domenica 10 novembre 2013

Monsignor Francesco Saverio Petagna: stabiese acquisito



Monsignor Francesco Saverio Petagna nacque in Napoli in una casa sita alla Piazza Larga dei Coppolari n. 12. Suo padre Domenico, di professione orafo, oriundo della città di Sorrento e sua madre Maria Angelica Cataldo ben presto inculcarono nel loro pargolo quei semi della cristiana religione tanto cara al popolo, lontano certamente dagli innovamenti settari che già agli albori del secolo XIX cercavano spazio nei vani strati della vita sociale. E il giovane Petagna vestì l’abito talare e, con la scorta vigile di un prozio materno, Canonico della Collegiata di S. Giovanni Maggiore in Napoli, fece rapidi avanzi nello scibile delle sacre e profane scienze. 


Fu sacerdote nell’anno 1835 e, palesata la sua poliedrica cultura, fu da quei rinomati filosofi e teologi, ornamenti del Clero Napoletano: Sanseverino, Maresca, Schenardi, Garavini chiamato a confondatore nell’anno 1841 del periodico “La Scienza e la Fede”, mentre il suaccennato Cardinale-Arcivescovo di Napoli lo deputava a professore di teologia dommatica nel Liceo Arcivescovile di Napoli. La nobiltà napoletana, ascritta alla Reale Arciconfraternita di S. Maria dei Sette Dolori in S. Ferdinando di Palazzo in Napoli volle il Petagna nell’anno 1849 a Rettore e Padre Spirituale del nobile Sodalizio e si giovò della poliedrica cultura del giovane levita napoletano. 


Fu il Re delle Due Sicilie, Ferdinando Il di Borbone che nello stesso anno presentò il Petagna al Sommo Pontefice Pio IX per la vacante Chiesa Cattedrale di Castellammare di Stabia, della quale fu Pastore per Bolla Pontificia del 20 maggio 1850. Un arcobaleno racchiude l’operato del Pastore Stabiese Petagna; un arcobaleno che in un principio ed una fine strettamente intessuti racchiudono l’operato del Prelato Stabiese. 

La Carità è il motto che contraddistinse il Vescovo Petagna; sue le fondazioni a sfondo sociale: il ritiro delle pentite, l’orfanotrofio dell’Immacolata, il mendicicomio. Ma il contrassegno biblico “Signum cui contradicetur”  fu l’emblema del Prelato stabiese che, costretto all’esilio per le su esposte ragioni politico-sociali, nei sei anni trascorsi in Marsiglia e in Roma temprò maggionnente il suo animo e fu maestro di fede, mostrando dalla cattedra episcopale che eresse in terra straniera, con gli scritti, di quale carato fosse la sua fede e il suo ossequio al Romano Pontefice. Poi il ritorno dall’esilio. 



Il suo nome resta inciso nella fondazione della Congregazione delle Religiose dei Sacri Cuori di Gesù e Maria e nella sanzione di due Congregazioni sorte in Diocesi Stabiese: quella delle Compassioniste Serve di Maria e delle Francescane Alcantarine, Congregazioni queste che al presente perpetuano anche fuori della Diocesi Stabiese il venerato nome di Monsignor Petagna. 


Il nome dell’illustre Prelato resta anche scolpito nei lavori d’ingrandimento della Cattedrale stabiese che egli tenacemente propugnò e negli atti del Concilio Vaticano I, ove strenuamente difese l’infallibilità pontificia. Poi un tramonto sereno, confortato dal ricordo delle attuate opere, dalla presenza in Diocesi Stabiese della Veggente della Salette, Suor Maria della Croce, al secolo Melania Calvat che egli volle in Diocesi a baluardo della Fede che fu il suo vessillo. 

di Giovanni Celoro Parascandolo


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