Manovra:
Governo frena su auto aziendali, Plastic Tax dimezzata. Arriva “Robin Tax”
Aumento dell'Ires del 3% per tre anni:
al via le polemiche, preoccupazione delle associazioni di categoria
5
dicembre 2019 - Allenta
da un lato, stringi dall’altro. La coperta, come sempre, è corta e l’esecutivo cerca di trovare la
difficile quadra delle risorse. Stretta più soft sulla plastica e auto aziendali, due
delle misure più odiate finite al centro delle polemiche e destinate a subire
un restyling che
puntualmente è arrivato. Arriva un aumento del 3% dell’Ires sui concessionari pubblici.
Queste le
principali novità contenuto nel pacchetto di
emendamenti del Governo alla manovra depositati in Commissione
Bilancio del Senato. Viene abrogata, inoltre, l’imposta di bollo sui certificati
penali, con una perdita di gettito di 25 milioni di euro.
In particolare, la Plastic Tax viene dimezzata a 0,50
centesimi di euro (rispetto a 1 euro) e non si applica al
materiale che proviene da processi di riciclo. Esclusi dal
pagamento dell’imposta i dispositivi medici e i manufatti in
plastica con singolo impiego adibiti a contenere e proteggere
preparati medicinali.
Governo
frena su auto aziendali
Arriva la riduzione
dell’attuale fringe
benefit al 25% sulle auto con
emissioni CO2 inferiori a 60 g/km e al 30% su quelle superiori
a 60 g/km e inferiori a 160 g/km. Per i veicoli con emissioni
inquinanti superiori a 160 g/km e inferiori a 190 g/km la
percentuale sale al 40% nel 2020 e 50% dal 2021.
Per tutte le auto superiori a 190 g/km scatta
il 50% il prossimo anno e il 60% dal 2021. La nuova
tassazione si applicherà sui contratti stipulati da luglio 2020 sui
veicoli di nuova immatricolazione. Confermata l’esenzione per tutti i contratti
in essere.
Spunta
Robin Tax
L’aumento dell’Ires sui concessionari
pubblici sarà di 3 punti, rispetto ai 2 punti ipotizzati dalle versioni
precedenti dell’emendamento del Governo alla manovra. L’aliquota
Ires sugli utili di tutte le società concessionarie di servizi
pubblici salirà dal 24 al 27%. Stiamo parlando di tutte quelle società
pubbliche affidatarie che gestiscono autostrade, porti, ferrovie, aeroporti,
servizi di tlc e produttori di elettricità. Una sorta di ‘Robin tax’, il
cui extra-gettito sarà rivolto al miglioramento della rete infrastrutturale e
dei trasporti e alla riduzione dei fenomeni di marginalizzazione e degrado
sociale.
Aeroporti
dicono no
E arrivano già le prime
polemiche e i primi no, a partire da Assaeroporti,
che in una nota ufficiale parla di ennesimo “balzello” che va a
gravare sulle imprese aeroportuali, deprimendone lo sviluppo e la
competitività” Il nuovo prelievo – prosegue la nota – è solo l’ultimo di
una serie di provvedimenti, di natura fiscale e regolatoria, che gravano
pesantemente sulle società di gestione aeroportuale e sui passeggeri del
trasporto aereo, la cui crescita, nel 2019, sta registrando, peraltro, alcuni
segnali di debolezza che la politica non può ignorare.
“Ancora una volta, per
far fronte a esigenze di finanza
pubblica – dichiara Valentina
Lener, Direttore Generale di Assaeroporti – i gestori
aeroportuali sono chiamati a sostenere rilevanti oneri non programmati e non
riconducibili ad una strategia complessiva di crescita e di sviluppo del
sistema aeroportuale italiano. Siamo fortemente preoccupati da una proposta
che, lungi dall’arrecare benefici al settore del trasporto aereo, non potrà che rallentare gli
ingenti investimenti necessari per l’adeguamento e
l’ammodernamento infrastrutturale del comparto, contribuendo a rendere sempre
meno competitivo il sistema aeroportuale nazionale”.
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