giovedì 2 febbraio 2012

Il lutto a Castellammare - parte prima



Girodet de Roussy - Atala au tombeau - Louvre - 1818


La prima idea di lutto che conobbi fu dovuto alla morte di mio zio Pasquale, fratello di mia madre, per mano di soldati polacchi delle truppe liberazione che gli spararono contro mentre percorreva, una domenica mattina, con gli abiti della festa addosso, la strada per andare a prendere il treno per Pozzuoli per raggiungere la fidanzata che abitava in quel comune.

Ero ancora un ragazzino e avevo da poco compiuto cinque anni. Nei giorni appresso al funerale le donne incominciare si vestirono di nero tutti i giorni e mia nonna non lo tolse più fino al giorno della sua morte. Il dolore della perdita del figlio le sconvolse la vita, ma non il cuore che continuò ad essere  tenero con chi aveva bisogno del suo aiuto e duro con quelli che facevano i furbi.

Un giorno le chiesi il perché di quel colore e lei mi rispose che era il lutto per la morte del figlio, che quando moriva una persona cara per testimoniare il dolore che la perdita determinava bisognava indossare abiti scuri come voleva la tradizione.

Mi disse come poteva dirlo a un bambino che lei l’avrebbe indossato fino alla fine dei suoi giorni, mentre le figlie l’avrebbero portato il tempo necessario per non mortificare troppo la loro giovinezza  e allontanato gli eventuali pretendenti.

Da quello che avevo capito pensai che qualcuno obbligasse la gente per un certo periodo ad assumere atteggiamenti consoni al vivere civile e che ogni aspetto della nostra vita doveva sottostare a delle regole, ma quando ritornai sull’argomento mi rispose che nessuno glielo imponeva, non era la convenienza ma era il suo sentimento che le chiedeva di comportarsi così per la morte del figlio, una morte che non avrebbe mai accettato. I suoi parenti gliel'avevano insegnato con il loro esempio e lei che aveva una sensibilità all’eccesso aveva preso quella decisione che non doveva spaventarmi perché mi voleva sempre bene, come aveva sempre fatto dal primo giorno della mia nascita.

Successivamente al mio ritorno alla casa dove ero nato, morì la prima sorella di mio padre, zia Carmelina. La febbre spagnola le aveva procurato con una forte meningite delle menomazioni a livello cerebrale per cui era soggetta a convulsioni e a svenimenti ed in alcune situazioni assumeva atteggiamenti irascibili e persecutori.

Morì nel sonno e i funerali non ebbero lo stesso clamore che aveva suscitato la morte di zio Pasquale. Non li ricordo affatto. Anche in questa occasione notai che il colore dei vestiti era nero per le donne, mentre gli uomini mettevano all’occhiello della giacca un bottone sempre di colore nero o un nastro cucito sul tessuto facendolo che veniva fatto passare per l’asola  del risvolto per non perderlo nel tempo.

Imparai più tardi che il lutto  non era un atteggiamento, ma un sentimento di intenso dolore che si prova per la perdita una persona cara e la sua '"elaborazione  consiste nel  riempire il vuoto lasciato  con un sentire nuovo che deve tener conto  dei valori affettivi espressi dalla persona che è venuta a mancare, nell’assumerne le responsabilità che essa sopportava, ecc. ecc.
Il processo di elaborazione del lutto ha una durata che varia a secondo dell’intensità del rapporto che si era venuto a creare con la persona scomparsa, dalla profondità dei sentimenti,  dalle sue modalità, e da diversi altri fattori. Solitamente, nella sua fase acuta, viene completato entro 6-12 o anche 24 mesi in caso di perdite di figure relazionali primarie (genitori, figli, partner), anche se non sono infrequenti possibili sequele per periodi successivi; si deve comunque tenere conto che il processo di elaborazione è fortemente soggettivo, e può durare per tempi assai variabili in base a fattori personali e situazionali.
Il Lutto è anche l'insieme delle tradizioni, per la maggior parte religiose o comunque di particolare valenza culturale, che i parenti di un defunto osservano per un certo periodo di tempo. In passato si prevedevano tre tipi di lutto: lutto grave, mezzo lutto e lutto leggero. Durante il periodo di lutto grave non era possibile intervenire a balli e ricevimenti, ne recarsi a teatro. I periodi di lutto previsti erano[]:
§                     per il coniuge 18 mesi: un anno di lutto grave, quattro mesi di mezzo lutto e due mesi di lutto leggero;
§                     per i genitori, suoceri, nuore e generi un anno: sei mesi di lutto grave e sei mesi di mezzo lutto;
§                     per i figli un anno, anche di più, dipende dal tipo di morte e dallo stato di salute mentale delle persone.
§                     per fratelli e sorelle 7 mesi: 4 di lutto grave, 2 di lutto leggero e 1 di mezzo lutto;
§                     per i cognati 6 mesi: 3 di lutto grave e 3 di mezzo lutto;
§                     per i nonni 6 mesi: 3 di lutto grave e 3 di lutto leggero;
§                     per i cugini carnali e i nipoti 3 mesi: metà di lutto grave e metà di mezzo lutto.
La servitù doveva indossare il lutto per i padroni di casa e in tal caso la livrea era tutta di nero e al cappello veniva aggiunto il velo nero. Fino ad Anna di Bretagna le regine di Francia portavano il lutto in bianco (da cui la denominazione di regine bianche), ma Anna portò il lutto in nero per Carlo VIII e anche Luigi XII, divenuto vedovo della stessa Anna, indossò il lutto nero.











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