domenica 8 luglio 2012

Il materassaio - da "Antichi mestieri"


Il materassaio


Macchina per cardare la lana

Se non è scomparso il mestiere del materassaio come era definito fino a qualche anno addietro, esisterà solamente a livello industriale dove la lana deve essere per forza cardata per essere filata.

Il materassaio rifaceva i materassi che erano imbottiti completamente di lana ricardandola per darle volume e liberarla dalle impurità che sono costituite dalla polverizzazione delle fibre minute. Alcune volte veniva rifatta anche la federa che era costituita dal contenitore o sacco dove veniva riposta la lana cardata.
Quando ero piccolo e fino a qualche hanno fa l’operazione per i meno abbienti avveniva all’interno della propria abitazione. Oggi, tenuto conto che conservo ancora cuscini pieni di lana, mi tocca ancora ripeterla.
Il materasso , dopo essere stato liberato dai legacci che lo obbligavano ad assumere una forma regolare nel tempo ed aver aperto la cucitura che ne chiudeva la bocca di accesso, veniva svuotato della lana che era al suo interno che veniva raccolta su un lenzuolo col quale veniva trasportata all’aria aperta e messa al sole per una prima pulizia dalla fibre minute che il vento portava via mentre si agitava la massa più compatta e dargli quel calore che serve a purificarla dagli odori del corpo.
Era d’obbligo indossare una protezione per le vie respiratorie e mettersi sopravento per non essere investito dalla polvere di lana che si attaccava addosso creando un forte prurito e non farla penetrare nelle vie respiratorie.

In genere partecipavano all’operazione tutti quelli abili o ritenuti tali se non soffrivano di allergie. L’operazione veniva compiuta a mano con le quali si cercava di allargare e dare volume ai cerri di lana più compatti.
Dopo qualche ora le mani quando le dite non reggevano più all’operazione di presa bisognava necessariamente fermarsi e alternarsi con le forze più fresche che arrivavano dai vicini di casa. L’operazione costituiva anche un momento di ritrovo tra l’intera famiglia e i vicini che si assicuravano così un aiuto quando erano loro a ripetere l’operazione.

Intanto il grosso sacco che era stato prontamente lavato e messo ad asciugare al sole veniva riappoggiato sopra la rete, dove era stato riposto e assicurato un telo che doveva preservalo da lacerazione e macchie di ruggine (coprirete) veniva riempito della lana che era stata allargata a mano o cardata con una macchina presa in affitto, sistemandola al suo interno in maniera tale da avere uno spessore costante ed omogeneo per assicurargli una trapuntatura che doveva garantire che non venissero a creare dei vuoti che poi non avrebbero assicurato un buon riposo.

L’operazione di rifarlo era affidata a persona capace ed esperta o alla padrona di casa che così facendo si assumeva la responsabilità di un buon riposo per se e per il congiunto.
Per la trapunta tura erano state acquistate o recuperate le fettucce ancora in condizioni di essere riutilizzate ed era stato tirato fuori dal cassetto degli attrezzi domestici l’ago d’acciaio che era lungo dai 15 ai veni centimetri che veniva utilizzato per trapuntare il sacco nei punti precostituiti per rendere compatta, omogenea la lana che veniva ricollocata all’interno del materasso.

Ad operazione ultimata che avveniva nel primo pomeriggio, dopo aver pulito la casa dalla polvere residua ed aver riassetta la camera da letto, la mamma o la padrona di casa offriva quasi sempre un gelato di quelli confezionati che già negli anni cinquanta si erano affermati o una torta fatta in casa, mentre a mezzo giorno era stata servito per i più affamati un piatto di spaghetti che “poteva andare davanti al re” tanto era gustoso e appetitoso.Le “tracchiulelle” rendevano il sugo veramente speciale, ma il caffè freddo o caldo non mancava mai.

Mentre i più piccoli non mancavano di lamentarsi, tra i grandi correvano battute che facevano ridere e scherzare alleviando il dolore delle dita che dopo i primi minuti si faceva sentire per l’impossibilità di afferrare in maniera determinate il prodotto da allargare che equivaleva alla cardatura.
E’ inutile dire che si allargava anche la lana contenuta nei cuscini che venivano rifatti contemporanea- mente al materasso.

Altre volte, quando lo stato di salute non lo permetteva e la tasca era un po’ più piena si ricorreva al materassaio che provvedeva la ritiro e alla riconsegna del materasso e dei cuscini. Generalmente si preoccupava anche di far rifare il sacco se questo era consunto.
Bisogna dire che il rifacimento del materasso era una gran festa e procurava tanti ricordi che un materasso di oggi non porta con se. La lana era sempre e comunque riutilizzabile. Quella mancante veniva integrata con quella che si acquistava e si continuava a vivere dormendo su un prodotto naturale. I materassi a molla, una volta finita la loro vita, diventano un ingombro difficile da eliminare. Non li puoi abbandonare nei cassonetti e neppure per la strada.

Ricordo ancora quelli che riempivano i propri materassi di fieno o di foglie di granturco sul quale il sonno acquistava odori diversi da quella della lana anche se erano più facili da rifare. Bastava svuotarli. Conferire il contenuto nei raccoglitori dei rifiuti o addirittura utilizzarli per farne fuoco.
Anche per essi era prevista la trapunta tura, ma quelli di fieno col tempo diventavano più duri perche il prodotto si compattava facilmente.

Il termine materasso deriva dall'arabo e significa "gettare" e "posarsi su". Durante le Crociate gli leeuropei adottarono il metodo arabo di dormire su di un cuscino poggiato direttamente sul terreno.

Storicamente il materasso è stato imbottito con paglia, da cui il termine alternativo pagliericcio,  con crine, lana di pecora o altri materiali morbidi. I materassi moderni sono di vari tipi e possono essere costituiti da molle ricoperte di strati più o meno spessi di lana o altri materiali morbidi, oppure composti interamente di lattice di gomma. Esistono poi materassi pieni di aria o di acqua, che servono per usi speciali, adottati particolarmente per i malati lungodegenti, per evitare le piaghe da decubito.

Nel calcio  e negli sport a squadre la squadra materasso è quella più debole, che perde frequentemente.

L'ultimo che ricordo stava a Via regina Margherita.


Da un presepe rintracciato su Google

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