"Chi ama la Juve Stabia ama la sua città.
Siamo noi Castellammare. Ultras Curva Sud".
Comprendo il desiderio di chi ha fatto quest'affermazione, ma, dissentendo come è il mio solito, asserisco senza tema di smentita che esistono anche altri modi per dimostrare il proprio amore verso la città in cui si vive ogni giorno della propria esistenza. La non occasionalità dei compartamenti. Il rispetto degli altri sempre e comunque. Il rifiuto del menefreghismo e del qualuquismo e il sopravvalutarsi indiscriminatamente come testimonia l'affermazione presa a pretesto per questa nota.
Sono anni che manco da Castellammare per assicurarmi il classico tozzo di pane onesto e sudato, ma non per questo ho smesso di amare la mia città di nascita che tanti ostacoli ha messo sul mio cammino di crescita sia fisica che morale facendomi vivere, nell'età più delicata, gomito a gomito, astretto contatto con ragazzi che per altre ragioni pur amando la propria città l'hanno tormentata con le loro azioni ribelli fino ad assumere la connotazione di delinquenti abituali.
Le cronache stabiesi sono piene di reati commessi da quelli che arrivano dagli strati sociali più deboli della popolazione che se fossero cresciuti nella legalità avrebbero dato altro lustro a questa nostra città e ricevute altre parole di riconoscenza, mentre ignorano le malversazioni dei benestanti, dei professionisti che invece fanno da prestanomi al delinquere sommerso che affianca i centri di potere politici.
Alcuni di quelli che hanno conquistato un posto al sole o per meriti naturali o per aver vinto la propria battaglia di sopravvivenza affermandosi per le cose che naturalmente erano inclinati sono stati fin qui ricordati nella villa comunale, Ma gli stabiesi da onorare sono ancora tanti e tanti che lo spazio della nostra villa non basta ad accoglierli.
La lapide del monumento ai caduti non riporta i nomi di tutti quelli che sono morti in guerra, a volte credendoci e a volte immeritatamente, ma morti quando altri si erano fatti esentare come capita in tutte le buone famiglie.
I furbi ci sono sempre stati e sempre ci saranno e quelli che la fanno franca per la loro furbizia o per un maggiore realisno e utilitarismo dovrebbero essere un po' più generosi nel dare senza ostentare regalie che offendono e seminano scontento più di una legge applicata male.
Se la delinquenza stabiese decidesse di ritornare sui suoi passi ci troveremmo a convivere con persone che avendo rischiato per la propria affermazione, nonostante tutto, darebbe un maggiore impulso produttivo indutriale alla città.
L'elenco che allego a questo blog, dove annoto personaggi noti e meno noti alla cittadinanza ,annovera giorno dopo giorno non soltanto gli eroi, ma anche tante persone oneste che facendosi forza hanno raggiunto qualche livello di considerazione nel tessuto sociale residente, ma mancano quelli che sono stati osteggiati, quelli diventati un nome da irridere, un soprannome che ancora fa sorridere per le stramberie che commettevano salvo meravigliarci che eran gente capace di suscitare attenzione intorno a loro, di vivere arrangiandosi alla faccia del benessere che altri sprecavano, di condurre una vita senza il galateo dei ricchi ma con una pulizia morale che ha le sue radici nei comandamenti non scritti che ognuno di noi avverte dentro se stesso soltanto se lo vuole.
Le confraternite, checchè se ne dice, sono ancora oggi gruppi raccogliticci di umanità che non sa quello che fà, mentre la delinquenza ha il coraggio di distruggersi e di ricrearsi. I compromessi sono accordi che in qualche maniere adottano per appropriarsi della ricchezza economica in cui si riconoscono per mettere in soggezione i ceti intermedi e più fragili.
Chi ama dovrebbe andare oltre gli schemi che prepotentemente sono presenti tra chi abita la cittadina dalla quale provengo. Castellammare è stata distrutta nella sua parte più essenziale e connotativa, in particolar modo dal dopoguerra in poi. Il terremoto dell'80 è stata una benedizione soltanto per chi ha continuato a depredarla.
Se la smettessimo di fare colore, la storia raccogliticcia del nostro passato, troveremmo un presente difficilmente da amare, ma sicuramente da ricostruire non nel nome di un Re borbone e neppure nel nome di una repubblica vista in quelli che dovrebbero soltanto investire senza ricavo, ma con le regole di mercato da un lato ed il rispetto per un territorio esiguo che ormai vive al lumicino delle parrocchiette, degli interessi politici di personaggi che non sanno quel che fanno ma si presentano sempre e solamente come i salvatori di un paradiso che fra poco non esisterà più.
Il LIBERO RICERCATORE tempo fà pubblicava una pagina dove molti hanno scritto la loro idea di essere stabiesi dimostrando che ognuno ha sua che manco lontanamente coincide con qualcun'alta. Basterebbe un manifesto di poche parole e di intenzioni serie per risorgere dal terremoto naturale nel quale vive ormai da secoli e come farlocchi ci accontentiano di essere senza essere.
Gioacchino Ruocco
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