martedì 26 gennaio 2016

La Grotta di San Biagio cos’è e a cosa serviva?

grotta di san biagio

C.mare di Stabia : Sapete che cos’è La Grotta di San Biagio e a cosa serviva?

Purtroppo questo luogo è addirittura scomparso dalla memoria storica collettiva stabiese e sopravvive soltanto negli archivi della soprintendenza ai monumenti, in qualche pubblicazione di studiosi italiani, ad esempio la Bertelli, o stranieri, ad esempio il Belting; oppure di qualche appassionato ricercatore locale come il sottoscritto e pochi altri, eppure questo monumento potrebbe riservare notevoli sorprese scientifiche e artistiche e, una volta valorizzato, costituire un luogo privilegiato di interesse culturale e, perché no, turistico.

A questo punto vi chiederete che cosa sia questa “Grotta di san Biagio” e perché dovrebbe essere valorizzata.
Dobbiamo partire dall’epoca romana, anche se, forse, potrebbe essere stata abitata anche in epoche precedenti.
Secondo studi recenti questa grotta che, come vedremo in seguito, più correttamente dovremmo chiamare ipogeo, cioè costruzione sotterranea, fu sfruttata dai romani per la costruzione delle loro ville di otium sulla collina di Varano. Difatti questa grotta è costituita da materiale tufaceo, materiale cioè utilizzato nelle costruzioni fino a meno di settant’anni fa, prima dell’avvento del cemento armato.

Quindi, in origine, avrebbe potuto essere una grotta naturale, ampliata dai romani per l’estrazione del tufo da costruzione.
Nella collina di Varano sono stati, recentemente, scoperti alcuni viadotti in parte sotterranei, che mettevano in comunicazione le ville romane con il mare sottostante. Uno di questi cunicoli, dal grande fascino, è oggi visibile e percorribile nel complesso indicato come Villa Arianna.
Quindi questo ipogeo potrebbe essere una piccola parte di un viadotto sotterraneo per la comunicazione tra una villa in collina ed il mare.
Questa è una teoria recentissima che, però, abbisogna di riscontro sul terreno. Ecco, quindi, una prima utilità di una eventuale esplorazione e scavo scientifico di questa grotta.
Se pensate, poi, che il cunicolo di cui parlavo prima, venuto recentemente alla luce, è frutto solo del caso. Difatti un bel giorno sprofondò improvvisamente nel terreno un albero di fico e per vedere che fine avesse fatto, fu scoperto il viadotto di collegamento con il mare di Villa Arianna.
E’ noto, poi, che in seguito all’eruzione vesuviana del 79 d.c. Questo luogo fu abbandonato e la città si spostò verso sud-est.

Le prime testimonianze di epoca post romana di questa grotta risalgono al v-vi secolo dell’era nostra.
Secondo antichi autori (milante, de ruggiero, de rosania) e autori meno recenti (Cosenza, Di Capua) questa grotta di epoca romana fu trasformata, forse, dai primi cristiani in catacomba e successivamente, dai monaci benedettini, in chiesa sotto il titolo dei santi Giasone e Mauro.
La presenza benedettina nelle nostre contrade è dimostrata da molteplici documenti recentemente segnalati e studiati. Difatti in tali documenti di epoca medievale tutta la zona dell’attuale rione san marco, ove appunto si trova la grotta di San Biagio, era costituita da territori di proprietà del monastero di San Renato di Sorrento, appartenente all’ordine benedettino.
Questa grotta, quindi, fu trasformata in chiesa, con una pianta a croce latina, con presbiterio ed altare maggiore.

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