La parola “cunzuolo” riportata nel vocabolario
napoletano esprime il conforto, la consolazione offerta dai vicini di casa, dai parenti, dagli amici o dai familiari di un defunto o tutti assieme durante e dopo i funerali, nei giorni
successivi e nell’immediatezza dell’avvenimento. Di solito incomincia con l’aiuto
fornito per la vestizione del defunto
prima dell’arrivo della rigidità cadaverica e successivamente col fornire
generi alimentari per far fronte all’alimentazione di chi è ancora in vita che sopraffatto dal dolore non é incline nel momento che sta vivendo ad alimentarsi e
pensare a se stesso. Generalmente il primo conzuoloconsiste in generi che vanno dal caffè ai
biscotti, latte caldo e cornetti che invogliano anche i più riottosi e i meno
disposti a mangiare qualcosa. Tempo
addietro la bevanda più in voga in questa triste occasione era la cioccolata
liquida accompagnata da biscotti savoiardi e per pranzo un leggero brodo di
gallina, che aiuta a sostenere il tono fisico senza creare condizioni di
saturazione che nell'occasione non si addice, carne lessa o pesce in bianco.
Da noi il conzuolo rientra nella
tradizione oltre che nelle opere di carità e il conforto che si porta ai vicini
aiuta a recuperare una buona dose di umanità nelle persone che lo praticano. In
questa nuova dimensione di vita che mette all’apice delle nostre aspirazioni il
concetto di privacy, di non voler essere disturbati dai vicini e dai parenti, la
pratica del conzuolo restituisce, anche se solamente nel momento estremo, un’aspetto
più umano all’esistenza e al resto dei giorni che restano da vivere.
Esistono 3 tipi di conzuolo :il
primario, il fondamentale e quelli
secondari.
Il primario è quello che arriva nell’immediatezza dell’evento o di prima
mattina appena la notizia del decesso si propaga presso i parenti e i
conoscenti ad opera di quello che in famiglia ancora in grado di connettere e
di svolgere le pubbliche relazioni. Consiste quantomeno in una colazione
frugale oppure in quintali di cornetti di tutti i tipi e termos carichi di
latte e caffe’ per i tanti che sentono la necessità di partecipare e di non
potersi astenere come ho trovato scritto in una nota che cercava di sdrammatizzare il volto amaro della morte.
Generalmente se ne fa carico un parente
stretto del defunto, un nipote, un cugino, un genero senza una precedenza di
cui tener conto. Dipende da chi se la sente. Capita, a volte, che si muovano in
tanti e allora i cornetti, il caffè, i biscotti ed ecc. ecc. diventano tanti da
sfamarci tutto il paese.
Il conzuolo fondamentale, ovvero
il pranzo e/o la cena che si fa dopo il funerale, è a carico, in linea di
massima, del familiare più vicino e più stretto, ma quando questo è assente per
qualche motivo come la lontananza o perché i rapporti si sono interrotti per i
motivi più vari, se ne incarica qualche esterno alla famiglia del defunto che
intrattiene con essa rapporti di familiarità.
Le pietanze per l’occorrenza
consistono in buona parte in cibi che non dovrebbero appesantire e quindi a
quelli gia detti che facevano parte di una tradizione in buona parte si
provvede con pasta al forno non troppo elaborata ed un secondo di pollo con
patate al forno che danno l’idea dell’abbondanza senza strafare..
I consuoli secondari che seguono nei
giorni appresso, consistono in pacchi di zucchero e caffè, biscotti,
mozzarelle, frutta, pasta cucinata sempre al forno, ecc. A qualcuno è capitato
di accumularne tanti da doverlo devolvere ad opere di carità.
Ci metterei anche quegli aiuti che
vanno al di là della sussistenza e consistono nell’ accompagnare la vedova o il
vedovo al cimitero per la tumulazione o
interramento del defunto o per la cremazione, per sbrigare qualche pratica al
comune anche se le agenzie di onoranze funebri offrono una vasta gamma di
servizi per far fronte al disorientamento di congiunti in vita, il disbrigo della
pratica della reversibilità della pensione, per l’acquisizione di documenti,
per il trasporto se occorre e quando occorre per andare al cimitero, per
svuotare la casa di quelle cose che ricordano il defunto e il sopravvissuto e
non si desiderano più avere sotto gli occhi per non rinnovare il dolore della
perdita, le visite di conforto dapprima periodiche e costanti e poi vengono diluite
nel tempo per non asfissiare i sopravvissuti o perché si abita da un’altra parte della
città e via discorrendo.
Tempo fa uno slogan diceva che una telefonata allunga la
vita, ma il più delle volte bisogna sapersi ritrarre e lasciare il
sopravvisuuto, senza dimenticarlo, a se stesso
perchè possa superare con i propri mezzi il lutto che gli è capitato, la nuova
condizione di vita vigilando, però fin
dove è possibile per evitargli fughe dalla realtà e atteggiamenti da
estraniazione dalla vita sociale.
Secondo me dovremmo trovare la
forza d’animo di instaurare una giornata del CONZUOLO mentre siamo ancora in
vita incontrandoci con i familiari, con gli amici, con i vicini, con gli
estranei, con quelli del nostro condominio, della nostra parrocchia, del nostro
quartiere. Senza spendere chi sa che cosa potremmo scambiarci come a fine messa
un segno di pace e di comprensione, una tazza di caffè o di cioccolata prima
della fine dei nostri giorni prima di non poterlo fare più.
Questa pratica potrebbe aiutarci a
superare i momenti difficili che stiamo vivendo col rischio di perdere di vista
la ragione di una convivenza civile nel rispetto dei comandamenti morali che
sono le regole indispensabili per il governo della nostra coesistenza.
G. Ruocco
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