sabato 31 ottobre 2020

In cerca di gloria…

 

In cerca di gloria…

 

A volte cerco di scrivere

cose che mi facciano credere

di essere,

ma tutti gli arretrati accumulati

mi mettono davanti

versi

da tempo ammucchiati

che chiedono

di essere trascritti.

 

Se li benedico

mi sento sconfortato però

dal ruolo

che mi sento addosso

ripiegando su me stesso

con l’intendimento

di riscoprire

proprio quell’accento

che mi manca

per arrivare agli altri

mettendomi davanti

in bella mostra.

 

A volte basterebbe poco,

l’uovo di Colombo

fino a quando tu

non implori

gli onori

che ti aspetti

cercando la tua gloria

e non a caso

la mia memoria

quando ti prendo a pretesto

in cerca di una gloria

che non mi appartiene

anche se ne vorrei

soltanto un briciolo

quando mi si accende

dentro il desiderio

dell’eternità

per un momento almeno.

 

Gioacchino Ruocco

Ostia Lido        31.10.2020

venerdì 30 ottobre 2020

Coronavirus, epidemia fuori controllo

 

Coronavirus, epidemia fuori controllo: Gimbe delinea scenari drammatici

A certificarlo l'ultimo monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe. Ecco cosa serve fare subito

L’epidemia è fuori controllo. A certificarlo l’ultimo monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe, che nella settimana dal 21 al 27 ottobre conferma, rispetto alla precedente, l’incremento esponenziale nel trend dei nuovi casi (130.329 vs 68.982, +88,9%), in parte per l’aumento dei casi testati (722.570 vs 630.929), ma soprattutto per il netto incremento del rapporto positivi/casi testati (18% vs 10,9%, +14,4%).

I dati preoccupanti

Crescono di oltre 112mila i casi attualmente positivi (255.090 vs 142.739, +78,7%) e, sul fronte degli ospedali, si rileva un costante aumento dei pazienti ricoverati con sintomi (13.955 vs 8.454, +65,1%) e in terapia intensiva (1.411 vs 870, +62,2%). Più che raddoppiati i decessi (995 vs 459, +108,1%).

Una situazione esplosiva, che sta portando il Governo Conte a valutare un nuovo lockdown, forse soft, “alla francese”, com’è stato ribattezzato, con aperte soltanto le attività essenziali, le attività produttive e le scuole elementari e forse medie.

I dati dell’ultima settimana documentano il crollo definitivo dell’argine territoriale del testing & tracing, confermano un incremento di oltre il 60% dei pazienti ricoverati con sintomi e in terapia intensiva e fanno registrare un raddoppio dei decessi.

“In alcune aree del Paese non è più procrastinabile il lockdown totale per arginare il contagio diffuso e ridurre la pressione sugli ospedali” ha detto il Presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, che a noi di QuiFinanza aveva proprio qualche giorno fa denunciato in una intervista il fallimento del sistema di tracciamento e il rischio di un nuovo lockdown.

“Al di là dei numeri assoluti – spiega – preoccupano i trend esponenziali con cui aumentano i pazienti ospedalizzati e in terapia intensiva, con un tempo di raddoppiamento di circa 10 giorni da 3 settimane consecutive”.

Eccesso di letalità da sovraccarico ospedaliero

“L’epidemia già fuori controllo in diverse aree del Paese da oltre 3 settimane” spiega Cartabellotta, “insieme al continuo tentennamento di sindaci e presidenti di Regioni nell’attuare lockdown locali stanno spingendo l’Italia verso la chiusura totale”.

Secondo Enrico Bucci, professore aggiunto SHRO alla Temple University, “mantenendo questi trend di crescita, all’8 novembre si stimano 31.400 ricoverati con sintomi e 3.310 in terapia intensiva; numeri che potrebbero ridursi per l’eccesso di letalità da sovraccarico ospedaliero”.

Argomentazioni che sembrano agghiaccianti, e che invece, purtroppo, potrebbero diventare a breve realtà. Superando il limite del 30% dei posti letto occupati da pazienti Covid, dopo la cancellazione di interventi chirurgici programmati e prestazioni sanitarie differibili, si assisterà inevitabilmente all’incremento della mortalità, non solo Covid-19 correlata.

Cartabellotta è pessimista sulle misure introdotte dal Governo Conte con l’ultimo Dpcm 24 ottobre, sia perché le misure non sono state tarate su modelli predittivi a 2 settimane, sia perché sono state neutralizzate dalla crescita esponenziale della curva epidemica.

Rt inadeguato, ecco perché

L’impatto dell’introduzione di differenti misure di contenimento sul valore di Rt è oggetto di un recente studio – pubblicato su Lancet Infectious Diseases da ricercatori dell’Università di Edimburgo – che ha analizzato dati da 131 Paesi.

È stata stimata l’efficacia sul valore di Rt di quattro possibili gruppi di interventi a 7, 14 e 28 giorni. Se da un lato gli effetti dipendono dal numero e dalla tipologia di restrizioni, dall’altro non sono affatto immediati. Infatti, per dimezzare il valore di Rt servono 28 giorni di lockdown totale, tempi che in Italia potrebbero dilatarsi ulteriormente per il ritardo sempre maggiore nella notifica dei casi.

Considerato che le misure introdotte con il Dpcm includono divieto di eventi pubblici e assembramenti, invito allo smart working e didattica a distanza nelle scuole secondarie di secondo grado per almeno al 75% delle attività, è possibile stimare a 14 giorni una riduzione del valore di Rt di circa il 20-25%, numero ritenuto da Gimbe “totalmente insufficiente” per piegare la curva dei contagi e arginare il sovraccarico degli ospedali.

L’indice Rt oltretutto oggi sottostima ampiamente la velocità di diffusione del virus perché, oltre ad essere calcolato solo sui casi sintomatici, circa 1/3 del totale dei contagiati, si basa su dati relativi a due settimane prima e pubblicati dopo circa 10 giorni. In altri termini, le decisioni vengono prese sulla base di un Rt che riflette contagi di circa un mese fa.

Chiusure locali immediate, o sarà lockdown

Senza immediate chiusure in tutte le zone più a rischio, conclude Gimbe, serviranno almeno 4 settimane di lockdown nazionale per abbattere la curva dei contagi e permettere di assistere i pazienti in ospedale, al fine di evitare una “catastrofe sanitaria peggiore della prima ondata”.

Perché questa volta, oltre al dilagare dei contagi anche nelle regioni del Sud, meno attrezzate dal punto di vista sanitario, abbiamo davanti quasi 5 mesi di stagione invernale con l’influenza in arrivo.

giovedì 29 ottobre 2020

Covid, tre farmaci a casa prima dei sintomi: l'idea di un medico Aspirina, Eparina e Cortisone sono i tre farmaci da prendere prima dell'insorgenza dei sintomi: la teoria del dottor Spagnolo

CRONACA

TROVA KALULU e si contento.....

 


mercoledì 28 ottobre 2020

Una volta le bugie avevano LE ....... (ANONIMO VIRUS)

 

Una volta le bugie avevano le gambe corte

 

OGGI HANNO IL CORONA VIRUS

CHE LE SGAMBETTA.

                                            (ANONIMO VIRUS)

martedì 27 ottobre 2020

Coronavirus, il ruolo della vitamina D: scoperta nei ricoverati


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Coronavirus, il ruolo della vitamina D: scoperta nei ricoverati

Tra i ricoverati per coronavirus è stata scoperto un ruolo importante della vitamina D: la ricerca in Spagna

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Nei pazienti ricoverati per coronavirus è stata riscontrata una carenza di vitamina D. Si tratta di un nutriente importante anche per il corretto funzionamento del sistema immunitario e la sua mancanza, secondo il lavoro pubblicato sul Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism, riguarda l’80% dei pazienti presi in considerazione. Ne dà notizia l’Ansa.

Condotto in Spagna dal gruppo di José Hernández dell’Università della Cantabria a Santander, lo studio è rilevante perché conferma alcuni studi precedenti sulle vitamine. I dati epidemiologici a disposizione, infatti, hanno mostrato che la carenza di vitamina D è più diffusa nei Paesi dove il coronavirus ha mostrato un’aggressività maggiore, provocando più decessi.

Coronavirus e vitamina D: cosa è emerso

Secondo quanto riscontrato dai ricercatori, in media oltre 8 pazienti su 10 ricoverati per Covid nell’ospedale spagnolo preso in considerazione durante la prima ondata di contagi erano carenti di vitamina D.

A mostrare la carenza del nutriente sono soprattutto gli uomini, che infatti hanno anche in genere una mortalità maggiore rispetto alle donne. Più marcata era la carenza vitaminica, maggiori erano i marcatori infiammatori legati a grave infezione nel sangue dei pazienti.

Coronavirus, il ruolo protettivo della vitamina D: l’ipotesi

Attualmente è in corso in Gran Bretagna un ampio trial clinico per comprendere se la vitamina D abbia oppure no un ruolo protettivo contro la sindrome da Covid-19.

Se l’ipotesi di un ruolo protettivo fosse confermata, curare la carenza di questa vitamina potrebbe essere un valido approccio preventivo, in particolare negli individui più suscettibili. Si pensa – ha spiegato il dottor Hernández – agli anziani, ai pazienti con altre malattie quali il diabete e al personale sanitario.

VIRGILIO NOTIZIE | 27-10-2020 15:21

 

Vitamina D

Che cos’è la vitamina D

La vitamina D è una vitamina liposolubile, viene quindi accumulata nel fegato e non è dunque necessario assumerla con regolarità, attraverso i cibi, dal momento che il corpo la rilascia a piccole dosi quando il suo utilizzo diventa necessario.

La vitamina D si presenta sotto due forme: l’ergocalciferolo, che viene assunto con il cibo, e il colecalciferolo, che viene sintetizzato dal nostro organismo.

 

A che cosa serve la vitamina D?

La vitamina D è perlopiù sintetizzata dal nostro organismo, attraverso l’assorbimento dei raggi del sole operato dalla pelle. Questa vitamina è un regolatore del metabolismo del calcio e per questo è utile nell’azione di calcificazione delle ossa.

La vitamina D contribuisce inoltre a mantenere nella norma i livelli di calcio e di fosforo nel sangue.

 

In quali alimenti è presente la vitamina D?

La vitamina D è scarsamente presente negli alimenti (alcuni pesci grassi, latte e derivati, uova, fegato e verdure verdi). L’unica eccezione è data dall’olio di fegato di merluzzo.

La vitamina D viene in grande parte accumulata dal nostro organismo attraverso l’esposizione ai raggi solari e va integrata solo in situazioni particolari, legate alla crescita, alla gravidanza e all’allattamento.

 

Qual è il fabbisogno giornaliero di vitamina D?

Il fabbisogno giornaliero di vitamina D varia a seconda dell’età. Il fabbisogno giornaliero di vitamina D è di 400 unità al giorno, in assenza di fattori di rischio. Le dosi possono variare e arrivare fino a 1.000 unità al giorno in presenza di fattori di rischio o deficit.

 

Carenza di vitamina D

La carenza di vitamina D incide in modo negativo sulla calcificazione delle ossa con effetti che vanno dal rachitismo per i bambini alle deformazioni ossee di varia natura e alla osteomalacia, che si presenta quando la struttura ossea esternamente è integra ma all’interno delle ossa si registra un contenuto minerale insufficiente.

La mancanza di Vitamina D rende inoltre i denti più deboli e vulnerabili alle carie.

 

Eccesso di vitamina D

L’eccesso di vitamina D può provocare una calcificazione diffusa a livello dei vari organi, con conseguente vomitodiarrea e spasmi muscolari.

 

Quali comportamenti possono provocare una carenza di vitamina D?

Dal momento che la maggior parte della vitamina D viene recepita dai raggi del sole, una carenza di questa vitamina può derivare da comportamenti che impediscano l’esposizione al sole, come il vestirsi troppo coperti, l’utilizzare protezioni solari troppo elevate o restare al chiuso per lunghe ore.

La vitamina D viene “dispersa” anche a causa di comportamenti poco sani come l’abuso di alcol e il consumo di sostanze stupefacenti. Inoltre, l’uso di certi farmaci può influire sulla quantità di vitamina D custodita dal nostro organismo.

  lo della vitamina D: scoperta nei ricoverati

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