domenica 16 giugno 2013

Pesca a sciabica. - Mestieri scomparsi a Castellammare


Castellammare di Stabia da una foto d'epoca


Credo che, oggi,  non sia più in vita nemmeno uno di quei pescatori o di quelle persone che praticavano di tanto in tanto o per mestiere o per rimediare la giornata la pesca a sciabica sulla spiaggia antistante il lungo mare. 

Sono passati ormai più di cinquantanni  da quando ragazzino  mi trovai ad assistere più di una volta al recupero a sciabica della rete messa in mare la sera prima mentre una marea di curiosi o probabili acquirenti la circondavano.

La capitaneria di porto, all’epoca, lasciava fare, se c’erano divieti chiudeva un occhio. Negli anni del dopo guerra l’esercizio degli stabilimenti balneari su quel tratto di spiaggia era stato vietato in quanto il mare era fortemente inquinato dagli scarichi cittadini, dal rivolo di Gragnano e durante l’estate dai semi di pomodoro scaricati, come si diceva, accidentalmente dalla Cirio.

Molti di noi andavamo a pescare con la canna direttamente nel porto o nella zona dei Ponti franchi o ancora nello specchio d’acqua antistante il circolo nautico o dalla banchina ‘e si’ Catiello che negli anni appresso è stata interrata completamente.

Andavamo a pescare ma non ci preoccupavamo minimamente  della consistenza igienica del pescato, era talmente poco per preoccuparci della sua igienicità e così pure avveniva per quello che la rete portava a terra. Era fresco e odorava di mare e tanto bastava.

Non seppi mai la rete di chi era. Vivendo al San Marco non ero dentro alle chiacchiere del centro e ai tanti avvenimenti che vi accadevano; di questa realtà ero soltanto uno spettatore e tale restavo quando mi capitava di assistervi.

Quando mi avvicinavo lo facevo solamente  per curiosità, per godermi  lo spettacolo dei pesci che ancora vivi si dibattevano in cerca di qualche buco nella rete per uscirne fino a quanto non erano stati deposti nelle spaselle per riconquistare il mare nel quale erano ancora immersi.

I pescatori  coordinavano i loro sforzi  emettendo con la bocca un suono cadenzato e quando arrivavano al punto di consegna del cavo di tiro lo lasciavano nelle mani di quello che era incaricato di arrotolarlo a terra con cerchi sovrapposti ritornavano con i piedi nell’acqua immergendovisi fino alla natiche come recita la locuzione avverbiale che spiega meglio di tante chiacchiere la condizione di questi operatori che stavano cu ‘e ppacche dinto a ll’acqua  lavorando faticosamente  per tirare assieme agli altri una rete che più di tanto non era in grado di procurare, un pescato che di certo non li avrebbe arricchiti neppure per quel giorno ma gli avrebbe procurato di sicuro qualche lira da spendere per la famiglia e un po’ di pesce, quello meno appetibile per i clienti, da mangiare a casa assieme ai propri familiari.

In quella posizione non sempre la pesca era fruttuosa,  ma quando lo era i volti si rischiaravano  e andavano con le spaselle a venderlo in giro sulle carrettelle con maggior lena o agli astanti che erano venuti a guardare come me.  

La divisione del pescato avveniva  secondo regole antiche che assegnava al capo barca e padrone della rete la metà del pescato e il resto a quelli che l'avevano tirato terra.

I pescatori esistono ancora oggi ma con barche che pescano direttamente a mare, al largo, per pescare pesce più pregiato della mazzama e delle alici anche se questo tipo di pescato non è da disprezzare come porta a fare credere la sua definizione.

Una volta svuotata la rete veniva sciacquata  e stesa al sole ad asciugare sulla banchina o sui basoli che segnavano il margine della villa verso il mare per essere riguardata nei giorni appresso, per rifare le maglie che si erano rotte nell’attività di strascico specialmente la parte che costituisce il sacco per evitare di perdere il pesce pescato all’atto del recupero a terra o a bordo della barca in mezzo al mare.

Del passato resta soltanto qualche foto di repertorio che allego per chi non l’ha mai vista fare o non ha neppure idea di quello che ho scritto perchè a Castellammare sono anni che questo tipo di pesca non viene più esercitato.

                                                                                                                                    Gioacchino Ruocco








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