Napoli ai tempi del coronavirus: anche la pizza è un
sogno impossibile
Oggi la città si è svegliata con poco traffico e un silenzio irreale. E si
prepara al peggio pregando San Gennaro e rafforzando i reparti di rianimazione
LUIGI VICINANZAPUBBLICATO IL10 Marzo 2020 ULTIMA MODIFICA11 Marzo
20208:03
Osservata dall’alto, Napoli appare insolitamente in pace con se stessa.
Poche auto in movimento, a distanza di metri l’una dall’altra come se
rispettassero un’impossibile ordinanza stradale antivirus. Il quartiere dello
stadio, Fuorigrotta, rimanda a ricordi degli anni ‘60 quando i palazzoni
spuntavano l’uno dietro l’altro. Dal decimo piano del grattacielo del
Politecnico la vista tutt’intorno è straniante. S’impone Capo Miseno,
l’estremità settentrionale del Golfo.
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Soltanto due o tre anni fà
Un'ora di sonno a Napoli a Via Cervantes,
Qualche anno fà, in attesa dell’apertura
pomeridiana degli uffici dell’albo
professionale dei Periti industriali di Napoli, che ha sede a Via Cervantes, a
due passi dal Maschio Angioino, mi addormentati sulla panchina posta difronte al bar sull’asse mediano della strada.
Il sonno mi arrivò addosso all’improvviso
mentre osservavo dei bambini che andavano in bicicletta che si dirigevano verso le Poste
Centrali. Non so dire, neppure oggi, quanto tempo dormii, ma svegliandomi al tocco della mano
che mi scuoteva ,restai sbalordito cercando una risposta da dare a chi mi
chiedeva se stavo bene, se avevo bisogno di aiuto.
Gli sorrisi come un ebete. Gli risposi rassicurandolo di non
preoccuparsi mentre continuava a scrutarmi per capire se era vero quello che andavo
dicendo.
Mi chiese se volevo un caffè, ma lo ringraziai ancora una volta senza riuscire a
convincerlo. Anche quando si allontanò continuò a girarsi indietro e a guardarmi scrutando i miei gesti.
Mezz’ora di sonno in una strada di Napoli non mi era mai capitato di farla. Eppure di
tempo in questa città ne avevo passato tanto da quando ero ragazzo e andavo da solo fino a San Biagio dei librai a comprare i libri usati per la scuola.
Avevo imparato a destreggiarmi senza farmi irretire dai tanti che
cercavano di approfittare di noi ragazzi che la frequentavamo arrivandoci da
ogni dove. Anche durante il Servizio militare in marina mi muovevo con tutta
tranquillità scansando gli ostacoli fissi ed umani che si frapponevano sul
percorso che dovevo effettuare.
Era come stare a casa mia per le strade della mia città meno complesse come tessuto urbano, ma con gli stessi pericoli o incontri
inopportuni.
Quel giorno feci un sogno meraviglioso ricordando che a due passi avevo
conosciuto e frequentato il maestro Mazzucchi che aveva contribuito con Di
Capua a scrivere ‘O sole mio ed altre melodie ugualmente celebri, e avevo
avuto anche modo di misurarmi col mio avvenire di poeta ancora in erba.
Per qualche
motivo mi sono avvicinato ed allontanato da questa realtà che ancora oggi mi
tiene impegnato con frequentazioni che hanno riempito per una buona parte la mia
vita, rendendola meno arida, lavorando
quasi ai suoi margini, che mi ha permesso incontri che non avrei mai avuto. Mi
sento come un’incompiuta, ma continuo a coltivare il mio vizio di scrivere per
non sentirmi annoiato e in preda a qualche virus come questo che nessuno se lo aspettava.
Gioacchino Ruocco
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