Tra le
definizioni fornite dal Vocabolario
Treccani della lingua italiana quella che mi interessa, oltre a quella
che fornisce sulla classificazione grammaticale di agg. e s.m. e f, è quella di “generi
alimentari” (s.m.pl.) che dice “denominazione complessiva di talune derrate,
come caffè, cacao, cannella, spezie varie, provenienti da paesi asiatici,
americani e africani dove gli stati europei avevano colonie, in quanto derrate
che venivano vendute in nel magazzino
di coloniali o la vendita di generi coloniali che quando ero
ragazzo ce n’erano tanti a Castellmmare di Stabia, soppiantati poi da altre
attività meglio definite nelle tabelle annonarie dei comuni.
Nati
per vendere prodotti provenienti dalle colonie, vendevano un po’ di tutto
quello che era vicino a quei generi.
A
Scanzano ce n’era uno che vendeva i cosiddetti “spezzettini di liquirizia” e con
una o due lire ti riempiva una bustina che ti faceva venire la noia di
succhiarli.
L’ambiente del negozio finiva col
prendere l’odore della cannella o del caffè quando lo tostavano o lo
macinavano. Erano odori persistenti e certe volte facevano starnutire o
lacrimare gli occhi.
Gli arredi, oltre alle normali
stigliature, prevedevano cistalliere per esporre i prodotti a vista ma non
raggiungibili dalla clientela e in
particolar modo dai bambini.
Gli odori, quelli secchi ma meno
costosi era confezionati in bustine di carta con scritte stampate con colori
che richiamavano quelli coloniali, mentre quelli più costosi in vasetti di vetro
o di ceramica.
Il negozio di cui ho memoria era
gestito da due coniugi anziani che ci trattavano con molto distacco.
Non ricordo che avessero figli e
vestivano sempre di grigio o di nero.
Scomparvero dalla mia memoria
quando ci trasferimmo al San Marco dove non ne trovai manco uno.
Un altro forse era a via Roma che
era sul tragitto che a volte percorrevo per andare da mio padre giù al
gazometro quando era di turno domenicale.
Ho cercato di sollecitare la
memoria di mia sorella, ma ha un vago ricordo di questi negozi.
Girando su Internet ho trovato un immagine tra il vecchio e
il moderno di un esterno di negozio e una nota di una cliente abituale di
questo negozio.
“'artigianato del cioccolato, è vero, sta proprio qui. Ogni
volta che ci passo mi faccio tentare dalle confezioni di Modica - le mie
preferite - e da quelle francesi tipo Valrhona. Sotto Natale, che ve lo dico a
fare, lo scorso anno ho fatto scorta tra torroni, dolci e biscotti vari. Come
ha detto giustamente Ilaria il proprietario, con cui ho parlato più di una
volta, è effettivamente un po' disilluso da come oggi il cioccolato
"industriale" sia dappertutto e le classiche tavolette siano
diventare roba da intenditori. Però, devo confessarlo, una volta entrati in
questo emporio delle golosità, ci si scorda veramente che possano esistere i
3x2 di marche da supermercato. Gli odori, il gusto, la cura per la selezione
delle case migliori e l'esposizione scenografica che sono alla base di
questo spazio mi catturano ogni volta. Sarà forse la passione per il cioccolato
modicano, ma ci torno spesso e volentieri!”
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