Con la nota appresso voglio rispondere a chi qualche tempo mi apostrofo dicendomi che ero un ignorante nato, che solo lui era in grado di dire se le notizie i proverbi che arrivavano al blog erano scritti in perfetto napoletano in quanto aveva studiato con i massimi esponenti del settore.
Mi scuserà don Raffaele, ma lo prendo a mio paladino, anche se non ce n'è bisogno. La stima non acqua fresca.
Gli ignoranti non possono diventare professori gestendo un blog.
di Raffaele Bracale
L’amico Luciano
Pignataro me ‘mmita a ccarne e mmaccarune e mi invita a fare un po’ di
chiarezza sul corretto modo di scrivere in napoletano taluni monosillabi; e lo
fa, il buon Luciano, prendendo spunto da uno strafalcione che grida vendetta
al cospetto di Dio, strafalcione presente nel manifesto della pizza a Vico che
erroneamente intitola A’ PIZZA (cioè, nell’intento dell’anonimo estensore LA
PIZZA).
Con quell’ A’ apocopato
anziché aferizzato ‘A cosí come esige la grammatica napoletana: atteso
che la caduta della L dell’articolo LA va indicato con il segno diacritico
dell’aferesi (cioè posto davanti alla
vocale e non dopo!)
per cui: LA → (L)A →’A
per cui: LA → (L)A →’A
e non A’ che
indicherebbe tutt’al piú la preposizione articolata ALLA → A(LLA) → A’
Preposizione che
tuttavia è preferibile rendere (cfr. ultra) nella forma di crasi: Â.
Tanto premesso entro
in medias res ed elenco qui di sèguito un congruo numero di monosillabi in uso
nella parlata napoletana, indicandone volta a volta oltre significato ed (ove
possibile) etimo anche quella che è (a mente delle regole di grammatica e
linguistica) la maniera piú corretta di scriverli.
Cominciamo con i piú
semplici monosillabi e cioè gli articoli; abbiamo gli articoli determinativi
‘A = la art.
determ. f. sing. si premette ai vocaboli femminili singolari;
deriva dal lat. (ill)a(m), f. di ille ‘quello’; l’aferesi della prima
sillaba (ill) comporta la doverosa indicazione di un segno diacritico (‘);
‘O/’U = lo/il art.
determ. m. sing. si premette ai vocaboli maschili o
neutri singolari; la forma ‘u è
forma antica di ‘o ora
ancóra in uso in talune parlate provinciali e/o dell’entroterra; la
derivazione sia di ‘o che di ‘uè
dal lat. (ill)u(m), acc.vo di ille ‘quello’; l’aferesi della prima
sillaba (ill) comporta la doverosa indicazione di un segno diacritico (‘); la
particolarità di questo articolo è che quando sia posto innanzi ad un vocabolo
inteso neutro, ne comporta la geminazione della consonante iniziale (ad es.: ‘o
pate voce maschile,
ma ‘o ppane voce neutra etc.).
ma ‘o ppane voce neutra etc.).
O’ non è come a prima vista potrebbe apparire
un’errata scrittura del precedente articolo ‘o (lo/il), errata
scrittura (tutti possiamo sbagliare!) che talvolta mi è capitato di ritrovare
inopinatamente in talune pagine di giornali, vergata da indegni pennaruli che
per mancanza di tempo o ignavia non usano piú rileggere e/o correggere
ciò che scrivono (….mi rifiuto infatti di credere che un giornalista non
sappia che in napoletano gli artt. lo/il vanno resi con ‘o e non con o’)
a meno che quei tali pennaruli nel loro scrivere non errino lasciandosi
condizionare dalla dimestichezza con lo O’ (apocope dello of inglese che vale
l’italiano de/De).
L’ o’ napoletano a margine è
anch’esso un apocope, quella del vocativo oj→o’=oh e viene usata nei
vocativi esclamativi del tipo o’ fra’!= fratello! oppure o’
no’!= nonno! La forma intera oj è usata in genere nei
vocativi come oj ne’! – oj ni!’= ragazza! – ragazzo!. Rammento che il
corretto vocativo oj
viene – quasi sempre e nella maggioranza degli anche famosi e famosissi scrittori e/o poeti partenopei – riportato in una scorrettissima forma oje con l’aggiunta di una pletorica inesatta semimuta e, aggiunta che costringe il vocativo oj a trasformarsi nel sostantivo oje = oggi con derivazione dal lat. (h)o(di)e→oje;
scrittori e/o poeti partenopei prima di mettere nero sul bianco facessero un atto di umiltà e consultassero una buona grammatica del napoletano, o quanto meno compulsassero un qualche dizionario, quante inesattezze o strafalcioni si eviterebbero! Purtroppo tra i piú o meno famosi o famosissi scrittori e/o poeti partenopei che reputano d’esser titolari di scienza infusa, l’umiltà non trova terreno fertile! Il Cielo perdoni la loro supponenza spocchiosa…
‘E = gli, le art.
determ. m.le e f.le plurale. si premette ai vocaboli maschili
o femminili plurali; deriva dal lat. (ill)ae(s),
‘quelli ‘di influsso osco; l’aferesi della prima sillaba (ill) comporta la
doverosa indicazione di un segno diacritico (‘);la particolarità di questo
articolo è che quando sia posto innanzi ad un vocabolo
viene – quasi sempre e nella maggioranza degli anche famosi e famosissi scrittori e/o poeti partenopei – riportato in una scorrettissima forma oje con l’aggiunta di una pletorica inesatta semimuta e, aggiunta che costringe il vocativo oj a trasformarsi nel sostantivo oje = oggi con derivazione dal lat. (h)o(di)e→oje;
scrittori e/o poeti partenopei prima di mettere nero sul bianco facessero un atto di umiltà e consultassero una buona grammatica del napoletano, o quanto meno compulsassero un qualche dizionario, quante inesattezze o strafalcioni si eviterebbero! Purtroppo tra i piú o meno famosi o famosissi scrittori e/o poeti partenopei che reputano d’esser titolari di scienza infusa, l’umiltà non trova terreno fertile! Il Cielo perdoni la loro supponenza spocchiosa…
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