Castellammare.
Il gip Elena Conte, a chiusura del processo celebrato con rito abbreviato che prevede uno sconto di un terzo sulla pena, ha deciso di condannare a 16 anni (anziché 24) di reclusione l'unico sospettato di quell'omicidio dai tratti non ancora completamente chiari. Il grave episodio di sangue si verificò nel novembre 2013 tra via Pietro Carrese e via Virgilio, pieno centro di Castellammare di Stabia. Rubicondo e i Belviso si erano incontrati già in precedenza promettendosi a vicenda un nuovo chiarimento.
Al centro della disputa c'era una somma vicina ai 300 euro per una prestazione da badante che Rubicondo non aveva intenzione di pagare alla moglie di Belviso. La questione accese gli animi e sfociò in un accenno di rissa che – come dimostrano anche alcuni fotogrammi delle telecamere di un supermercato – improvvisamente si trasformò in tragedia. Dalle immagini non è chiaro se ci fossero spranghe o altre armi, ma i Belviso aggredirono Rubicondo che, però, estrasse una pistola e sparò alla cieca diversi colpi. Quelli che andarono a segno, uccisero Luigi, mentre un altro ferì lievemente il figlio Francesco. Rubicondo si allontanò velocemente dal luogo del delitto a piedi, percorrendo le strade del centro.
Arrivò in una zona della periferia stabiese, lanciò la pistola in un canale per l'irrigazione e, dopo alcune ore, si consegnò alla polizia ammettendo di essere stato lui a sparare. Ma di quella pistola non è mai stata trovata traccia e, senza l'arma del delitto, la richiesta dell'ergastolo avanzata dalla pm Francesca Sorvillo non poteva essere che respinta. Ai 16 anni incassati da Rubicondo – difeso dagli avvocati Francesco Romano e Michele Cerabona – si aggiunge una provvisionale da 10mila euro ciascuno per le parti civili, rappresentate dal penalista Francesco Schettino che pure aveva chiesto «una pena esemplare, ma non il carcere a vita» al gip del tribunale di Torre Annunziata.
Nessun commento:
Posta un commento