martedì 31 agosto 2021

Gioacchino Ruocco canta Ostia Lido in poesia di Gonevra Amadio (AGR)

 

Gioacchino Ruocco canta "Ostia...in poesia"

Con il libro: "Avverbi, diverbi e sentimenti” il poeta pone Ostia al centro dei suoi versi e l’amore per la cittadina si somma al dispiacere per il suo “martirio. La compostezza dei versi di Ruocco è un mondo turbinoso, in cui l’amore e l’angoscia convivono

printDi  :: 31 agosto 2021 14:45
Avverbi diverbi e sentimenti

Avverbi diverbi e sentimenti

(AGR) di Ginevra Amadio

“Avverbi, diverbi e sentimenti”: già dal titolo un gioco autoironico, lo specchio di un’evoluzione intellettuale e umana, che interseca i moti sociali, creativi, amorosi dell’autore. Gioacchino Ruocco dedica alla scrittura ogni anelito vitale, consacrando il tempo notturno all’ispirazione, alla revisione, e i bagliori del giorno a nuove, intense scoperte. L’osservazione del reale, di dettagli minimi tratti dall’esperienza costituisce il nerbo della sua attività creativa, laddove ogni oggetto si fa spia di un certo tempo, di uno stato interiore che tracima sulla pagina.

 
Le poesie, composte nel giro di un paio di anni, definiscono una geografia dei luoghi, siano essi fisici o mentali. È Ostia il cuore dei versi, come mostra il riferimento in calce a essi, a indicare lo spazio-tempo della composizione che assume un rilievo tangibile.

Lo testimonia la prima lirica («Ostia è / di chi viene a dormirci / per una notte sola, / di chi non ha parole / per farne poesia»), in cui l’amore per la cittadina si somma al dispiacere per il suo “martirio”, evocato – a pagine di distanza – dalla citazione pasoliniana di “Supplica a mia madre” (da “Poesia in forma di rosa”, Garzanti, 1964), inserto doloroso volto a rievocare la morte del poeta all’Idroscalo: «Mi persi in quella notte / senza bestemmiare / contro quell’immane / bestialità / che non di sacrificio si trattò / ma della perdita / di qualcos’altro / del nome più incivile».

La compostezza dei versi di Ruocco non deve però trarre in inganno: il suo è un mondo turbinoso, implacabile, in cui tanto l’amore quanto l’angoscia rifluiscono in atmosfere pulite, eppure cariche di tormenti. Si veda la lirica “Ancora”: «Ancora a chiedere a Dio / perché mi ha messo al mondo, / ancora una volta in più / a mettere in mostra / i miei difetti». Il mondo naturale, qui partecipe dello stato emotivo dell’io, si fa metafora della stasi, dell’impossibilità di attingere l’inconoscibile: «Anche le formiche / erano ferme, / stavano / senza niente da fare / da anni».

Il poeta si addentra nelle immagini, indaga i rapporti fra segni e significati giocando, finanche, con le cadenze dialettali, in una continua reminiscenza classica, che chiama in causa il Belli (“Quello che avanza del tempo”) o altre, contemporanee, esperienze della “strada” (si pensi alla Street Poetry).

I riferimenti letterari si moltiplicano, in un gioco i rimandi espliciti o nascosti che invita il lettore a sostare tra i versi, a goderne la pienezza e l’eco. Eugenio Montale, Antonio Fogazzaro o ancora Giovanni Pascoli, Ungaretti, tanti nomi affollano il mondo di Ruocco, ne plasmano la visione che è sempre accogliente e acuta, capace di cogliere l’ispirazione e poi sovvertirla, dando vita a qualcosa di ‘altro’.

Alcuni versi urticanti restituiscono stilisticamente il senso del bruciore, come in “Controtempo”, dove le allitterazioni («mentre ti accompagno / quando c’incontriamo / controtempo») e la variazione («la noia che annoia») rendono il senso del consumarsi, sino all’immagine dura, potente, della bocca che brucia «come soda caustica».

La partitura stilistico-espressiva è raffinata e tersa al tempo, vicino all’impianto narrativo ma capace di dinamismi vivaci, espressi nelle figure di suono o nella punteggiatura ‘libera’, talvolta assente (emblematico, in tal senso, “Ultimo atto”). Spiccano e commuovono alcuni gruppi sparsi di liriche dedicati all’amore, al sentimento di un quotidiano che si rinnova ogni giorno: «Sul mio viso / le rughe sono assenti, / sul mio grava / un poco di stanchezza, / due volti / senza ebrezza / in questo istante», da “Per un istante almeno); «Quando ti guardo / vedo sul tuo viso / lo stesso segno / mi si allarga il cuore / alla speranza», da “Se avessi pianto”).

Di fronte al mistero dell’esistenza è la sensazione, “il cuore” a calcare le scene. La ragione si ritrae, non senza pungere tra le righe, in un viaggio sentimentale e umano, che non smette di raccontare.


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sabato 28 agosto 2021

Castellammare e la Campania nello spazio


 

Che ci tengono le Ebbanesis! Nel giro di una sola ora hanno fatto registrare il sold out alle Antiche Terme.

 

Che ci tengono le Ebbanesis! Nel giro di una sola ora hanno fatto registrare il sold out alle Antiche Terme. È vero che il concerto del 28 è gratuito, come tutti gli spettacoli della rassegna “E state a Stabia 2021” organizzata dall'Amministrazione comunale stabiese, ma è altrettanto vero che i posti a sedere si sono polverizzati all'istante. Magia di due ragazze straordinarie, Viviana Cangiano e Serena Pisa, entrate nel cuore della gente.
Si ricorda che l'ingresso, nel rispetto della normativa anticovid, è consentito solo ai prenotati in possesso del green pass.

 

                        Non sarò mai egoista.



Non sarò mai egoista.
Non per la pena che mi fai
ma per la tua incapacità
di dare al tuo corpo
un’anima felice.

Fresca come un fiore in un vasetto
che sul petto
metteresti volentieri,
è da ieri che ci rifletto e piango
con la mia stanchezza
ch’é sempre al tuo fianco
per darti almeno una primavera.

La sera che tarda a venire
andrà a finire
che non ci incontreremo,
ma non far sfiorire queste parole
che al sole cercano
l’istante da donarti
per farti un po’ felice.

Sono tante le cose
che nella vita danno piacere.
A volte tenere
come uno sguardo che ti passa a fianco
con ammirazione
come il perdono
di una vita non vissuta.

Gioacchino Ruocco

Ostia Lido       01/07/2014

Inserita nella raccolta “
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