Vado sicuramente contro il dettato costituzionale dicendo
che CHI provoca altra diffusione del CORONA VIRUS e quindi dello stato di emergenza
fin qui generato da chi non vuole capire, che a partire da subito che chi viene
trovato a vivere senza adozione delle misure precauzionali contro
la diffusione del CORONA VIRUS verrà penalizzato in caso di cure per
assicurargli la sopravvivenza, con l’addebito delle spese sostenute per curarlo
e se proprio ha bisogno per sopravvivere
di quelli per la sua sopravvivenza
presso mense comunali, facendo lavori sociali come pulire le strade , le
spiagge, i parcheggi con turni diurni e notturni assicurandogli poi per la vecchiaia
lo stesso diritto dovere.
La popolazione che si professa indigente deve capire e
rendersi utile per aver diritto alla propria sopravvivenza.
La gratuità dell’aiuto deve assumere l’aspetto giuridico
del “do ut des” ti do
se tu mi dai. e non viceversa per creare una responsabilità sociale delle parti
fatto salvo
per quelli che fisicamente non sono in grado di agire e
produrre.
Il principio Do ut des deve riacquistare il suo significa
to, al di là di quello letterale, anche quello di sociale del «io do affinché
tu dia» e quello del senso traslato «scambiamoci queste cose in maniera ben
definita».
La mia nota vuole indicare una strada da
percorrere
nella gestione civile degli aiuti agli
incapienti sociali
con una reciprocità di intenti da
attuare senza la quale il rapporto civile ed umanitario non può e non deve
prendere forma contro la volontà delle parti fino a quando rientrano nei limiti
della legalità.
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