CASTELLAMMARE DI STABIA. Revocati i licenziamenti dei lavoratori della partecipata fallita Terme di Stabia spa: aperti spiragli per il sostegno al reddito dei dipendenti, ma si allontanano le ipotesi di gestione provvisoria e fitto d’azienda. È quanto emerso questa mattina presso la sede della Filcams di Napoli dove si è tenuto un vertice sul fallimento dell’azienda stabiese al quale hanno partecipato i rappresentanti delle organizzazioni sindacali, il curatore fallimentare di Terme Massimo Sequino e Narciso Borrelli, consulente del lavoro della Centro Laser srl (ditta che si era aggiudicata il bando, poi annullato a causa del fallimento, per la gestione temporanea delle Nuove Terme). È stata quindi revocata la procedura di licenziamento collettivo da parte della Centro Laser: tecnicamente si sarebbe attuata una «retrocessione del fitto d’azienda» per le Nuove Terme e i relativi lavoratori fanno capo ora al fallimento di Terme di Stabia. «Verrà perseguita, di concerto con le organizzazioni sindacali costituite e le istituzioni preposte, - si legge nel verbale redatto questa mattina – la ricerca di strumenti di attivazione di ogni possibile forma di sostegno del reddito sulla base della normativa vigente». È stato inoltre sottolineato che una gestione provvisoria dello stabilimento da parte della curatela è attualmente impossibile «sia dal punto di vista finanziario che tecnico» in quanto gli impianti sono «inattivi da oltre due anni e la struttura bisognosa di interventi di ripristino e della necessità di rinnovo delle autorizzazioni/certificazioni». Tutto ciò nonostante il complesso del Solaro sia interessato da mesi da interventi di messa in sicurezza finanziati dalla Regione Campania dopo un periodo in cui la struttura è stata ripetutamente presa di mira da vandali e ladri.
Anche le ipotesi di fitto d’azienda sarebbero difficilmente realizzabili per due motivi, stando a quanto messo nero su bianco questa mattina. Come prima cosa ci sarebbe «incertezza circa le intenzioni della proprietà della struttura (la municipalizzata Sint, ndr) e della stessa amministrazione comunale in quanto l’esercizio dell’azienda in questione ha senso ed è possibile solo usufruendo della struttura attuale e qualsiasi affittuario necessita di garanzie di una certa stabilità». Mancherebbero, insomma, accordi con la proprietà stessa. Inoltre: «allo stato attuale l’attività risulta ferma da tempo e un eventuale esercizio provvisorio non costituirebbe una prosecuzione, bensì una vera e propria ripresa ex novo dell’azienda stessa, ipotesi quest’ultima non conciliabile con lo stato di fallimento».
Bisogna ricordare che il crac Terme ha creato a Castellammare una crisi politica che ha portato il sindaco del Pd Nicola Cuomo a rassegnare le dimissioni con l’obiettivo di ricompattare la maggioranza. Lo stesso primo cittadino ha più volte sottolineato che «la risoluzione della problematica va ricercata su tavoli regionali e nazionali». Pochi giorni fa il governatore Stefano Caldoro ha dato mandato ai tecnici di Palazzo Santa Lucia di analizzare le complesse questioni tecnico-giuridiche individuando gli strumenti per superare l’emergenza.
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