venerdì 19 giugno 2020

“do ut des”


Vado sicuramente contro il dettato costituzionale dicendo che CHI provoca altra diffusione del CORONA VIRUS e quindi dello stato di emergenza fin qui generato da chi non vuole capire, che a partire da subito che chi viene trovato a vivere senza adozione delle misure precauzionali  contro  la diffusione del CORONA VIRUS verrà penalizzato in caso di cure per assicurargli la sopravvivenza, con l’addebito delle spese sostenute per curarlo e se proprio ha bisogno per sopravvivere  di quelli per la sua sopravvivenza  presso mense comunali, facendo lavori sociali come pulire le strade , le spiagge, i parcheggi con turni diurni e notturni assicurandogli poi per la vecchiaia lo stesso diritto dovere.
La popolazione che si professa indigente deve capire e rendersi utile per aver diritto alla propria sopravvivenza.
La gratuità dell’aiuto deve assumere l’aspetto giuridico
del “do ut des”  ti do se tu mi dai. e non viceversa per creare una responsabilità sociale delle parti fatto salvo
per quelli che fisicamente non sono in grado di agire e produrre.

Il principio Do ut des  deve riacquistare il suo significa to, al di là di quello letterale, anche quello di sociale del «io do affinché tu dia» e quello del senso traslato «scambiamoci queste cose in maniera ben definita».

La mia nota vuole indicare una strada da percorrere
nella gestione civile degli aiuti agli incapienti sociali
con una reciprocità di intenti da attuare senza la quale il rapporto civile ed umanitario non può e non deve prendere forma contro la volontà delle parti fino a quando rientrano nei limiti della legalità.

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