venerdì 1 luglio 2016

Castellammare un laboratorio di vita che non dà frutti

Stranamente sul territorio della mia Castellammare non riescono ad incontrarsi e interagire le iniziative che al suo interno si svolgono.

Leggendo le cronache i delitti perpetrati sul territorio sono sempre gli stessi: rapine, malversazioni, spaccio di droga, interessi privati in atti di ufficio, prepotenze, estorsioni, contabbando di sigarette e soldi falsi, sottrazione di energia elettrica, inquinamento ambientale, cattiva amministrazione della cosa pubblica e utilizzo ripetuto di incopetenti per amministrare la cosa pubblica con sperpero di beni e di denaro che la popolazione sarà chiamata con nuove tassaziuoni  a restituire in qualche modo ai creditori.
La delinquenza dimora stabilmente sul territorio anche se sverna altrove indisturbata come se ci fosse un accordo tra stato e malavita o tra quelli che amministrano e quelli che delinquono.

A chiacchiere c'è una volontà di reagire, di contrastare il fronte del male, ma mentre il primo riesce a permeare di sè il tessuto cittadino quelli che lavorano sul fronte del bene riescono a fornire del loro operato solamente immagini stereotipate, sbiadite, di gente che non si ama e non ama gli altri fino all'abnegazione della propria vita per il proprio credo. Dimostrano nei loro atteggaimenti discontinuatà di impegno come i vitelloni di una volta, goderecci fino alla noia, ma stanchi anche se vogliosi di una rivincita.

Il mondo culturale o artistico dimostra la sua parte di noia e scrive parole che non hanno senso. Nessuno ha scritto più un romamzo come" I figli difficili" di Michele Prisco" che esercitava la sua vocazione letteraria su fatti e avvenimenti della nostra cittadina anche se la realtà di Torre Annunziata in cui viveva, era oltremodo più pregante e interessante per i germi che aveva acquisiti dall'immediato dopoguerra col proseguiere del contrabbando, della borsa nera e di una malavita che si stava trasformando passando dalla vecchia camorra che viveva ancora di atteggiamenti teatrali, a i nuovi arrivi che pretendevano un ricambio generazionale molto più redditizio in una cittadina che di agricoltura ne aveva poca ma di industrie e di pescherecci ne aveva e sapeva tanto.

Chi fa del bene deve avere pù coraggio di chi fa del male. Deve essere pronto al sacrificio confortato dai propri parocchiani. Gridare al miracolo quando questo ha le paervenze di esserlo è un miracolo ì che crea altra indecisione, altre coscienze in subbuglio.

Il bene deve divenatre come il male una scelta di vita ma prioritaria rispetto all'altra. Deve seminare il buono esempio e perseguire i peccati con aiuti determinanti al recupero del peccatore.  La pena deve diventare un luogo di crescita onesta attuando le regole morali in primis e poi il comadamento del non fare agli altri....


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