IL SAPERE DELLA CULTURA POPOLARE
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Tre bote tre unnece
‘e ccose ca fanno bella na femmena:
azzo è
tre cose longhe e tre corte, tre larghe,
tre strette e tre grosse; tre sottile, tre retonne
e tre piccole; tre bianche, tre rosse e tre negre:
se lo
bolite sapere, le ìte la fràveca de lo munno.. -
Tre volte tre
undici cose fanno bella una donna:
cioè tre cose lunghe e tre
corte, tre larghe, tre strette
e tre grosse; tre sottili, tre rotonde e tre
piccole;
tre bianche, tre rosse e tre nere:
se volete saperle, andate a
leggere la Fabbrica
del mondo...' -
Tre cose lunghe: il
collo, il busto e le mani.
Tre cose corte: il naso, la
lingua e il mento.
Tre cose larghe:
la fronte, il petto e i fianchi.
Tre
cose strette: la scriminatura dei capelli, le narici e la vita.
Tre cose grosse: le braccia, le cosce
e le gambe.
Tre cose sottili: le
dita, i polsi e le caviglie.
Tre cose rotonde: gli occhi, il seno e il
bacino.
Tre cose piccole: la bocca,
le orecchie e i piedi.
Tre cose
bianche: i denti, le unghie e la carnagione.
Tre cose rosse: le labbra, le gote e i lobi delle orecchie.
Tre cose nere: i capelli, le ciglia e
le sopracciglia.
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Tre C vo ‘o cafè: cazzo
comme coce. -
Tre C vuole il
caffè:Caldo, Carico e Comodo.
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Tre
C vo’ ‘o rau: Cura, Cunsevera e Cunnimma
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Tre
C vuole un buon ragù: Cura, Conserva e Condimento
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Tre
calle e mmescamméce. -
Tre cavalli (cioè mezzo tornese) e intromettiamoci./
Persona che
con poco impegno, ama intromettersi nelle faccende altrui, per dire la sua.
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Tre ccose ‘a femmena addà sfujì:
Renare vino e fenèsta.-
a non dovrebbe accettare
né soldi né vino e nemmeno uscire dalla finestra.
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Tre centenara so' stimate: 100 miglia lontano, da pariente;
100 anne de salute; 100 mila docate. -
Tre centinaia sono stimate: cento miglia lontano da parenti, cento
anni di salute, centomila ducati
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Tre
cos’ nun se ponne nasconnere:
‘a tosse, ‘a rogna e ‘a panza da prena. -
Tre cose non si possono nascondere: la tosse, la
rogna e la pancia di una donna incinta.
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Tre
cose ‘nce vonno a ‘e peccerillo:
mazze, carizze e zizze. -
Per tene re
buono un bambino ci vogliono busse per
educarlo, carezze per vezzegiarlo r il latte per nutrirlo
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Tre
cose a li viecchie fanno a guerra:
catarro, caduta e cacarella.
Tre cose fanno male ai vecchi: catarro,
cadute e le indisposizioni viscerali
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Tre
cose abbesogna sbrigà subbeto:
fiche ammature, pesce muorto e zetelle da
marito.-Bisogna
liberarsi subito di tre cose prima che vadano a male: fichi maturi, pesce
morto e zitelle da marito.
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Tre cose abbesognano a chi stace a Napule:
vruoccole, zuoccole e
trappole.-
Chi abita a Napoli a bisogno pricipalmente di tre cose: broccoli da mangiare,
zoccoli per camminare per le strade piene di mota e di trappole per liberarsi
dai topi.
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Tre
cose abbesogognano a lo mercante:
credito, arma e ventura. -
Tre cose
servono al commerciante: credito presso i fornitori, coraggio e buona
fortuna.
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Tre
cose arroinano ‘a giuventute:
juoco, femmene e taverna.
Tre cose portano alla rina i giovani: il gioco,
le donne e il vino.
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Tre
cose chi n’ave assaje ne fanno scafaccio:
denare, sanetate e libertate. -
Gli uomini che
hanno troppi soldi, salute e libertaà ne fanno in genere cattivo uso.
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Tre cose conzùmano ogni luoco: fuoco, juoco, cuoco. - Tre cose consumano (portano alla rovina) ogni
luogo: fuoco (un incendio), (il vizio del) gioco, il cuoco (la gola).
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Tre
cose costano care:
‘e carezze ‘e cane, ammore ‘e malafemmena
e ‘o ‘mmito ‘e
trattore. -
Tre
cose costano care: le carezze di un cane, l’amore di una prostituta e
l’invito di un oste
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Tre
cose guarda ‘o miereco:
‘o puzo, ‘a faccia e ‘o cantaro!
Tre cose osserva il medico: il polso,
l’aspetto e le feci.
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Tre cose màncano e tre crèscono a li viecchie.
Manca la forza;
e cresce la volontà.
Manca l'appetito; e cresce la sete.
Manca cipriano; e
cresce la guàllara. -
Tre cose mancano e tre
crescono agli anziani.
Manca la forza e cresce la
volontà.
Manca l'appetito e cresce la sete.
Manca il... "desiderio"
e cresce (in sua vece) l'ernia.
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Tre cose non devono mancare a Napole:
farina, feste e forca.
Tre cose non devono mancare a
Napoli:
farina, feste e forca
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Tre
cose nun ponno sta annascoste:
lu fuso dint’a lu sacco, la femmena chiusa
‘ncasa
e la paglia dinto a le scarpe. -
Tre cose non possono è impossibile
nascondere:
un fuso nel sacco, la donna in casa e la paglia nelle scarpe.
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Tre cose nun s'annascónneno:
ommo muorto, varca rotta e femmena prena. .
Tre cose non si
nascondono:
uomo morto, barca rotta e donna incinta.
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Tre cose nun se devono ‘mprestare:
libbre, denare e mugliera.
Non prestare
mai libri, soldi e moglie.
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Tre cose nun se ponne nasconnere:
‘a tosse, ‘a rogna e ‘a panza
da prena.
Tre cose non si
possono nascondere:
la tosse, la rogna e la pancia di una donna incinta.
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Tre cose so’ ‘mpurtante a lu marjuolo:
uocchie da allommare,
granfie da azzimmare
e pede ad affaffare.
Al ladro sono
necessarie tre cose:
ottima vista, mani abili e piedi veloci.
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Tre cose songo de n’a bella monaca:
paraviso
dell’uocchie, purgatorio della vorza,
‘nfiérno dell’anima. -
Tre cose (sono proprie) di una bella monaca:
(essere) per gli occhi un paradiso,
per la borsa un purgatorio, un inferno
per l’anima.
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Tre cose songo utile a lo cortesciano:
fegnemiento, fremma e
sciorta. -
Tre cose sono utili al cortigiano:
ipocrisia, calma e buona
fortuna
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Tre cose songo’nzoffribele:
ricco avare, povero soperbio e
viecchio nnammorato.- Tre cose sono insopportabili: un ricco avaro.
Un povero
superbo e un vecchio innamorato.
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Tre cose squatrano ogne cosa:
nummero, piso e mesura. -
Tre sono gli
elementi del mondo fisico:
numero, peso e misura.
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Tre cose stanno male a lo munno:
auciello 'mmano a nu
piccerillo,
fiasco 'mmano a nu tudisco, zita giovane 'mmano a nu viecchio. -
Tre cose stanno male al mondo: uccello nelle mani
di un bambino, fiasco nelle mani di un tedesco,
giovane ragazza nelle mani di
un anziano.
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Tre cose vò ‘a campagna:
bona stagione, bona semmenta e buono
zappatore. -
Tre cose vuole la campagna: una buona stagione,
un buon seme e
un bravo contadino.
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Tre cose vo’ ‘o rraú:
cura, cunzerva e cunnimma. -
Tre sono gli
elementi essenziali di un buon ragú:
cura nella preparazione, congrua
conserva di pomodoro
ed adeguato condimento.
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Tre
cose vole lo fico maturo:
veste stracciata de pezzente, cuolle de ‘mpiso
e lacreme
de pottana.
Un fico per essere maturo vuole una buccia screpolata come una
veste lacera, un gambo leggermente obliquo come il collo di un impiccato e
una goccia di umori
alla base come le lacrime di una prostituta.
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Tre cose, chi n'ave assaje, ne fa scafaccio: de denare,
sanitate, libertate. /Tre cose disprezza chi ne ha molte:
denaro, salute, libertà.
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Tre effe vole avere lu pesce:
fritto, frisco e futo.
Il pesce
fritto per essere buono deve essere fresco e
ben pulito e pescato quando più in profondità.
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Tre
F cacciano l’ommo d’’a casa:
fummo, fieto e femmena marvasa.
Tre Effe fanno
allontanare un uomo dalla propria casa:
il Fumo, i cattivi odori e la
malvagità della donna.
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Tre P. so' patrone de lo munno: pazze, presentose, pressarule.
-Tre P. sono padrone del mondo:
pazzi, presuntuosi, frettolosi.
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Tre so' frate carnale: avesse, vorria, macaro.-
Tre sono fratelli di sangue: avessi, vorrei, magari.
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Tre
so li lenguagge de li muonace:
damme famme e vamme. -
Tre sono i
linguaggi dei monaci : dammi; fammi; e vammi
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Tre so’ ‘e fetienti: Mimì, Cocò e
Carmene ‘o pazzo -
Tre sono i cattivi: Mimì, Cocò e
Carmine il pazzo
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Tre so’ ‘e vere suddisfazione: vevere, magnà e cacà.
Tre sono le
vere soddisfazioni: bere mangiare e cacare.
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Tre
songo ‘e ccose ca strudeno ‘na casa:
zeppole, pane caudo e maccarune.
Tre sono le
cose che mandano alla rovina una casa: focaccine dolci, pane caldo,
maccheroni
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Tre songo ‘e putiente:
‘o rre, ‘o papa e chi nun tene niente -
Tre sono i potenti: il re, il papa e chi non possiede niente!
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Tre songo le principie naturale: materia, forma e privazione.
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Tre sono i pricipi naturali:
materia, forma e privazione./ Metafisica aristotelica-partenopea.
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Tre songo le sciorte de l'animale:
vegetativo, sensetivo e ‘ntellettivo. -
Tre sono i tipi d’animale:
vegetativo, sensitivo e intellettivo.
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Blog di cronaca, riflessioni, storia, attualità, arte, avvenimenti, personaggi dentro e fuori del territorio e del tempo di questa città che si dice fondata da Ercole, distrutta dal Vesuvio e rinata senza conseguire quel successo che da secoli meriterebbe per le innumerevolo sorgenti curative e non che danno acqua e refrigerio alla città e a quelli che le attingono.......
domenica 31 maggio 2020
IL SAPERE DELLA CULTURA POPOLARE
venerdì 29 maggio 2020
Perdono il pelo ma non il vizio - Sui Monti Lattari scoperti e distrutti 525 piante di cannabis
Sui Monti Lattari scoperti e distrutti 525 piante di cannabis
29 Maggio 2020 14:26
I Carabinieri hanno localizzato, in località capo mazzo, 525 piante di cannabis alte tra i 70 e 110 centimetri.
Sui Monti Lattari scoperti e distrutti 525 piante di cannabis
LETTERE- In un terreno demaniale sui Monti Lattari, nel corso di controlli a largo raggio disposti dal comando provinciale dei carabinieri di Napoli, i Carabinieri hanno individuato in località capo mazzo, 525 piante di cannabis.L’operazione ha visto l’intervento dei carabinieri della compagnia di Castellammare di Stabia e del nucleo elicotteristi di Pontecagnano Faiano.Sono state localizzate un numero di 525 piante di cannabis alte tra i 70 e i 110 centimetri.Prima sono state effettuate le operazioni di campionatura, poi le piante sono state distrutte lì sul posto.Le indagini proseguono per individuare i coltivatori. Se solo ricordiamo che un tempo, lungo i Monti Lattari nel 552 ebbe luogo la battaglia dei Monti Lattari, anche conosciuta come battaglia del Vesuvio, tra il generale dell’ Impero Romano d’Oriente Narsete e il Re degli Ostrogoti Teia e ora è invece terra dove coltivare cannabis, la dice lunga sul fatto che di certo non si è migliorati di molto…Purtroppo è da condannare anche il “silenzio” di chi sa e ha “tardato” a denunciare un fatto del genere: purtroppo siamo sempre dinanzi ad un problema culturale, una mentalità da elevare – non con il fumo o roba simile – ma con uno sforzo di neuroni e un moto dell’anima, che ci faccia desiderare di vivere meglio Insieme, ciò implica un rispetto di sé stessi, dell’altro, della Natura e della Società in cui si vive.
Commento
A memoria del sottoscritto, correggetemi se sbaglio, é la decima volta che questo avviene. Certo si tratta di gente non estranea al territorio con le com'licità di residenti o gestori dei terreni. (GR)
Commento
A memoria del sottoscritto, correggetemi se sbaglio, é la decima volta che questo avviene. Certo si tratta di gente non estranea al territorio con le com'licità di residenti o gestori dei terreni. (GR)
mercoledì 27 maggio 2020
Dove vorresti andare
Dove vorresti andare
senza un’ombra
che ti viene appresso
o ti precede
o ti sta di lato.?
Chi se le volte
che non mi sono accorto
del fatto
che mi sembra assurdo
son tante le poche volte
che non mi segue
o mi cammina affianco ?
Quando son stanco
non ci faccio caso
per far che cosa poi
se i miei passi
lo stesso vanno avanti
e nessuno di me
ne fa un abuso.
Io vado dove voglio
e non mi scuso del tono
che a volte non è aduso
alle mie buone maniere
neppure quando
mi si dà il piacere
di restare solo
anche senza un’ombra.
Io non mi adombro
come potrei
quando son preso
dal tempo
che qualche volta mi manca,
quando la vita mi stanca
con perdite di tempo
mentre cerco di essere
presente ad ogni costo ?
Gioacchino Ruocco
Ostia Lido 27.05.2020
Si ll’acquà sta vullenno
Si ll’acquà sta vullenno
mena ‘a pasta
chella c’a ce vò
sulo pe tutt’e dduie.
A me basteno quatte file
a te dimeno
ca quanno hammo mangiato
stammo cchiù cuiete.
Basteno poco
si songo’ vermicielle.
‘E bucatine
me vanno pure bbuone
ma nun me piace ‘e sentere
‘o sisco ch’isse fanno.
‘A pasta corta
me va bbona ‘o stesso
c’’o zuco ‘e pummarole
appena covete
o ‘e piennelo
cu n’aglietiello frisco
ca te ‘nzapora ll’aria
cchiù d’’a pasta.
Doppo doie furchettate
ca m’avasteno
me sento sazio
e no ‘o muorte ‘e famme
ca ogne vota pare
quanno m’accosta a tavula.
Vide ca ll’acqua volle
m’’o dice ‘a voce
‘e chistu caccaviello
ca so tant’anne
ca sta a casa nosta
Me pare ca le piace
pure a isso
ll’acqua ca volle
e và facenno ‘mbolle
ca canteno felice.
Si faie ‘o zuco ‘e cchiù
astipeno nu poco
facimmo ‘o tianiello
pe cchiù tarde
si ancora avimmo famme
‘int’a nuttata.
Gioacchino Ruocco Ostia Lido
27.05. 2020
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