sabato 27 dicembre 2014

Gente di Stabia: Alfonso Fusco

    FUSCO, Alfonso

    da Treccani Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 50 (1998)
di Nicola De Ianni
FUSCOAlfonso. - Nacque a Castellammare di Stabia, nel golfo di Napoli, il 13 giugno 1853 da Casimiro e Filomena Montegna. Ereditò dal padre un cospicuo patrimonio e numerose attività imprenditoriali che, insieme con i fratelli, cercò di accrescere ulteriormente. Sin dall'inizio ritagliò per sé un ruolo prevalentemente politico con l'implicito obiettivo di favorire gli interessi della famiglia.
Trasferitosi a Napoli, pose solide basi in alcune cruciali istituzioni cittadine, presupposto della sua ascesa politica. Non ancora quarantenne, fu eletto consigliere per Castellammare della Camera di commercio ed arti e, contemporaneamente, consigliere provinciale e comunale; fu, inoltre, per molti anni giudice del tribunale di Commercio e poi membro della commissione d'appello che si occupava dei redditi di ricchezza mobile.
Svolse soprattutto quest'ultimo incarico esclusivamente a difesa dei contribuenti più facoltosi, ai quali prestò grande aiuto nei contenziosi fiscali. In cambio, addirittura con ostentata fierezza, chiedeva ai suoi protetti di sostenerlo in tutte le competizioni politiche cui sempre più spesso partecipava. Con tali metodi il F. assurse a simbolo della degenerazione della lotta politica meridionale, trovandosi sovente, nel corso della sua lunga carriera, al centro di aspri conflitti e campagne di denuncia.
Per quanto riguarda gli interessi industriali del F., questi furono inizialmente concentrati soprattutto in una importante fabbrica di alcool a Castellammare di Stabia e in una pionieristica azienda per la produzione del gas a Torre Annunziata, con la quale conquistò l'appalto dell'illuminazione cittadina e il monopolio della fornitura per motori a gas negli impianti in uso nei pastifici della zona. Inoltre si fece promotore di una Società agricola meridionale, una sorta di consorzio delle aziende della provincia, che gli valse la considerazione degli organismi sindacali, premi e diplomi alla Esposizione nazionale di Torino del 1882 e l'attenzione del ministro dell'Agricoltura, Industria e Commercio, D. Berti, che lo insignì del titolo di cavaliere dell'Ordine della corona d'Italia (Amato, pp. 4 s.).
Sul finire del secolo il F. aveva dato vita a Napoli a ulteriori iniziative imprenditoriali e commerciali nel settore dei carboni fossili, in quello dei materiali da costruzione e in quello degli olii minerali (Guida generale di Napoli e provincia, I, Napoli 1900, p. 671). Contemporaneamente risultava nell'albo dei periti commerciali nel settore carboni e, come già ricordato, era membro della commissione provinciale d'appello delle imposte dirette (ibid., III, ibid. 1902, p. 350).
Con il suo proverbiale attivismo e con capacità organizzative fuori del comune, il F. poté sopperire ad alcune lacune particolarmente gravi soprattutto in rapporto alla sua attività politica, quali la scarsissima capacità oratoria e le evidenti carenze di cultura generale, dal momento che aveva abbandonato molto presto gli studi.
Politicamente fu un monarchico costituzionale, ministeriale, prima crispino, poi giolittiano. Nel 1895, in occasione delle elezioni politiche per la Camera dei deputati, riuscì a farsi candidare nel collegio di Castellammare in virtù del suo interessamento ai problemi economici cittadini non esclusi, naturalmente, quelli in cui era direttamente coinvolto.
Proprio in quello stesso anno si fece, ad esempio, promotore di un gruppo di pressione volto a mitigare gli effetti negativi per l'industria distillatrice di un r.d. del dicembre 1894 (Il Pungolo parlamentare, 3-4 genn. 1895).
L'esito della consultazione gli fu favorevole e in Parlamento si schierò fra gli amici di Crispi, ma la legislatura fu assai breve perché nel febbraio 1897 si ebbe lo scioglimento anticipato delle Camere e la convocazione di nuove elezioni per il 21 marzo successivo. Ancora candidato per il collegio di Castellammare, il F. questa volta non fu eletto, come molti altri candidati crispini (Storia del Parlamento italiano, p. 286). Nella primavera del 1900 gli elettori furono nuovamente chiamati alle urne e dopo il rifiuto di P. Boselli e del deputato uscente, ammiraglio G. Palumbo, si spianò la strada alle candidature del F. e del radicale R. Rispoli, che inaugurarono così una lunga serie di competizioni per la conquista del seggio di Castellammare. In questa circostanza la vittoria arrise nettamente al F. (Il Pungolo parlamentare, 4-5 giugno 1900).
Tra la primavera e l'estate del 1902 il periodico socialista La Propaganda promosse un'inchiesta sulle commissioni di appello delle imposte dirette e l'attenzione cadde sull'attività di quella di cui aveva fatto parte il Fusco. Furono anche pubblicati documenti per lui compromettenti, come una lettera in cui chiedeva per sé e per i suoi amici un appoggio in occasione delle elezioni offrendo in cambio il suo intervento nell'ambito della commissione tributaria.
La successiva sconfitta del F. nelle elezioni suppletive del collegio di Castellammare per la Camera dei deputati (dopo l'annullamento della sua precedente elezione del 1900) fu salutata da La Propaganda come una vittoria contro la camorra e la delinquenza.
Ancora una volta libero da impegni parlamentari, il F. decise di impegnarsi maggiormente nelle attività del Comune di Castellammare, riuscendo nel febbraio 1903 a farsi eleggere sindaco.
Il Comune della cittadina vesuviana già da qualche tempo era stato scosso da scandali e polemiche amministrative che avevano portato, dalla primavera del 1902, a ben due gestioni commissariali straordinarie. L'amministrazione del F. pose momentaneamente fine a tali contrasti, costituendo una sorta di restaurazione dei vecchi equilibri politici e affaristici. Il sindaco fu eletto con larga maggioranza (29 voti a favore e 7 schede bianche: cfr. Arch. stor. comunale di Castellammare di Stabia, Registro di delibera di Consiglio, verbale dell'11 febbr. 1903) e presentò un programma basato sull'incremento del turismo, sullo sviluppo del commercio e dell'industria e sulla tutela e cura del cantiere navale, da cui dipendevano, direttamente o indirettamente, le sorti della maggioranza dei cittadini stabiesi. L'amministrazione resse a lungo, ma vide progressivamente esaurire il suo slancio, paralizzata da aspre e spesso sterili polemiche che portarono alle dimissioni del F. nell'agosto del 1906 (ibid., verbale dell'8 ag. 1906).
Nel febbraio-marzo del 1909 il F. e il Rispoli per l'ennesima volta si ritrovarono avversari nel collegio di Castellammare in occasione delle elezioni generali per la XXIII legislatura. La campagna elettorale risultò assai accesa, contrassegnata da frequenti scontri tra i sostenitori dei due schieramenti (Il Pungolo parlamentare, 7-8 ag. 1909) e si risolse con la netta vittoria del Fusco. Ma ormai il contesto sociale ed economico era in rapido mutamento. La forte ascesa del movimento socialista nel Napoletano, dovuta soprattutto all'attivismo della corrente bordighiana (Fatica, pp. 474 ss.), ridusse fortemente i margini di successo del suo paternalismo demagogico. Neppure sul versante del sottobosco governativo l'azione del F. risultò molto efficace.
Terreno di verifica obbligato è in questo senso la tormentata vita del locale cantiere navale, dove, nel periodo tra 1888 e il 1910, furono costruite alcune fra le principali unità della flotta militare italiana. Ma di fatto, in relazione ai criteri di assegnazione dei lavori ai diversi stabilimenti sparsi nel paese e all'aspra lotta tra interessi pubblici e privati, finirono per distinguersi più i parlamentari napoletani, in particolare E. Arlotta, che non i parlamentari stabiesi come il F. (Vanacore, pp. 55 ss.).
Nelle elezioni politiche per la XXIV legislatura, le prime a suffragio universale (primavera del 1913), il F. non venne rieletto. La vittoria dell'eterno rivale Rispoli fu determinata dall'accordo tra i repubblicani e i socialisti di Torre Annunziata e di Castellammare, che su quest'ultimo fecero confluire i propri voti.
Il F. scomparve progressivamente dalla scena; morì a Castellammare di Stabia il 27 maggio 1916.
Fonti e Bibl.: Necr. in Il Risveglio di Stabia, I (1916), 12, ora in M. Palumbo,Stabiae e Castellamare di Stabia. Antologia storica, Napoli 1972, p. 609; Castellammare di Stabia, Arch. stor. comunale, Registro di delibere di consiglio e della giunta, anni 1903-06; D. Amato, Cenni biogr. d'illustri uomini politici e dei più chiari scienziati, letterati ed artisti contemp. ital., II, Napoli 1891, pp. 3 s.; A. De Gubernatis, Piccolo diz. di contemp. italiani. Appendice, Roma 1895, p. 6; Guida generale di Napoli e provincia, Napoli 1900-16, ad nomen; G. Celoro Parascandolo,Castellammare di Stabia, Napoli 1965, p. 62; M. Fatica, Origini del fascismo e del comunismo a Napoli (1911-1915), Firenze 1971, pp. 47, 474; M. Palumbo, Stabiae e Castellammare di Stabia, Antol. storica, cit., pp. 609 ss.; Storia del Parlamento italiano, X, Palermo 1973, p. 287; A. Barone, Piazza Spartaco. Il movimento operaio e socialista a Castellammare di Stabia. 1900-1922, Roma 1975, pp. 21-23; G. Russo, La Camera di commercio di Napoli dal 1808 al 1978. Una presenza nell'economia, a cura di G. Alisio, Napoli 1985, pp. 317, 338. Sono stati inoltre consultati i quotidiani: Il Giorno, 1904-16; Il Mattino, 1895-1916; Il Pungolo parlamentare, 1895-1911; Il Roma, 1895-1916 e il periodico La Propaganda, 1899-1910. Per le notizie su Castellammare si vedano pure: L'Arch. stor. comunale di Castellammare di Stabia. 1513-1946, a cura di G. D'Angelo - M. Di Maio - A. Di Martino, Napoli 1982; C. Vanacore, Il cantiere navale di Castellammare di Stabia. 1780-1983, Napoli 1987; A. Acampora - G. D'Angelo, Le fonti bibliogr. per la storia di Castellammare, Castellammare 1996.

giovedì 25 dicembre 2014

Madonnina distrutta, ipotesi “satanisti

Madonnina distrutta, ipotesi “satanisti” Nel Napoletano. Lo scorso 2 novembre trovata croce capovolta

 
 
 
 
 
 
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 © ANSA
Grande impressione a Castellammare di Stabia (Napoli) per l’atto sacrilego compiuto da ignoti sulla strada che dai Boschi di Quisisana conduce al monte Faito: una Madonnina è stata tolta dal suo alloggio, in una cappella sacra, e scaraventata in un crepaccio. C’è chi parla di una setta satanica: l’episodio fa seguito a quello avvenuto lo scorso 2 novembre quando la croce piantata in cima al Faito è stata estratta dal suo alloggio e ricollocata sottosopra.

giovedì 18 dicembre 2014

Bimbi di Scanzano e Santa Caterina insieme a giocare». La sfida dei volontari

CASTELLAMMARE | «Bimbi di Scanzano e Santa Caterina insieme a giocare». La sfida dei volontari
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di ALESSANDRA STAIANO
I bambini di Scanzano e Santa Caterina insieme a giocare su un campo di pallone. Sfida o sogno, comunque lo si voglia chiamare, è quello a cui lavorano quotidianamente i volontari della polisportiva Centro Storico Stabia.  Gente che incontra tutti giorni bambini e ragazzi, etichettati “a rischio”, come il 12enne sorpreso l’altro giorno dai carabinieri con un chilo di marijuana nello zaino. E dedica loro tempo. Il bene più prezioso.
«I ragazzi di questi quartieri si sentono perdenti in tutto- spiega uno dei promotori dell’associazione che preferisce rimanere nell’anonimato perché fa parte di quella categoria di volontari che rifugge qualsiasi visibilità- Su un campo di calcio sono alla pari con agli altri.

Il testo continua dopo l'immagine.

A volte, addirittura, vincenti. Capiscono che il rispetto delle regole, quelle in campo e quelle dello spogliatoio, fa ottenere risultati. E’ una lezione che, piano piano, portano anche in altri ambiti. E’ l’insegnamento di San Giovanni Bosco: imparare giocando. Il gioco è un diritto inalienabile di ogni bambino del mondo». Non era un caso, insomma, che fino a qualche anno fa l’oratorio dei Salesiani era in Salita Santa Croce a metà strada tra i due quartieri storicamente in guerra di camorra: i D’Alessandro in collina, quelli di Santa Caterina nel centro antico. «Da noi venivano i ragazzi di su e quelli di giù. La nostra sfida è farli tornare a giocare insieme. Magari se da grandi si trovano uno di fronte all’altro con una pistola in mano, si guardano negli occhi e si riconoscono». Da qualche anno l’istituto salesiano è stato acquistato da una fondazione privata, è rimasta solo una piccola parte dedicata alle attività sociali e ai ragazzi. Da circa un anno, un altro oratorio è nato in piazza Giovanni XXIII, alle spalle dell’ex scuola Panzini: messo a posto il campetto di calcio, ora i più piccoli hanno uno spazio dove giocare. Sono più di cento.  L’altra struttura che fa fare sport ai ragazzi di quartieri difficili si trova all’altro capo della città: al campo Spinelli dell’Annunziatella dove opera la onlus Sporting Carmine. «Se ne salvi uno su dieci è un delinquente mancato»- racconta chi ha seguito tante storie negli anni. Come quella di un ragazzo con padre e fratello, entrambi pusher, che entravano e uscivano di galera. Lui ha fatto una scelta diversa: si è messo a lavorare in un bar, 70 euro appena a settimana, ma lui non molla. «Il momento più difficile è proprio quello in cui non sono più bambini. A 17, 18 anni, magari la tua ragazza è incinta, di sicuro la tua famiglia non ti passa più nulla. Hai bisogno di soldi, ma è sempre più difficile trovare una collocazione. Serve lavoro, non corsi di formazione. E’ a quel punto che dovrebbero intervenire le istituzioni che, in realtà, avrebbero il compito di farlo sempre. Ma non lo fanno. La scuola non è fatta su misura di questi ragazzi».
Se chiedi qual’è la difficoltà maggiore in questo lavoro, la risposta è di quelle che spiazzano: «Trovare persone disponibili a dare il proprio tempo. A Castellammare questa forma di altruismo si è completamente esaurita, eppure il tempo meglio speso è quello dedicato agli altri. Magari trovi qualcuno, sempre di meno, che dà dei soldi. Non basta. I ragazzi migliorano solo se si sentono amati. A volta ci capita anche che se diciamo a un bambino “Ti voglio bene” quello ci guardi con sospetto. Non ci è abituato. Pensa “se non me lo dice mia mamma o mio padre, perché me lo dici tu?”.  Quando hai un dolore troppo grande, cerchi di rimuoverlo e ti crei una realtà parallela. E allora nelle famiglie di questi ragazzi tutti i “carcerati” sono ingiustamente detenuti, dire che tuo padre o tua madre ha sbagliato corrisponde a rinnegarli. Spiegare che non è così, che riconoscere l’errore dei tuoi genitori non significa non amarli, non è semplice. Questi ragazzi, magari, sono scostumati, dicono le parolacce, non è facile stare con loro, però, il bene lo chiedono. Se glielo dai, in qualche forma lo ricambiano». Cosa dire al ragazzino sorpreso con un chilo di droga nello zaino? «Vieni da noi a giocare a pallone, vieni a fare il bambino di 12 anni».

11/09/2014


La mia realtà negli anni del dopoguerra  1945


Da ragazzo giocavamo a pallone sul tratto di autostrada detta CIRCUNVALLAZIONE, compreso tra la California e il ponte sul rivolo che scende da Montecoppola
Le auto erano poche e passavano di tanto in tanto. Quando ne avvertivamo il rumore da buoni scanzanesi  ci scansavamo e poi ritornavamo a giocare.
I problemi da risolvere erano quattro: 
1) primo procurarsi la palla o il pallone che era posseduta da uno o due di noi 
2)  il recupero del pallone che poteva finire nel rivolo che arriva alla Caperrina o quando finiva in discesa e bisognava rincorrerlo; 
3) fare attenzione alle macchine; 
4) evitare l’arrivo dei vigili che di tanto in tanto arrivavano anche a Scanzano chiamati da qualcuno che non ci sopportava.
Eravamo di estrazione sociali  diverse ma nessuno se ne preoccupava. Quelli più grandi li evitavamo abitualmente e loro evitavano noi ragazzi che ancora non fumavano e non avevamo altre fantasie per la testa.
Alcuni già lavoravano e se qualcuno era figlio di genitori che erano ospiti abituali delle patrie galere non gliene fregava niente a nessuno. 
I reati di allora erano il contrabbando di generi alimentari che finì qualche hanno dopo la fine della guerra e quelle delle sigarette. 
Non pagare il dazio sulle merci per il quale era previsto e atti di violenza che venivano castigati dai guappi fino a quando riuscirono ad affermare il loro status o arrestati nel giro di qualche giorno.
Non c’erano altri problemi fino a quando qualcuno incominciò a molestare le donne e a commettere qualche sopruso di troppo con la copertura di una fantomatica mano nera che non fu mai rintracciata e arrestata.
L’uso delle droghe non era ancora diffuso come oggi; se esisteva pur giravano tra i professionisti e in alcuni circoli dove non eravamo ammessi.

I campi per giocare a pallone erano quello del San Marco e quello dei Salesiani. Non ho ricordi di aree parrocchiali destinate a questi bisogni se non quella di Don Vetrò, dove si formarono molti giocatori stabiesi di qualche rilievo.

Più tardi sentììparlare di un campo a Rovigliano in territorio torrese e di tornei che richiamavamìno


mercoledì 17 dicembre 2014

'Illeciti i canoni idrici retroattivi''

CRONACA DI ANGRI

Gori - La sentenza del Consiglio di Stato: ''Illeciti i canoni idrici retroattivi''

Angri
| 09/11/14
L'imposizione di un canone per il servizio idrico, con decorrenza retroattiva, è illegittimo. È quanto sancito con sentenza dalConsiglio di Stato, che ha confermato in secondo grado la decisione del Tar della Sardegna di annullare l'aumento tariffario adottato dall'autorità d'ambito (Aato). Una sentenza, che potrebbe fare da apripista alla sfilza di ricorsi contro le partite pregresse(ante 2012) richieste agli utenti dalla Gori spa, con l'invio di una fattura separata. Gli importi sono stati richiesti in maniera retroattiva, applicando la delibera commissariale n. 43 del 30 giugno 2014, che autorizza l'azienda al recupero delle differenze dovute dai cittadini, a causa degli errori di calcolo effettuati dai dirigenti dell'Ato e della Gori. 
In questi giorni sindaci, associazioni e cittadini si sono mobilitati per contestare l'ennesimo carico economico sui residenti nei 76 comuni dell'Ato 3. Per molti si tratta di una richiesta illegittima dovuta all'applicazione di una retroattività, che dovrebbe essere imposta da una legge e non da un provvedimento commissariale. Secondo i giudici della sesta sezione del consiglio di Stato «la delibera che approva le tariffe ha natura di atto amministrativo di regola irretroattivo». Deroghe sono contentite solo nel caso intervenga «una legge pari ordinata e non un atto amministrativo». Quindi, senza una legge l'ente d'ambito e la Gori non potrebbero imporre agli utenti, con una delibera, il recupero delle somme pregresse in parte prescritte. Sullo sfondo un buco economico di 122 milioni di euro da ripianare. 
Fonte: Il Mattino di Salerno

martedì 16 dicembre 2014

Castellammare. Lei lo accoltella, lui le lancia posacenere: lite tra coniugi finisce in ospedale

CASTELLAMMARE DI STABIA. Una lite tra marito e moglie finisce in ospedale: lei lo ferisce con un coltello da cucina, lui le lancia un posacenere in volto. I poliziotti, intervenuti al pronto soccorso, hanno denunciato entrambi, M. C. di 26 anni ed M. A. di 27 anni, per lesioni personali dolose aggravate.

Gli agenti del commissariato di Ps di Castellammare, coordinati dal primo dirigente Pasquale De Lorenzo e dal vicequestore Daria Alfieri, sono giunti ieri pomeriggio all’ospedale «San Leonardo» dove poco prima era arrivato un uomo che aveva con una ferita da taglio nella regione dorsale della mano destra ed una ulteriore piccola ferita da punta e taglio al gomito sinistro. Le ferite sono state dichiarate guaribili in dieci giorni dai medici: il 26enne ha sporto denuncia ed ha raccontato che i tagli erano una conseguenza del litigio con la moglie.

Poco dopo anche la donna di 27 anni è giunta al pronto soccorso dove è stata medicata per una contusione con un piccolo ematoma esterno alla fronte, una ferita al labbro inferiore suturata e una contusione al ginocchio destro, con prognosi di dieci giorni.

Stando alla ricostruzione degli inquirenti la lite, dapprima verbale, è degenerata e i due si sono colpiti a vicenda. La moglie gli aveva lanciato anche un ferro da stiro e altre suppellettili finché la donna, armatasi di un coltello da cucina, ha colpito il marito alla mano destra ed al gomito sinistro.

L’uomo però ha dichiarato che anche lui le aveva lanciato un posacenere colpendola al volto e procurandogli una ferita da cui è fuoriuscito del sangue. Gli agenti, raggiunta l’abitazione dei coniugi, hanno rinvenuto il coltello con il quale era stato ferito l’uomo, nonché il posacenere, ancora sporco di sangue, lanciato nei confronti della moglie: il tutto è stato sottoposto a sequestro.

Sequestrati beni per 600mila euro: erano il ricavato dello spaccio di cocaina

Gragnano - Beni per 600mila euro ritenuti provento di spaccio di cocaina tra Gragnano (Napoli) e comuni limitrofi, sono stati sequestrati dai carabinieri della compagnia di Castellammare di Stabia, a carico del pregiudicato Rossano Apicella, di 37 anni, di Gragnano, dopo indagini patrimoniali coordinate dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata e condotte dai militari dell'aliquota operativa coordinata dal tenente Santarpia.

Apicella era stato arrestato per tentato duplice omicidio di Sebastiano Chierchia e Francesco Saverio Sorrentino, feriti a colpi d'arma da fuoco il 12 ottobre scorso. L'uomo era stato catturato dopo una breve latitanza.

Il provvedimento preventivo è stato eseguito tra Gragnano e Castellammare di Stabia, e riguarda beni - riconducibili al pregiudicato - ritenuti provento di spaccio. 


Si tratta di due immobili a Gragnano, 8 veicoli (2 auto e 6 ciclomotori) e la somma in denaro contante di 149.300 euro (soldi sequestrati dai carabinieri il 16 ottobre scorso rinvenuti in una cassaforte e in un pozzetto congelatore durante la perquisizione a casa della suocera 73enne di Apicella). 

Tra i beni sequestrati, anche un rolex e vari conti correnti, buoni fruttiferi e carte di credito.

Incendio al centro di accoglienza per migranti confiscato alla camorra

Incendio al centro di accoglienza per migranti confiscato alla camorra

Cronaca

I carabinieri intervenuti per i rilievi non confermano e non escludono la natura dolosa dell’incendio. Chi non ha dubbi è il fondatore de “La Casa della Pace e della Non Violenza”, Maurizio Somma, che parla di gesto compiuto da “dei volgari delinquenti, stupidi e razzisti"
Le ragioni dell’incendio che ha causato seri danni al centro di accoglienza per migranti “Asharam” di Castellammare di Stabia (Napoli) e stava quasi ammazzando un ragazzo di colore che per trovare scampo dalle fiamme ha fatto un volo di due metri e si è rotto un gomito, potrebbe essere nelle parole di un volontario del centro, Carmine Iovine:  “Da un po’ di tempo un gruppo di persone ha ripreso a spacciare droga nel quartiere di Santa Caterina: forse vogliono legittimarsi tra gli ambienti criminali  prendendosela contro gli immigrati e vandalizzando un bene confiscato alla camorra”.
Il centro infatti è ospitato in una palazzina di quattro piani sottratta al clan D’Alessandro, attivo sin dagli anni ’80 nel cuore della città delle Terme. Sono sei anni che la struttura, gestita dall’associazione “La Casa della Pace e della Non Violenza”, accoglie migranti estranieri in difficoltà abitativa. Ha ospitato centinaia di persone provenienti da ogni parte del momento. Ed è un presidio di legalità sul territorio: ospita le sedi locali di LiberaLegambientee una web radio gestita dall’associazione “Gli Amici della Filangieri”.
Le fiamme sono esplose nella tarda serata di lunedì 15 dicembre. In quel momento, il centro ospitava una ventina di africani che richiedono asilo, nigeriani dai 18 ai 28 anni, che si stavano preparando per dormire. L’incendio è divampato nella prima rampa interna delle scale. Il portone era aperto. Il fuoco, secondo la ricostruzione dei volontari di Asharam,  ha divorato materiali legnosi e di plastica ammassati temporaneamente e in attesa di raccolta dopo recenti pulizie. Il fumo è risalito velocemente verso i piani superiori rendendo l’aria irrespirabile e scatenando il panico tra i migranti che sono scapati arrampicandosi sulle tettoie e rifugiandosi presso l’abitazione di una vicina. Uno dei ragazzi è caduto da circa due metri riportando diverse escoriazioni, una frattura diffusa al gomito e contusioni all’anca.
I carabinieri intervenuti per i rilievi non confermano e non escludono la natura dolosa dell’incendio. Chi non ha dubbi sulla natura criminale dell’accaduto è il fondatore de “La Casa della Pace e della Non Violenza”, Maurizio Somma, che parla di gesto compiuto da “dei volgari delinquenti, stupidi e razzisti, che hanno appiccato il fuoco ai sacchi dei rifiuti che noi teniamo a pian terreno all’interno del nostro portoncino che da nel cortile, in attesa dei giorni opportuni per la differenziata. Sono stati dei vigliacchi che si sentivano offesi dal fatto che qui dove prima si sentivano padroni hanno visto arrivare Salvatore Borsellino, il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, il suo predecessore Pietro Grasso, presidente del Senato, magistrati, ufficiali e dirigenti delle forze dell’ordine”.

venerdì 12 dicembre 2014

domani per il secondo appuntamento de Santa Caterina in Luce"

AssociazioneCulturale Myo
AssociazioneCulturale Myo 12 dicembre 17.17.27
domani per il secondo appuntamento de Santa Caterina in Luce" vi aspettiamo dalle 16.00 con laboratori teatrali per bambini a cura di Cristian Izzo e la sua compagnia del futuro...mostra fotografica "Le 20 foto del Manifesto" con Guido Giannini i documentari su Castellammare a cura di Enrico Discolo e tutti i pittori per continuare l'opera di una mostra all'aperto gli scatti fotografici del fotoclub , i Briganti di Stabia per un tuffo nella storia ...dalle 18.30 con Libero Schettino ed Anna Cuomo per le visite guidate all chiesa di Santa Caterina D'Alessandria..alle 20.00 sempre in chiesa concerto di chitarra classica di Armando d'Esposito alle 21.00 i BATACOTO e musica in diffusione ....grandi eventi per tutti i gusti... 
VI ASPETTIAMOOOOOOOOOO.....IL CENTRO ANTICO SI FA BELLO....
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'A ruta di Raffaele Bracale





La ruta è una pianta erbacea a fusto ramoso, alta fino a 80 cm, con foglie alterne, pennato-composte, divise in segmenti spatolati o lineari. I fiori, giallo-verdognoli, sono riuniti in corimbi apicali. Questa erba aromatica fu un tempo molto usata sia come insaporitore di vivande , sia per le sue numerose proprietà terapeutiche che l’inteso popolare estese al massimo sino a coniare l’espressione in epigrafe. 

In effetti ancóra oggi le foglie fresche della ruta possono essere usate con moderazione atteso che pare che la ruta sia un'erba velenosa e se consumata ad alte dosi possa nuocere gravemente alla salute. Per uso interno va dunque assunta a dosi molto basse -da due a cinque grammi per litro d'acqua- e sempre sotto stretto controllo medico. per insaporire insalate, carni, pesci, oli e aceti aromatici. 

È pure molto usata per la preparazione di un tipo di liquore aromatico. Proprietà terapeutiche: emmenagoghe (favorire la mestruazione), sedative, digestive, carminative (promuovere l’espulsione dei gas intestinali), vermifughe. Tenendo presente le suddette proprietà emmenagoghe venne usata da talune antiche levatrici di cattiva coscienza per procurare aborti. Nei tempi passati si attribuiva alla ruta il potere di evitare il contagio della peste; oggi spargendo le foglie essiccate sui pavimenti, in prossimità delle fessure, si tengono lontani gli insetti grazie a una sostanza insetticida in esse è contenuta. 

Pare che il disegno del seme di fiori che compare sulle carte da gioco sia stato ispirato proprio dalla graziosa foglia della ruta. 

L'erba della ruta fu ritenuta addirittura, nell’inteso popolare, erba contro la paura. Si metteva in tasca, appunto, quando si dovevano affrontare situazioni di paura e le case in cui cresceva erano ritenute privilegiate.
                                                                                                                     Raffaele Bracale



Bardana

Bardana

 Bardana: nome

Arctium lappa - Asteraceae

 Bardana: proprietà

Da sempre conosciuta come la pianta dermopatica per eccellenza, a livello terapeutico la bardana s’impiega per la cura delle dermatosi di vario genere, legate a disordini biologici e metabolici. La bardana, perciò, è particolarmente valida nel trattamento dell’acne, dermatiti, eczema, seborrea, forfora e psoriasi, grazie alla presenza di composti polinsaturi, acidi fenolici dotati di proprietà antibiotica, antibatterica e antiflogistica.

In fitoterapia è inoltre usata per la sua attività depurativa, (stimola la funzionalità biliare ed epatica)  ipoglicemizzante ipocolesterolemizzante, lassativa e antireumatica. La radice di questa pianta contiene lignani, vitamine del complesso B, amminoacidi, oligoelementi, sostanze amare, tannini e resine; ma soprattutto è costituita da inulina, che svolge un’azione drenante e purificante del sangue, che favorisce l’eliminazione delle tossine, cioè i “rifiuti” delle diverse reazioni metaboliche dell’organismo.  

Il suo impiego è di aiuto e di sostegno in questa importante attività esercitata dal fegato, reni, intestino e pelle, considerati gli emuntori naturali. Il risultato di un buon drenaggio consiste in un potenziamento dell'attività epatica e biliare, della diuresi, del transito intestinale e della regolazione della secrezione sebacea. L’uso terapeutico è quindi consigliato nel trattamento di diabete e iperglicemia, nel qual caso va assunta sotto stretto controllo medico, per la conseguente interazione con gli ipoglicemizzanti di sintesi, per combattere colesterolo, iperuricemia che causa i reumatismi e gotta.

Bardana: descrizione

Pianta erbacea, biennale, cespugliosa, dotata di una voluminosa radice allungata e di numerosi fusti (1,50 m), robusti e ramosi, solcati da scalanature. Le foglie, cuoriformi e assai grandi alla base, sono verdi nella pagina superiore e grigiastre in quella inferiore. I fiori di color porpora poco appariscenti, sono assembrati in corimbi racchiusi in un involucro con bratee uncinate (con le quali rimangono attaccate ai vestiti) compaiono in estate.


La utilizzavamo anche per la pulitura delle bottiglie da destinare alla conservazione dei pomodori.

Il rito del dissetarsi presso l'acquaiuolo

Per dissetarsi durante i periodi di calura per noi italiani e napoletani in particolare non è mai stato un problema.
Le fontanelle pubbliche erano e sono un bene prezioso anche se vanno scomparendo dal panorama cittadino.
Di mattina si faceva la fila ed eravamo noi ragazzi a farla sostituendo la mamma che poi sarebbe venuta a prendere il secchio per riportarlo a casa e consegnarne un altro per rifare la fila per un supplemento di acqua di cui al momento si aveva bisogno.
Nel pomeriggio, durante la guerra, l'acqua non veniva più erogata e succedeva anche nei primi anni del dopoguerra quando le interruzioni avvenivano su preavviso per riparazioni da effettuare sulle condotte che presentavano perdite.

Nei punti di vendita al minuto delle acque minerali la mescita avveniva per bicchieri in quanto i rifornimenti del rivenditore bastavano per uno o due giorni al massimo.

La pulizia di bicchieri, giarre e giarretelle, usati per servire al banco gli avventori avveniva servendosi dell’acqua di pozzo o del rubinetto e delle bucce di limone usate a mo’ di disinfettante degli orli. 

Oltre a bicchieri, giarre e giarretelle dall’acquaiuolo erano usate anche per l’asporto di acqua sulfurea piccole mmummarelle. 

Preciso che ho parlato di trummone, di mmummara e mmummarelle; orbene il trummone fu una grossa botticella cilindrica lignea bordata di metallo, dotata di zipolo ed intercapedine nella quale era sistemata della neve in funzione di refrigerante dell’acqua contenuta; tale botticella era incerneriata su i due lati opposti della circonferenza centrale, per poter comodamente ondeggiarla basculando; in tale contenitore di grande capacità veniva conservata la caretteristica, giovevolissima (cosí in un’iscrizione del se#embre 1781) 
acqua ferrata che proveniva da una sorgente del Beverello.
Il trummone era agganciato per solito sul ripiano laterale di dri#a e la sua capicità era ben maggiore della dirimpttaia mmummara in cui si conservava  l’acqua zuffregna/zurfegna= acqua sulfurea proveniente da una sorgente sita al Chiatamone; la terza acqua che si vendeva era la leggera e dissetante  
acqua del Serino che per anni alimentò l’acquedotto cittadino.

Mentre la voce mmúmmara s.vo f.le = grande vaso di creta per acqua o vino viene dal neutro pl. greco bombylia poi fem.le sg. Con cambio di suffisso e dissimilazione *bommara → mmommera → mmummera / mmummara. Va da sé che mmúmmarella è il diminutivo di mmúmmara;

 la voce zuffregna / surfegna / zurfegna trae da un acc.vo lat. aqua(m) sulphurinea(m) → suphrinja → surphinja → surfegna → zurfegna con raddoppiamento espressivo della frica_va labiodentale sorda e metatesi della liquida;
per trummone occorre pensare ad un lemma onomatopeico con riferimento ad un’iniziale tromma + un suff. accresci_vo; benché la voce a margine non abbia nulla a che spartire con gli strumen_ musicali a fiato tromba e trombone,per la sua forma panciutamente cilindrica ‘o trummone ‘e ll’acqua è simile al grosso bombardino strumento a fiato di o#one, usato nelle bande;
flicorno baritono, impropriamente dé#o in napoletano trombone→trommone→trummone, per cui ne puó aver mutuato il nome.
Rammento qui che l’acqua da asporto dell’acquaiuolo girovago fu quasi sempre quella sulfurea e solo con l’avvento delle banche ‘e ll’acqua si cominciò a vendere al minuto anche l’acqua ferrata. Mi soffermo ora a ricordare che mentre la cosidde#a piccula cu ‘o limone (semplice premuta d’un unico limone, senza aggiunta di acqua, servita in minuscole giarretelle( cfr. ultra) veniva richiesta e poi sorbita da chi fosse affetto da problemi digestivi (per aver magari mangiato grevemente od avidamente cibi pesanti o intesi tali) nella speranza che il succo del limone avesse effetti benefici che tuttavia non sempre aveva in quanto talvolta si aggiungeva, con il limone, acidità ad acidità; e la faccenda addirittura si peggiorava se alla spremuta di limone (acido) veniva aggiunto del bicarbonato (base) in quanto l’addizione di un acido con una base produce come effetto acqua che se e assunta da chi non abbia digerito, non fa che peggiorare la situazione; e bene si sappia che in presenza di problemi digestivi sarebbe più opportuno assumere solo del bicarbonato che venendo a contatto con gli acidi presenti nello stomaco durante la digestione, li trasforma in acqua.
La limunata era invece una gran bibita risultante dalla spremuta di piu limoni, addizionata a scelta del cliente di acqua del Serino o di acqua ferrata o di acqua sulfurea , bibita rinfrescante sorbita
il piu delle volte durante i mesi estivi, per combattere la calura, e tale bibita talora veniva fatta spumeggiare artificialmente addizionandola rapidamente di pochissimo bicarbonato. 

Partendo dalla  pretesa idea che ‘a piccula cu ‘o limone fosse un rimedio si estese l’espressione a significare ed a sarcasticamente commentare, come o detto, tutte quelle situazioni fastidiose a cui occorrese porre un rimedio pur che fosse: te ce vo’na piccula cu ‘o limone!
Qui faccio notare che la voce piccula usata nell’espressione non e esa#amente napoletana, che nell’idioma napoletano s’usa piccerella/ piccerillo = piccina / piccino, ma poiche le voci piccerella / piccerillo a Napoli vengono usate con riferimento ad esseri anima (uomini o bes_e) ecco che si ado#o l’ada#amento della voce italiana piccola → piccula per significare una cosa contenuta e cioe la bibita de qua.
In coda accenno ai recipien_ usa_ per servire le bibite: 
bicchiere s.vo m.le [derivazione, probabilmente formatasi in Francia, dal gr. βκος ≪recipiente di terraco#a≫] = recipiente cilindrico di varie forme e dimensioni, di vetro; _pico quello dell’acquaiuolo che era alto quindici centimetri, era molto capiente (ca. due decilitri) con il bordo spesso; rammento qui una graziosa curiosita: un acquaiuolo con banco in piazza san Francesco a ridosso di Porta Capuana si serviva di alcuni grossi bicchieri di vetro sul cui fondo si notavano in rilievo le punteggiate le#ere in istampatello maiuscolo E.I., segue evidente della provenienza truffaldina dei recipien_( perche trafuga _ da o acquista_ illegi/mamente in qualche caserma) a#eso che E.I. era la sigla di Esercito Italiano;
 giarra s.vo f.le [dall’arabo ğarra passato nello spagnolo e provenzale jarra e nel francese jarre] indico dapprima un grosso recipiente di terraco#a per conservare olio, vino, acqua o granaglie e poi una brocca (con manico) di vetro o talvolta terraco#a per bere acqua, birra ed altre bevande;
il suo diminu_vo ggiarretella/e voce d’uso circoscri#o napoletano indicò invece esclusivamente una minuscola brocca, una chicchera, una piccolissima giara o un go/no tu/ recipien_ forni_ di manico in materiali rigorosamente povero come il vetro usa_ dall’acquaiolo per servire piccule cu ‘o limone o contenu_ssime prese d’anice che a volte, per insaporirla, accompagnavano una giara d’acqua del Serino al famoso grido: “Acqua e annese, fete vuo vevere?!”


Raffaele Bracale e Gioacchino Ruocco

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