotto nel ragu o ai ferricon con contorno di insalata incappucciata condita con il limone e poi  cozze e altri frutti di mare senza strafare cotti senza snaturarne il sapore.

Altre domeniche  la carne era sostituita da un fritto di pesce di paranza o di mazzama che aveva sempre e comunque una buona freschezza e si faceva mangiare volentieri.

Altre domeniche ancora  il secondo era costituito da una parmigiana di melanzane o da fritti di verdure che arrivavano a casa mia dalla famiglia di mia madre che appena potevano ci rifornivano di verdura che producevano nel terreno che coltivavano.




Mio padre dopo essersi lavato si faceva aiutare da mia madre  che gli metteva a portata di mano tutta la biancheria intima che profumava di bucato e il vestito adatto alla stagione che poi a fine giornata, dopo averlo spazzolato, riponeva come una reliquia nell’armadio.

Uscivano assieme soltanto nelle feste comandate o quando c’era da sbrigare qualche impegna dove era necessaria la loro compresenza, se no, la domenica mia madre smontava dal turno di servizio soltanto dopo aver riassettato la cucina e la casa con l’aiuto dei più grandi.



Mio padre nella su uscita si recava prima presso il suo amico giornalaio per comprare il Radio  corriere, dal tabaccaio per compare le sigarette che consumava durante la settimana e mezz’ora prima di tornare a casa dopo aver chiacchierato del più e del meno con gli amici dall’ostricaro che gli teneva da parte l’acquisto dei frutti di mare con l’acqua per lo spurgo.

Le cozze, però,  dovevano essere 
ripassate per essere emendate dai denti di cane che ancora rimanevano e dalle bave di canapa o di vegetazione che le tengono avvinte allo scoglio o alle nasse nelle quali vengono tenute.

Un bicchiere di vino e per ultimo il caffè che capitava di dover rifare per le visite del dopo pasto da parte dei parenti che arrivavano abitualmente per una visita di cortesia per le chiacchier d’obblgo o per muovere qualche critica a qualche componente della famiglia.




Negli ultimi anni incominciavano ad arrivare anche le vicine di casa i cui mariti si recavano alla partita  o fuori casa per altri impegni.









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