Leggendo Neruda
mi sono accorto che non ho
pazienza,
non ce la faccio a stare senza
te,
l’essenza delle cose che mi
stanno intorno
non m’inganna.
Metafore
che non hanno la funzione
di dare il tempo per aspettare
il giorno che ci rivedremo,
allungano la pena
che mi lacera come un coltello
che ha denti disuguali.
Quando una donna
ti penetra nel cuore
é come il sonno che ti viene
meno,
come il desiderio d’amore
che non si appaga
neppure a lavorarci ogni giorno
per trovarne l’acme o il dolore,
un bacio che non trova più il
respiro
o come mani che accendono l’ardore
senza bruciarsi senza mai
sentire
il tremore o l’abbandono.
Neppure il mare che lacera i
pensieri
onda su onda senza addormentarsi
al canto di una nenia
mi salva dal desiderio di averti
dentro l’anima come un rosario
almeno
con la frescura che danno le
parole
quando ripiegano sul sussurrato
appena.
Cerco di confondermi e cercare
quell’aria tiepida che fa
sognare a volte
pensando di avere appena colte
le tue fattezze dal giorno che
si appressa.
Che dolce irrequietezza che
ancor mi porti !
Ostia lido, 26/09/2012
Inserita nella raccolta
“L’Equilibrista…poesie
dal quotidiano”
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