giovedì 24 ottobre 2019

Camorra e onoranze funebri, sei arresti a Castellammare 24 ottobre 2019

Dal ROMA di Napoli


Camorra e onoranze funebri, sei 


arresti a Castellammare





Come funzionano le onoranze funebri a Castellammare: le parole dei pentiti

Su 6136 trasporti funerari solo 140 non sono stati effettuati dalla ditta Cesarano.  
Il 97% dei lavori sono stati ad appannaggio della ditta finita nel ciclone giudiziario con l'arresto di questa mattina del dominus Alfonso Cesarano e dei suoi soci. Lo studio è stato fatto dal nucleo investigativo dei carabinieri di Torre Annunziata è restituisce il quadro esatto della situazione del settore in città attraverso i dati forniti dal comune stabiese. Un vero e proprio monopolio confermato anche dalle parole dei pentiti del clan D'Alessandro e del clan Polverino che in maniera diretta o indiretta sono venuti a contatto con Alfonso Cesarano. C'è chi come Renato Cavaliere, personaggio di spicco del clan D'Alessandro, collaboratore di giustizia e condannato per l'omi- cidio del consigliere comunale Gino Tommasino, lo conosceva bene e ha fornito alla Dda gli elementi per inquadrare al meglio il personaggio Cesarano.

Le parole dei pentiti 

Secondo Cavaliere, i Cesarano erano persone oneste che lavo- ravano e non volevano avere fastidi. Per stessa ammissione del pentito, si mettevano a disposizione del clan e in occasione di funerali che afferivano alla cosca non si facevano pagare. Era capitato anche in occasione di affiliati rimasti uccisi come Giuseppe Verdoliva o Antonio Martone, entrambi uc- cisi nel 2004 e per i quali il clan aveva ricevuto un tratta- mento di favore. Cavaliere aveva un rapporto privilegiato con Cesarano visto che era riuscito a ottenere anche un'assunzione su un cantiere a Sigliano, inquadrato con il ruolo di custode ma con uno stipendio da 2800 euro. Lavoro durato poco ma Cesarano ha avuto occasione di mettersi a sua disposizione anche in altre occasioni. Come quando ha chiesto il cambio di alcuni assegni postdatati senza chiedere interessi in cambio o quando aveva garantito in banca per uno scoperto di 10mila euro accumulato dal pregiudicato. 
All'interno dell'albergo di Cesarano, l'Europa venivano ospitati alcuni esponenti del clan anche se il proprietario mostrò il suo disappunto quando venne fatto entrare un latitante al suo inter no. Secondo Cavaliere, Cesarano aveva sempre mostrato rispet- to per i D'Alessandro e per questo motivo le sue attività non era- no sottoposte ad alcun tipo di estorsione.
Di Cesarano parla anche un altro collaboratore di giustizia ed elemento di punta del clan di Scanzano. Si tratta di Salvatore Belviso, anche lui condannato per l'omicidio di Tomma sino. Secondo il pentito a Castellammare è impossibile aprire altre società funebri, è tutto sotto il controllo di Cesarano. Inoltre ad avere i rapporti con Cesarano era Cavaliere ma l'al- bergo era a disposizione del clan per riunioni e per ospitare alcuni affiliati. In un'occasione venne a sapere da Vincenzo D'Alessandro che Cesarano gli aveva prestato 60mila euro. In linea con le dichiarazioni di Belviso sono quelle di Raffaele Polito, altro pentito del clan D'Alessandro che pure ha parlato dell'albergo Europa come un posto utilizzato dal clan. Non solo collaboratori di giustizia stabiesi hanno reso dichiara- zioni agli investigatori riguardo Cesarano e la sua ditta di ono- ranze funebri.
A parlare è stato anche Roberto Perrone del clan Polve- rino di Marano. A quanto era venuto a conoscenza in carcere, in un periodo di detenzione insieme a Ferdinando Cesarano nel 1994 e a Renato Cavaliere tra il 2003 e il 2006, Cesarano aveva il monopolio sulle pompe funebri.     Inoltre l'informazione più importante per il suo territorio riguardava il fatto che Alfonso Cesarano fosse il cugino di Attilio Cesarano, anch'egli impegnato nel settore delle onoranze funebri e ritenuto legato al clan Polverino. Legame che gli è valso l'arresto per la sua attività svolta in regime di monopolio nelle città di Marano e Calvizzano grazie all'appoggio del clan. Perrone ha poi parlato all'Antimafia anche della possibilità della costruzione di un forno crematorio a Quarto in cui voleva entrare anche la famiglia Cesarano. Un affare che doveva essere fatto lontano da Castellammare perché l'allora sindaco era l'ex pm antimafia Luigi Bobbio.


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