Il mio vocabolario napoletano all’italiano balia fa
corrispondere i termini mammazezzella,
mammula e nutriccia. Anche se l’ultimo mi è familiare ho adoperato, quasi
sempre, quello italiano pronunciandolo alla maniera napoletana in quanto a
Mezzapietra erano poco conosciuti o usati.
Ne parlo in quanto crescendo, con
la nascita degli altri miei fratelli, mi capitò di prendere atto che mia madre,
senza farne commercio, dava una parte del latte che il suo corpo produceva
anche ad altri bambini senza allattarli al seno.
Il latte veniva fornito nella
misura che la montata lattea forniva in recipienti che venivano recapitati a
casa nostra per raccogliervi il latte per chi ne aveva bisogno. Mia madre lo
faceva volentieri per eliminare dalle sue mammelle il latte in eccesso che
qualche volta le provocava infiammazioni e febbre. Lo smaltiva mungendosi come
aveva imparato a fare da contadina con le mucche di famiglia e per non buttarlo
via lo regalava a chi ne aveva bisogno per cui con l’andare degli anni ho
trovato sulla mia strada fratelli e sorelle di latte a non finire.
Quando capitava lo faceva con
gioia come ha sempre cercato di vivere la sua vita donandosi prima sia a noi
figli e agli altri.
Raccontava che, quando era nata,
nonna Teresa, trovandosi sprovvista di latte era stata costretta a metterla a
balia. Il lato gioioso del suo carattere lo attribuiva al latte della balia che
l’aveva accolta subito come una delle sue figlie. La nonna, a suo dire, aveva
un carattere molto forte, ma, in fondo, per me che fui accolto nella sua casa
fin dai miei primi giorni di vita per una pioggia torrenziale che non consentì
a mia madre di portarmi via per alcuni giorni di seguito, aveva sempre una
carezza, un sorriso che non mi faceva mancare l’affetto della figlia. La cosa si
prolungò fino alla fina della guerra dopo il ritorno di mio padre dalla
prigionia trascorsa in Germania che era durata 18 mesi.
Quando la normalità fu
ristabilita, nonostante fossi ancora un bambino, andavo a farle visita quasi
tutte le settimane servendomi del treno come mia madre mia aveva insegnato a
fare. E ci ritornavo volentieri tutte le volte che potevo.
Ritornando alle balie e al
baliatico con il latte in polvere portato prima dagli alleati e successivamente
prodotto anche in Italia, anche se a prezzi proibitivi per le tasche di chi lo
deve comprare, il mestiere di Balia si avvio sulla strada del tramonto. Le
strade dei paesi dove risiedevano incominciarono a diventare poco frequentate
nei fine settimana.
L’allattamento al seno può essere
offerto da una donna solamente dopo il parto a condizioni che il suo seno non
subisca traumi a seguito di mastite, ragadi, ecc. che devono essere prontamente
affrontati con le cure necessarie fino a quando non resta nuovamente gravida.
Alcune donne si adattavano al
baliatico per rimpinguare l’economia familiare sull’esempio di quella che lo aveva
per prima. Succedeva così un paese si riempiva di donne gravide che
successivamente mettevano il proprio seno a disposizione dei figli di chi non
aveva latte per crescerli naturalmente o addirittura per alleggerirsi le
braccia fino alla dentizione del bambino.
Il
latte materno, in quanto alimento naturale, è il migliore per il lattante per
cui quando non esistevano ancora i surrogati era necessario trovare una donna
disposto ad allattarlo a qualunque distanza fosse.
Oggi il
latte materno, adeguatamente trattato e conservato in particolari
"banche" collocate nei reparti di neonatologia, può essere anche donato per
alimentare altri neonati che non possono ricevere quello della propria madre.
I
vantaggi dell'allattamento al seno sono di 3 tipi: Nutrizionali:
il latte materno contiene nutrienti quantitativamente e
qualitativamente ottimali per coprire come unico alimento i fabbisogni del
bambino nei primi 5/6 mesi di vita favorendone la crescita e condizionando le
caratteristiche fisiologiche della digestione, dell'assorbimento e del
metabolismo.
Protettivi: mediante il
latte materno il bambino presenta migliori difese nei confronti delle infezioni da virus
e batteri (infezione delle vie respiratorie superiori e inferiori, infezioni
intestinali, infezioni delle vie urinarie, meningiti e sepsi), delle allergie (eczemi, asma) da alcune malattie da
alterata risposta immune (diabete giovanile, morbo di Chron, retto
colite ulcerosa).
Psicologici: mediante
l'allattamento si realizza più facilmente il rapporto madre neonato. Attaccato
al seno il bambino ascolta la voce della madre, ne sente l'odore e il calore
della pelle,si rilassa e la sua attività respiratoria diventa più regolare. Da
canto suo la madre riceve stimolazioni somatosensoriali, avverte una profonda
sensazione di benessere, si sente gratificata e realizzata.
Le donne che allattano al seno hanno minore incidenza di
carcinoma alla mammella, di neoplasia dell'ovaio e di osteoporosi durante la
menopausa; inoltre presentano una maggiore facilità a tornare al peso
pregravidico per l'alto consumo energetico dovuto alla produzione del latte.
Si tratta di un liquido vischioso e giallastro prodotto in
scarsa quantità. È l'alimento più adatto per i primi giorni di vita perché
assai nutriente (ricco di proteine, sali minerali e anticorpi).
Solo dopo la montata lattea (che si verifica in genere nella 3ˆ-
5ˆ giornata) il latte materno assume i caratteri del latte definitivo (o
maturo).
La sua composizione non è sempre uguale ma varia a seconda
delle stagioni e, nella stessa donna, a seconda dei periodi di lattazione, nel
corso della giornata, da poppata a poppata, in rapporto all'età, alla dieta,
ecc.
L’immagine tramandata della balia di paese è quella
di una donna cannone in quanto Una donna che allatta ha bisogno di circa 500 kcal al giorno in più
rispetto al normale fabbisogno. In realtà si tratta solo di una modesta
aggiunta, che può non risultare necessaria, dal momento che la donna che
allatta quasi sempre diminuisce il suo dispendio energetico per l'attività fisica.
Non esistono alimenti che «fanno latte»:
è il mangiare correttamente che fa lavorare bene la ghiandola mammaria. Inutile
quindi, e talvolta anche dannoso, avventurarsi in diete che dicono di far
aumentare il latte, o costringersi a bere (magari controvoglia) grandi quantità
di latte o di birra. Per altro l'eccesso di latte rischia di indurre reazioni
di sensibilizzazione nel bambino; per quanto riguarda la birra poi, bisogna non
sottovalutare il suo contenuto alcolico, che può diventare significativo quando
se ne consumino dosi abbondanti.
L’alcol ha un effetto dannoso sul lattante che
varia a seconda delle dosi assunte dalla madre. Si consiglia di contenere al
massimo la quantità di vino ai pasti e soprattutto di evitare il consumo dei
superalcolici (whisky, cognac e anche amari, aperitivi ecc.) data la facilità e
la rapidità di passaggio dell'alcool nel latte.
Il tè e il caffè, se
consumati in quantità eccessiva, causano il passaggio nel latte di sostanze
eccitanti con possibili effetti negativi sul bambino. Si consiglia di limitarne
il consumo a due dosi giornaliere.
Quelli che vi ricorrevano spesso e volentieri erano personaggi
abbienti, tra i poveri e i meno poveri ci si aiutava alla maniera di mia madre
che, a volte, ne aveva tanto e lo donava e chi ne aveva bisogno e non sapeva
dove trovarlo eternamente riconoscente, più fratello di chi ti era fratello.
La letteratura in merito è vasta e le storie tante.
Appena l’altro ieri, una mia sorella di latte,mi ha inviato gli
auguri tramite quella di sangue con la quale ancora oggi si frequenta e non
riesce a dimenticare il legame che l’allattamento ricevuto da mia madre ha
provocato in lei.
Mia madre aveva un cuore grande che solo in parte è arrivato a me.
La sento vicina e dalla sua foto mi
guarda con un’aria compiaciuta come se aspettasse da me qualcosa che sono in
grado di fare ma che non trovo ancora il modo di farla.
Gioacchino Ruocco
Lo scritto in corsivo è stato preso da
“Vita di donna – associazione Onlus per la difesa della salute femminile”
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