Don Ciro Donnarumma |
Conobbi don Ciro quando ancora frequentavo la scuola media dai Salesiani nel tratto di strada che capitava più di una volta di fare assieme al mattino.
All’epoca abitavo a Mezzapietra, ma capitava di incontrarci sempre nel tratto di strada che va dalle Suore del Sacro Cuore al bivio per i salesiano. Cento metri di strada che rendevano diversa la mia giornata ogni volta che lo incontravo.
Si avvicinò con fare discreto chiedendomi dove andavo. Lo guardai un po’ perplesso e gli risposi, ad essere sincero, di mala voglia preoccupato com’ero per le ore di lezioni che mi attendevano.
Mi disse, come poi capì nei giorni appresso, che era una persona a modo, che non voleva sentirsi estraneo agli altri che percorrevano la sua stessa strada. Incominciammo una conoscenza che negli anni a venire mi fece scoprire in lui un fratello maggiore che accompagnava le mie giornate sempre con una buona parola fino a quando non me lo trovai davanti alla porta di casa, giù al Rione San Marco, con un quadernetto in mano sul quale annotava il contributo economico che andava raccogliendo presso le famiglie per la sua erigente chiesa per esercitare la sua professione di fede presso le famiglie che il vescovo gli aveva affidato per la cura dell’anima.
Fin quando sono rimasto a Castellammare ho cercato di dargli il mio contributo fin dove il mio tempo libero me lo permetteva.
Sono anni, ormai, che non vivo più la realtà del Rione per la mia sistemazione altrove, ma ogni volta che tornavo per una visita ai miei era la prima persona che contattavo sempre felice di rinnovare i ricordi della nostra gioventù.
Un parroco ed un uomo eccezionale che ha saputo suscitare in tutti quelli che lo conoscevano ammirazione e disponibilità per le iniziative che intraprendeva e l’elenco che segue ne è una dimostrazione tangibile.
Finanche il patriarca di Venezia, eletto successivamente al soglio pontificio col nome di Giovanni XXIII, si interessò al suo operato e le storie che si raccontano intorno a questo rapporto hanno dell’incredibile.
Per lui non esistevano nemici. Aveva rapporti con tutti anche con quelli politicamente schierati a sinistra.
Come parrocchiano ed amico posso solamente benedire il suo passaggio terreno che tanto bene ha fatto e tanto ancora continua a farne con le sue iniziative benefiche che continuano a trovare sempre i sostenitori indispensabili per portarle avanti.
Che Dio lo benedica!
Gioacchino Ruocco
La chiesa-scantinato della palazzina di via G. Cosenza 248, |
Don Ciro Donnarumma fu fondatore e primo Parroco della Parrocchia San Marco Evangelista di Castellammare di Stabia dal 1953 fino alla sua morte avvenuta il 4 dicembre del 2003.
Don Ciro era nativo di Rimonte. Fu ordinato sacerdote il 12 luglio 1953; durante i primi mesi di sacerdozio si dedicò alla direzione spirituale degli alunni del Seminario di Scanzano e della vita spirituale dell’Oratorio antoniano di “Donna Sciurella”.
Don Ciro era nativo di Rimonte. Fu ordinato sacerdote il 12 luglio 1953; durante i primi mesi di sacerdozio si dedicò alla direzione spirituale degli alunni del Seminario di Scanzano e della vita spirituale dell’Oratorio antoniano di “Donna Sciurella”.
Il vescovo del tempo, intuendo le doti umane e spirituali ed organizzative del novello sacerdote, lo mandò al Rione San Marco dove non esistevano che pochissimi fabbricati. All’epoca il resto era tutta campagna.
Con la sua vita e soprattutto attraverso la sofferenza che è stata la sua fedele compagna di viaggio ha trasmesso ai suoi parrocchiani l'amore a Cristo Gesù e alla Vergine Maria.
Con il silenzio, la preghiera incessante e l’amore per l’altro ha insegnato come incontrare Dio nelle piccole cose, negli ammalati, nei poveri e negli ultimi.
Don Ciro è stato un uomo semplice, accogliente ed umile, ha sempre creduto nella Divina Provvidenza, non ha mai chiesto nulla, ma ha sempre “miracolosamente” ottenuto quello che voleva!
Era solito ricordare che “il bene non fa rumore e il rumore non fa bene”, per questo non ha mai cercato la gloria del mondo.
Nonostante le difficoltà, le ostilità e le ingiurie ricevute ha compiuto l’opera meravigliosa di costruire la Casa del Signore in mezzo alle case degli uomini non dimenticandosi dei bisogni di tutti quelli che ricorrevano a lui.
Gli abitanti del rione S. Marco e i cittadini di Castellammare gli sono riconoscenti in eterno, per questo desiderano che il suo nome e la sua opera non siano dimenticati ma legati indissolubilmente al Rione S. Marco.
Tra le opere realizzate da Don CIRO è utile ricordare le seguenti dare.
4 Dicembre 1953: Viene affidata al giovane sacerdote Don CIRO Donnarumma la cura spirituale delle poche centinaia di anime del nuovo rione. Gli inizi sono difficili, la gente è diffidente e un locale dove raccogliersi provvisto dei servizi essenziali.
Tutto ebbe inizio quando ottenne l’Autorizzazione dall’Istituto Case Popolari che gli permise di utilizzare uno scantinato delle palazzine di via G. Cosenza 248, dove per primo portò una sedia da casa costituendo la prima Chiesa con i primi che si riunirono intorno a lui.
Organizza
l’ORATORIO IMMACOLATA che provvede ad istituire la befana per i meno abbienti, corsi per analfabeti, mensa per i fanciulli, una banda musicale, una squadra di calcio ( FULGOR SAVIO, diventata poi Polisportiva San Marco);
l’AZIONE CATTOLICA;
la BANCARELLA S. MARCO;
l’ASILO “GESU’ BAMBINO” che, per circa venti anni ha raccolto in cinque sezioni circa 150 bambini l’anno, rendendo possibile anche l’organizzazione per l’estate di colonie marine diurne per i fanciulli di estrazione popolare.
Il 14 maggio 1954 viene costituita la Parrocchia San Marco Evangelista.
Il 5 luglio 1959 viene inaugurata la CHIESA “ PARROCCHIA SAN MARCO EVANGELISTA”;
Dalle 1.500 persone che abitavano il rione nel1954 l popolazione è arrivata a circa 12.000 e la silenziosa e fredda “Chiesa – scantinato” è stata concretizzata con il contributo dei più in una nuova chiesa dove don Ciro continua ad essere spiritualmente sempre presente.
Dal testamento di don CIRO
Miei amati figli,
è il luglio 2003, abbiamo appena celebrato la ricorrenza del cinquantesimo della mia consacrazione sacerdotale e adesso, seduto alla scrivania nel segreto della mia stanza, affido alle pagine della mia agenda il testamento spirituale che don Vincenzo troverà quando i miei occhi saranno chiusi per sempre a questa vita, aprendosi nell’eterna visione del volto di Dio. Con la consapevolezza che voi tutti conoscerete questi miei pensieri nel giorno del mio funerale, vi invito a rinnovare la vostra totale adesione a Gesù Crocifisso. Ho sempre viva in me l’immagine del Crocifisso che sovrasta la nostra Chiesa e davanti al quale tante volte mi sono fermato in preghiera per voi, per le vostre famiglie, per l’intero rione.
Spesso, al cospetto del segno più eloquente dell’amore di dio per noi, ho rivisitato le tappe importanti della storia della nostra comunità parrocchiale. Da quel lontano 5 luglio 1959 ad oggi, non ci siamo stancati di cercare e realizzare la volontà di Dio, anche quando la prova e il dolore ci hanno visitati. Lentamente e silenziosamente il seme gettato nel campo del regno di Dio è giunto a maturazione fino a diventare un albero rigoglioso, alla cui ombra in tanti in questi cinquant’anni hanno potuto trovare riparo e conforto.
La casa di Dio e le case degli uomini sono cresciute insieme: per questo voi avete sempre sentito la Parrocchia come casa vostra. Su questa casa e sulle vostre case, continuerò a vegliare dal cielo e intercederò presso il trono di Dio per don Vincenzo, per tutti i collaboratori e per ciascuno di voi affinché possiate sempre camminare nella Sua luce. Celebrando il cinquantesimo anniversario della mia ordinazione, non posso non pensare al momento in cui vi appresterete a vivere la ricorrenza del cinquantesimo anniversario della Dedicazione della Chiesa che cadrà nel 2009. Dovrà essere quella tappa importante che segnerà ancora una volta un punto di arrivo nella storia del rione e al momento stesso un punto di partenza. Sarà l’occasione per elevare il vostro grazie a Dio per la storia che ha voluto realizzare con noi, perché l’albero ha affondato le sue radici nella terra buona. Sarà il momento propizio per chiedergli incessantemente di non abbandonarvi nel vostro quotidiano cammino, a volte tormentoso ma gravido di attese per raccogliere la sfida per il futuro, cosi che la comunità parrocchiale del San Marco non si fermi ma cammini spedita sulla strada della santità.
Sono stato un uomo semplice. Chi mi ha conosciuto da vicino sa che non ho amato né il clamore né alcuna spettacolarizzazione delle opere realizzate nella comunità; ho guardato semplicemente avanti per essere pronto a rispondere alle attese dell’uomo in qualsiasi momento della vita: dal nascere fino al morire, nel tempo della gioia e in quello del dolore. Per vivere meglio quella importante ricorrenza voglio oggi rivolgervi lo stesso invito: guardate avanti, non chiudetevi a nessuna ispirazione dello Spirito di Dio, lasciatevi condurre per i suoi sentieri, e anche se in alcuni momenti vi sembrerà di aver smarrito la strada, non perdetevi d’animo: lo Spirito viene da Dio e ci porta a Dio.
Il 5 luglio del 2009, dal cielo, mi unirò alla vostra preghiera e canterò insieme con voi ancora una volta “ Se il Signore non costruisce la casa, invano lavorano i costruttori”.
Arrivederci in cielo.
Don Ciro
********** ********* *********
Le consegne dal testamento di Don Ciro
“ Chiedo perdono al signore per i miei peccati e mi affido alla sua Divina Misericordia.
Chiedo perdono al Vescovo, ai sacerdoti se non sempre sono stato loro di esempio.
Chiedo perdono a tutti i miei figli spirituali: gli abitanti della parrocchia, se non sempre li ho serviti con generosità, fedeltà ed amore.
Mi affido alla preghiera dei bambini, dei giovani, degli anziani e degli ammalati verso i quali ho avuto una particolare attenzione.
Ringrazio tutti per l’affetto, mi hanno aiutato a portare la croce nell’ultimo tratto. Non li nomino ho paura di dimenticarne qualcuno. Prometto a tutti la mia preghiera dal cielo e la mia benedizione.
Non posseggo nulla, quei pochi oggetti personali desidero siano dati alla sorella Anna che in tutti questi anni mi è stata vicino come una mamma, quale segno della mia perenne riconoscenza.
A don Vincenzo, che per così lungo tempo ha condiviso le scelte e le mie ansie pastorali, assicuro la mia fraterna, affettuosa benedizione.
Gli chiedo solo di assicurare quello che gli ho chiesto.
Con sincera benevolenza di padre e pastore invito voi tutti a rinnovare la vostra adesione totale a Gesù Crocifisso. Vi benedico.”
********** ********* *********
Per non dimenticarlo
Spesso nello studio della Storia della Chiesa, si cade nell’errore di tratteggiare solo le persone che hanno fondato ordini, congregazioni, istituti.
Si dimentica quasi sempre l’opera mite, modesta, ma vera e genuina, di un sacerdote “comune”. Sono stati proprio i sacerdoti comuni che hanno costruito la storia della fede, della Chiesa,specie nelle zone più depresse, abbandonate, nei rioni periferici e isolati della città. Con la loro costante presenza, con la loro attività pastorale hanno lasciato un ricordo vivo ed affettuoso in coloro che li conobbero e ne apprezzarono la rettitudine, la spiritualità e la forza d’animo.
Sacerdoti “comuni” privi di un ruolo pubblico che li avrebbe portati a responsabilità ben diverse. Spesso provati nello spirito e nel corpo, nella personalità e nel fisico, come “giganti” che dovettero adattarsi a fare la vita da “nani” perché hanno aborrito le gomitate, non hanno avuto un “diavolo” che li raccomandasse.
Persone non prepotenti, non desiderose di potere,sprezzanti del carrierismo, ma amanti come il Cristo e al servizio dell’amore fino al supremo sacrificio di sé; uomini per la Chiesa, organo vivo e Corpo mistico del Cristo, non a servizio di una società perfetta, strutturata giuridicamente, che tradisce il dinamismo del Vivente e porta nello statico che uccide.
Don CIRO è stato per il Rione San Marco tutto questo e ancora di più.
E’ stato un uomo-prete che si è sforzato di essere vero precursore dei tempi nuovi. Aveva il coraggio delle proprie idee, che erano l’espressione logica di una vita vissuta o il desiderio profondo ed impellente di viverla.
Amici-Fratelli, coraggio facciamo diventare don CIRO quello che è stato veramente cioè un ‘ ECCEZIONE!!!
Negli anni la vita spirituale della comunità si è arricchita della presenza di nuove forme di aggregazione laicale come il Cammino Neocatecumenale e il Rinnovamento nello Spirito. Per i ragazzi e i giovani, oltre all’ Associazione Cattolica, ricordiamo la presenza degli Scout che ogni anno contano circa 200 censiti.
Don Ciro è stato un uomo semplice, accogliente ed umile, ha sempre creduto nella Divina Provvidenza, non ha mai chiesto nulla, ma ha sempre “miracolosamente” ottenuto quello che voleva!
Era solito ricordare che “il bene non fa rumore e il rumore non fa bene”, per questo non ha mai cercato la gloria del mondo.
Nonostante le difficoltà, le ostilità e le ingiurie ricevute ha compiuto l’opera meravigliosa di costruire la Casa del Signore in mezzo alle case degli uomini non dimenticandosi dei bisogni di tutti quelli che ricorrevano a lui.
Gli abitanti del rione S. Marco e i cittadini di Castellammare gli sono riconoscenti in eterno, per questo desiderano che il suo nome e la sua opera non siano dimenticati ma legati indissolubilmente al Rione S. Marco.
Tra le opere realizzate da Don CIRO è utile ricordare le seguenti dare.
4 Dicembre 1953: Viene affidata al giovane sacerdote Don CIRO Donnarumma la cura spirituale delle poche centinaia di anime del nuovo rione. Gli inizi sono difficili, la gente è diffidente e un locale dove raccogliersi provvisto dei servizi essenziali.
Tutto ebbe inizio quando ottenne l’Autorizzazione dall’Istituto Case Popolari che gli permise di utilizzare uno scantinato delle palazzine di via G. Cosenza 248, dove per primo portò una sedia da casa costituendo la prima Chiesa con i primi che si riunirono intorno a lui.
Organizza
l’ORATORIO IMMACOLATA che provvede ad istituire la befana per i meno abbienti, corsi per analfabeti, mensa per i fanciulli, una banda musicale, una squadra di calcio ( FULGOR SAVIO, diventata poi Polisportiva San Marco);
l’AZIONE CATTOLICA;
la BANCARELLA S. MARCO;
l’ASILO “GESU’ BAMBINO” che, per circa venti anni ha raccolto in cinque sezioni circa 150 bambini l’anno, rendendo possibile anche l’organizzazione per l’estate di colonie marine diurne per i fanciulli di estrazione popolare.
Il 14 maggio 1954 viene costituita la Parrocchia San Marco Evangelista.
Il 5 luglio 1959 viene inaugurata la CHIESA “ PARROCCHIA SAN MARCO EVANGELISTA”;
Dalle 1.500 persone che abitavano il rione nel
Dal testamento di don CIRO
Miei amati figli,
è il luglio 2003, abbiamo appena celebrato la ricorrenza del cinquantesimo della mia consacrazione sacerdotale e adesso, seduto alla scrivania nel segreto della mia stanza, affido alle pagine della mia agenda il testamento spirituale che don Vincenzo troverà quando i miei occhi saranno chiusi per sempre a questa vita, aprendosi nell’eterna visione del volto di Dio. Con la consapevolezza che voi tutti conoscerete questi miei pensieri nel giorno del mio funerale, vi invito a rinnovare la vostra totale adesione a Gesù Crocifisso. Ho sempre viva in me l’immagine del Crocifisso che sovrasta la nostra Chiesa e davanti al quale tante volte mi sono fermato in preghiera per voi, per le vostre famiglie, per l’intero rione.
Spesso, al cospetto del segno più eloquente dell’amore di dio per noi, ho rivisitato le tappe importanti della storia della nostra comunità parrocchiale. Da quel lontano 5 luglio 1959 ad oggi, non ci siamo stancati di cercare e realizzare la volontà di Dio, anche quando la prova e il dolore ci hanno visitati. Lentamente e silenziosamente il seme gettato nel campo del regno di Dio è giunto a maturazione fino a diventare un albero rigoglioso, alla cui ombra in tanti in questi cinquant’anni hanno potuto trovare riparo e conforto.
La casa di Dio e le case degli uomini sono cresciute insieme: per questo voi avete sempre sentito la Parrocchia come casa vostra. Su questa casa e sulle vostre case, continuerò a vegliare dal cielo e intercederò presso il trono di Dio per don Vincenzo, per tutti i collaboratori e per ciascuno di voi affinché possiate sempre camminare nella Sua luce. Celebrando il cinquantesimo anniversario della mia ordinazione, non posso non pensare al momento in cui vi appresterete a vivere la ricorrenza del cinquantesimo anniversario della Dedicazione della Chiesa che cadrà nel 2009. Dovrà essere quella tappa importante che segnerà ancora una volta un punto di arrivo nella storia del rione e al momento stesso un punto di partenza. Sarà l’occasione per elevare il vostro grazie a Dio per la storia che ha voluto realizzare con noi, perché l’albero ha affondato le sue radici nella terra buona. Sarà il momento propizio per chiedergli incessantemente di non abbandonarvi nel vostro quotidiano cammino, a volte tormentoso ma gravido di attese per raccogliere la sfida per il futuro, cosi che la comunità parrocchiale del San Marco non si fermi ma cammini spedita sulla strada della santità.
Sono stato un uomo semplice. Chi mi ha conosciuto da vicino sa che non ho amato né il clamore né alcuna spettacolarizzazione delle opere realizzate nella comunità; ho guardato semplicemente avanti per essere pronto a rispondere alle attese dell’uomo in qualsiasi momento della vita: dal nascere fino al morire, nel tempo della gioia e in quello del dolore. Per vivere meglio quella importante ricorrenza voglio oggi rivolgervi lo stesso invito: guardate avanti, non chiudetevi a nessuna ispirazione dello Spirito di Dio, lasciatevi condurre per i suoi sentieri, e anche se in alcuni momenti vi sembrerà di aver smarrito la strada, non perdetevi d’animo: lo Spirito viene da Dio e ci porta a Dio.
Il 5 luglio del 2009, dal cielo, mi unirò alla vostra preghiera e canterò insieme con voi ancora una volta “ Se il Signore non costruisce la casa, invano lavorano i costruttori”.
Arrivederci in cielo.
Don Ciro
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Le consegne dal testamento di Don Ciro
“ Chiedo perdono al signore per i miei peccati e mi affido alla sua Divina Misericordia.
Chiedo perdono al Vescovo, ai sacerdoti se non sempre sono stato loro di esempio.
Chiedo perdono a tutti i miei figli spirituali: gli abitanti della parrocchia, se non sempre li ho serviti con generosità, fedeltà ed amore.
Mi affido alla preghiera dei bambini, dei giovani, degli anziani e degli ammalati verso i quali ho avuto una particolare attenzione.
Ringrazio tutti per l’affetto, mi hanno aiutato a portare la croce nell’ultimo tratto. Non li nomino ho paura di dimenticarne qualcuno. Prometto a tutti la mia preghiera dal cielo e la mia benedizione.
Non posseggo nulla, quei pochi oggetti personali desidero siano dati alla sorella Anna che in tutti questi anni mi è stata vicino come una mamma, quale segno della mia perenne riconoscenza.
A don Vincenzo, che per così lungo tempo ha condiviso le scelte e le mie ansie pastorali, assicuro la mia fraterna, affettuosa benedizione.
Gli chiedo solo di assicurare quello che gli ho chiesto.
Con sincera benevolenza di padre e pastore invito voi tutti a rinnovare la vostra adesione totale a Gesù Crocifisso. Vi benedico.”
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Per non dimenticarlo
Spesso nello studio della Storia della Chiesa, si cade nell’errore di tratteggiare solo le persone che hanno fondato ordini, congregazioni, istituti.
Si dimentica quasi sempre l’opera mite, modesta, ma vera e genuina, di un sacerdote “comune”. Sono stati proprio i sacerdoti comuni che hanno costruito la storia della fede, della Chiesa,specie nelle zone più depresse, abbandonate, nei rioni periferici e isolati della città. Con la loro costante presenza, con la loro attività pastorale hanno lasciato un ricordo vivo ed affettuoso in coloro che li conobbero e ne apprezzarono la rettitudine, la spiritualità e la forza d’animo.
Sacerdoti “comuni” privi di un ruolo pubblico che li avrebbe portati a responsabilità ben diverse. Spesso provati nello spirito e nel corpo, nella personalità e nel fisico, come “giganti” che dovettero adattarsi a fare la vita da “nani” perché hanno aborrito le gomitate, non hanno avuto un “diavolo” che li raccomandasse.
Persone non prepotenti, non desiderose di potere,sprezzanti del carrierismo, ma amanti come il Cristo e al servizio dell’amore fino al supremo sacrificio di sé; uomini per la Chiesa, organo vivo e Corpo mistico del Cristo, non a servizio di una società perfetta, strutturata giuridicamente, che tradisce il dinamismo del Vivente e porta nello statico che uccide.
Don CIRO è stato per il Rione San Marco tutto questo e ancora di più.
E’ stato un uomo-prete che si è sforzato di essere vero precursore dei tempi nuovi. Aveva il coraggio delle proprie idee, che erano l’espressione logica di una vita vissuta o il desiderio profondo ed impellente di viverla.
Amici-Fratelli, coraggio facciamo diventare don CIRO quello che è stato veramente cioè un ‘ ECCEZIONE!!!
Negli anni la vita spirituale della comunità si è arricchita della presenza di nuove forme di aggregazione laicale come il Cammino Neocatecumenale e il Rinnovamento nello Spirito. Per i ragazzi e i giovani, oltre all’ Associazione Cattolica, ricordiamo la presenza degli Scout che ogni anno contano circa 200 censiti.
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