martedì 2 luglio 2013

COLONIALI – DROGHISTA




Tra le definizioni fornite dal Vocabolario  Treccani della lingua italiana quella che mi interessa, oltre a quella che fornisce sulla classificazione grammaticale di  agg. e s.m. e f, è quella di “generi alimentari” (s.m.pl.) che dice “denominazione complessiva di talune derrate, come caffè, cacao, cannella, spezie varie, provenienti da paesi asiatici, americani e africani dove gli stati europei avevano colonie, in quanto derrate che venivano vendute in nel  magazzino di coloniali o la vendita di generi coloniali che quando ero ragazzo ce n’erano tanti a Castellmmare di Stabia, soppiantati poi da altre attività meglio definite nelle tabelle annonarie dei comuni.

Nati per vendere prodotti provenienti dalle colonie, vendevano un po’ di tutto quello che era vicino a quei generi.

A Scanzano ce n’era uno che vendeva i cosiddetti “spezzettini di liquirizia” e con una o due lire ti riempiva una bustina che ti faceva venire la noia di succhiarli.

L’ambiente del negozio finiva col prendere l’odore della cannella o del caffè quando lo tostavano o lo macinavano. Erano odori persistenti e certe volte facevano starnutire o lacrimare gli occhi.

Gli arredi, oltre alle normali stigliature, prevedevano cistalliere per esporre i prodotti a vista ma non raggiungibili dalla clientela  e in particolar modo dai bambini.

Gli odori, quelli secchi ma meno costosi era confezionati in bustine di carta con scritte stampate con colori che richiamavano quelli coloniali, mentre quelli più costosi in vasetti di vetro o di ceramica.

Il negozio di cui ho memoria era gestito da due coniugi anziani che ci trattavano con molto distacco.
Non ricordo che avessero figli e vestivano sempre di grigio o di nero.

Scomparvero dalla mia memoria quando ci trasferimmo al San Marco dove non ne trovai manco uno.
Un altro forse era a via Roma che era sul tragitto che a volte percorrevo per andare da mio padre giù al gazometro quando era di turno domenicale.

Ho cercato di sollecitare la memoria di mia sorella, ma ha un vago ricordo di questi negozi.

Girando su Internet ho trovato un immagine tra il vecchio e il moderno di un esterno di negozio e una nota di una cliente abituale di questo negozio.

“'artigianato del cioccolato, è vero, sta proprio qui. Ogni volta che ci passo mi faccio tentare dalle confezioni di Modica - le mie preferite - e da quelle francesi tipo Valrhona. Sotto Natale, che ve lo dico a fare, lo scorso anno ho fatto scorta tra torroni, dolci e biscotti vari. Come ha detto giustamente Ilaria il proprietario, con cui ho parlato più di una volta, è effettivamente un po' disilluso da come oggi il cioccolato "industriale" sia dappertutto e le classiche tavolette siano diventare roba da intenditori. Però, devo confessarlo, una volta entrati in questo emporio delle golosità, ci si scorda veramente che possano esistere i 3x2 di marche da supermercato. Gli odori, il gusto, la cura per la selezione delle case migliori e l'esposizione scenografica  che sono alla base di questo spazio mi catturano ogni volta. Sarà forse la passione per il cioccolato modicano, ma ci torno spesso e volentieri!”






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